Caltabellotta (AG) – Cucinare è un’arte, è una combinazione particolare di sapori, profumi, colori, forme, consistenze e anche di sensazioni tattili. Ha quel meraviglioso potere di unire gli ingredienti in modo da creare piccoli capolavori da gustare, ma anche da ammirare. Oggi, il panorama gastronomico offre molti esempi di brave cuoche di livello: giovani, preparate, appassionate e grintose. Una di queste è Melissa Müller Daka.
Noi di Giornale Cittadino Press, incuriositi e affascinati dalla notorietà della giovane chef trentaseienne, le abbiamo chiesto di raccontarci un po’ di sé, dei suoi piatti e del suo amore per la cucina.
Melissa è un’affermata chef newyorchese, originaria di Sant’Anna, frazione di Caltabellotta, in provincia di Agrigento. Dall’età di 12 anni vive per la cucina nella quale trasferisce la sua passione per gli odori e il gusto dei sapori della natura rimanendo, oltremodo, affascinata dalla tradizione culinaria sicula. Ha conseguito, nel tempo, una laurea in giornalismo e un diploma all’Istituto Culinario di Soho.
Nel 2001 dopo diverse esperienze nel settore gastronomico, apre un piccolo locale a Manhattan con un menù toscano. È solo 10 anni dopo che realizza il suo grande sogno: apre “Eolo” e “Pastai”, due ristoranti dove si mangia e si beve solo siciliano.
La Müller porta avanti la passione per il suo mestiere con precisione, accuratezza e tanta determinazione, facendola diventare pura arte attraverso i suoi piatti, con l’utilizzo solo di materie prime e ingredienti di stagione, senza alterare gusto e sapori.
– Salve Melissa, ormai è lei una cittadina caltabellottese a tutti gli effetti che sensazione prova?
“Era il mio desiderio più grande ottenere la cittadinanza onoraria. Mi sono sempre sentita una caltabellottese. Da piccola andavo in giro per le viuzze del paese a cantare canzoni siciliane legate al mio territorio e chiedevo ai miei genitori di vivere in Sicilia, chiaramente non era possibile. Per me è una grande sorpresa e una grande soddisfazione! In un certo senso è una evoluzione e che tutto quello che ho fatto, l’ho fatto perché doveva succedere.”
– Ci racconti della sua passione per la cucina.
“Tutto è iniziato da piccola quando in estate venivo qui a trascorrere le vacanze. Pian piano cominciando a provare i gusti e ad assaporare i piatti che preparava una mia cugina e anche quelli di mia nonna, originaria di Sant’Anna di Caltabellotta che però viveva a New York e che per le grandi feste riproponeva, mi sono innamorata della cucina. E ogni volta che finivano le vacanze e dovevo rientrare in America era una gran sofferenza. Quindi, per ricordare la Sicilia, ricreavo i piatti, ma non solo per i gusti, ma più per mettere il profumo della Sicilia a casa mia, a New York. Era un modo per mantenere vivo il ricordo. E così all’età di 13 anni iniziai a cucinare per la mia famiglia ricreando sapori ed aromi siculi”
– Quanto è difficile per una donna, specialmente molto bella, arrivare al successo in campo culinario?
“ Non è difficile! Penso che qualsiasi cosa che un uomo o una donna voglia ottenere, non dipende dal genere, è necessario solo lavorare sodo. Bisogna essere un leader! Io ho un’idea e la realizzo. Per me non c’è differenza fra uomo e donna. Certo ho avuto anche io le mie difficoltà in cucina, soprattutto all’inizio, ero una giovane donna e quindi a volte non credevano in me, però penso che se una persona vuole qualcosa deve solo perseguire il suo obiettivo”.
– C’è maschilismo in questo settore?
“Sì, c’è maschilismo, ma non lo considero. Ho sempre fatto quello che mi sono prefissata. Mi vogliono creare problemi perché sono donna? Io vado avanti lo stesso. Ho una direzione nella mia vita e non cambio strada”.
– Secondo lei le donne cucinano in modo diverso dagli uomini?
“No, penso che la creatività non dipenda dall’essere uomo o donna. Forse nel passato sì, ma oggi non ci sono diversità e limiti”.
– Crede che la sua cucina rifletta la sua personalità?
“Certo, ogni cucina rispecchia anche la persona. I piatti che vengono creati sono arte e in essi è presente parte dello chef. Ogni piatto è un’opera personale, realizzato con tanta passione, dedizione e lavoro”. La mia cucina non è solo creazione di un piatto, perché dietro ad ogni specialità culinaria c’è una ricerca, c’è un viaggio. I clienti non sanno questo ma io sì”.
– Qual è stato il suo primo piatto mostrato al pubblico e quali sono state le sue emozioni in quell’occasione?
“Quando ho aperto nel 2010 ‘Eolo’, ristorante basato sulla cucina siciliana, ho iniziato ad inserire nei menù, non le solite polpette o la pasta con il sugo, ma la manna, la bottarga, i ricci, ecc, prodotti che gli americani non pensavano che avessero un’origine siciliana. Difatti la mia preoccupazione era proprio questa novità: fare assaggiare agli americani i piatti, i gusti e i sapori siciliani che non conoscevano. Sono passati cinque anni e continuano a piacere, certo sono piatti sempre in evoluzione”.
– Come sono visti i piatti siciliani a New York ? Quali sono i più richiesti?
“Pasta con le sarde, tonno, ‘cucuzza’, tenerumi e sfingi di ricotta. Gli americani pensano che un piatto è preparato in un solo modo e se è cucinato in un’altra maniera pensano che sia altro. Io spiego ai miei clienti che la Sicilia è fatta di tante cucine, è un’isola che ha molte varietà. Però poi ho capito che era un’impresa impossibile e ho deciso di scrivere un libro raccontando e descrivendo ogni genere di piatto, di prodotto e di ingrediente utilizzato nella mia cucina”.
– Per mancanza di reperibilità dei prodotti le sue ricette sono adattate o rivisitate?
“Entrambe! Rivisitate sì, ci sono, perché è più interessante così. Uno chef deve sempre creare e realizzare piatti nuovi. A volte però devo anche adattare in base ai prodotti, ma per fortuna non sempre, ora c’è un grande movimento di produzione agricola e di grande qualità a New York. I miei piatti non sono solo tipici siciliani (pasta con sarde, ecc.), ma ne esistono degli altri, che creo io insieme ai ragazzi con cui lavoro, dove utilizzo ingredienti che provengono dalla Sicilia. Ogni persona nella mia cucina deve sempre reinventare in base alla materia prima che abbiamo. Richiedo molta creatività”.
– Melissa, un’ultima chicca. Qual è l’ingrediente a cui non rinuncerebbe mai?
“Nella mia cucina non può mancare l’olio extravergine d’oliva di Caltabellotta e Sant’Anna”.
– Concludiamo con una curiosità. Ci racconti un aneddoto legato alla cucina.
“Era San Valentino, un cliente mi chiamò e mi chiese di realizzare per la sua fidanzata, di origine siciliana, il gelo d’anguria. Io lì per lì pensai: ma a febbraio l’anguria dove la trovo? Ma non mi persi d’animo! Cercai e la trovai…un gusto dolcissimo! La preparai in maniera particolare, con pistacchio, ‘zuccata’ e cioccolato. Il risultato? Grande successo. Per me il cliente va sempre accontento”. Noi di Giornale Cittadino Press facciamo a Melissa Müller Daka un grandissimo in bocca al lupo per il suo progetto editoriale e intanto speriamo che nei suoi programmi futuri ci sia l’apertura di un ristorante in Sicilia, magari chi lo sa, a Caltabellotta stessa.