Palermo – La rinascita della nostra città, che negli ultimi mesi sta valorizzando il suo grande patrimonio artistico e culturale, passa anche attraverso lo studio e l’analisi di come si viveva e come si pensava nei secoli scorsi. Un importante esercizio che permette ai lettori di conoscere il proprio passato e soprattutto di delineare più marcatamente una identità sfaccettata e complessa, anche per via delle tante dominazioni che si sono susseguite nella nostra regione.
E’ quel che ha fatto Bibi Bianca noto scrittore e regista palermitano, che ha presentato sabato scorso, presso la Chiesa Santa Cristina la Vetere di Palermo, la sua ultima fatica letteraria, un libro auto prodotto dal titolo “Il ladro di cannoli”. Un libro che è non è un saggio ma che assume il carattere storiografico in quanto l’autore si è calato in varie full immersion nelle biblioteche storiche, per poter regalare ai lettori uno spaccato autentico del periodo storico in questione, il 1600.
Il libro è una storia dove le esistenze di vari personaggi si intersecano tra loro: nobili, pretori, poeti, puttane, ladri, assassini, inquisitori, condannati. Uomini e donne. Diavoli e santi e poi Andrea, ladro per vocazione, antieroe per eccellenza che per amore sconvolge la sua vita accettando un giuramento che cambierà la sua vita e che gli permetterà di disvelare un segreto, che il tempo aveva incrostato e mitizzato. Il tutto riprodotto fedelmente ed in chiave storica quindi scevra da mistificazioni ed interpretazioni errate.
Ma andiamo all’evento di sabato scorso. L’incontro è stato organizzato dall’associazione culturale Iti Med la cui presidentessa è Antonella Italia. Insieme all’autore Bibi Bianca, erano presenti la giornalista Marianna La Barbera e Giovanna Gebbia in rappresentanza dell’associazione organizzatrice.
Uno dei concetti espressi da Bibi Bianca ha un tono rivoluzionario: “L’informazione dilata l’ignoranza con la scusa e l’alibi di azzerarla in realtà la dilata. Posto questo principio, io penso che bisogna creare una casa diseditrice, che organizzi un grande falò dove vengano bruciati tutti i libri che meritano questo trattamento. A Palermo c’é una moda che è quella di pubblicare continuamente libri sui palermitani: sei palermitano sé, palermitano doc, palermitano che dice questo e che dice quest’altro. E’ una serie di titoli sulla cultura palermitana che sono delle stupidate paurose, una sorta di grandissima diseducazione perché è tutto falso. Sono secondo il mio parere la caricatura della caricatura del napoletano. Il mio libro – prosegue Bianca – è un romanzo storico all’interno di un contesto storico che non è la Palermo che conosciamo oggi noi. E’ la Palermo reale, vera di quel tempo. I personaggi parlano e pensano come facevano i personali reali di allora: i vizi, le passioni, i problemi, le credenze, le superstizioni. Ecco dimostrato che il mio libro non è un saggio, bensì un romanzo storico dove non esiste il pensiero dell’autore bensì quello dei personaggi reali di allora”
L’autore, durante la presentazione nella quale non si è solo parlato del libro, ha messo in evidenza alcuni fatti storici dove l’immaginario collettivo ha dato il suo contributo e che meritano di essere approfonditi per esempio il passaggio a Palermo da ben quattro sante patrone, Santa Cristina, Sant’ Oliva, Santa Ninfa e Sant’Agata all’attuale Santa Rosalia. Ed ancora una interessante disquisizione da parte dell’autore sulla genesi della mafia, anche questo aspetto oggetto di varie interpretazioni.