venerdì, 8 Novembre 2024
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Beni Culturali, l’Università americana torna a scavare a Morgantina

E poi, al Parco archeologico di Gela al via importanti interventi di riqualificazione dei siti; a Pantelleria ripristinati gli itinerari archeologici subacquei, e riprendono le visite con i diving; all'Abbazia di San Martino presentato documentario del CRICD su itinerari culturali della Conca d'Oro

É in corso a Morgantina una missione archeologica internazionale di scavi. A svolgere le ricerche è il gruppo di lavoro coordinato dal prof. D. Alex Walthall dell’University of Texas, che opera in convenzione con il Parco Archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, diretto da Liborio Calascibetta. Dopo due anni in cui le attività si sono svolte in maniera ridotta, quest’anno il cantiere riprende a pieno ritmo. Infatti, a seguito della pandemia nel 2020 l’attività di ricerca non era stata condotta sul campo e nel 2021 era stato sul campo soltanto un gruppo di archeologi siciliani che ha operato in contatto diretto con la sede centrale americana, realizzando attività di restauro e documentazione necessari a portare avanti il programma di ricerca definito. La campagna di scavi si svolge attualmente seguendo alcuni filoni di indagine. Il primo riguarda l’attività di studio dei materiali provenienti dagli scavi effettuati tra il 2014 e il 2019 in contrada Agnese, nella cosiddetta House of the Two Mills. Questo lavoro, condotto all’interno del Museo Archeologico Regionale di Aidone e nel vicino edificio scolastico di Largo Truppia, comporta la documentazione dei ritrovamenti archeologici per la pubblicazione, le analisi archeobotaniche, quelle archeozoologiche e la catalogazione dei numerosi materiali ceramici ritrovati. I risultati di questo lavoro confluiranno in una pubblicazione finale che vedrà luce in un volume della serie Morgantina Studies.
Un secondo momento riguarda il lavoro di ripulitura da vegetazione e riempimenti dell’area dell’Agorà posta tra il Teatro e il Granaio Ovest, dove si è scavato negli anni Sessanta e dove si tenta di indagare sul cosiddetto Temenos Sud-Ovest, una struttura che sembra datare in età romana e di cui si spera di mettere in vista i muri arrivando ai livelli a cui si fermarono i primi scavatori nel 1963 e nel 1966. I risultati di questo lavoro saranno presentati al convegno internazionale del Meetings of the Archaeological Institute of America che si svolgeranno nel 2023.

Al Museo Archeologico Regionale di Aidone si sta lavorando, infine, alla preparazione di una mostra su alcuni aspetti della vita a Morgantina negli anni immediatamente prima e dopo la seconda Guerra punica: qui i materiali dagli scavi degli ultimi anni nella House of the Two Mills contribuiranno a presentare la vita di tutti i giorni nella Sicilia ellenistica di quest’area della Sicilia. Intanto prosegue, con il coordinamento della prof. Sandra Lucore, l’attività di ricerca e messa in sicurezza delle strutture delle Terme Nord. E vedrà la luce a breve il settimo volume dei Morgantina Studies: “The Political Agora” a cura del prof. Malcolm Bell, sui monumenti intorno all’Agorà.

Parco archeologico di Gela: al via importanti interventi di riqualificazione dei siti

Avviati i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria e di efficientamento energetico nei siti del Parco Archeologico di Gela, diretto dall’arch. Luigi Maria Gattuso.
Gli interventi riguarderanno, in particolare, il rifacimento energetico con l’utilizzazione di fonti rinnovabili e a basso impatto e consumo che consentiranno di fornire i siti del Parco di un’illuminazione più adeguata e, soprattutto, permetteranno il potenziamento degli impianti di videosorveglianza, necessari a proteggere i siti durante le ore notturne, quando risultano più esposti a rischi. Con la collaborazione del Dipartimento Regionale dello sviluppo rurale e territoriale sono in corso, inoltre, le operazioni di ripulitura e diserbamento necessari a prevenire il rischio di incendi e rendere i siti ad agevolare la visita dei luoghi. Gli interventi saranno effettuati, in particolare, al Museo regionale interdisciplinare di Caltanissetta dove saranno definitivamente risolti problemi di tipo strutturale con interventi anche alle coperture dell’edificio. Significativi lavori di manutenzione straordinaria anche al Museo delle Solfare di Trabia Tallarita, al Museo Regionale di Marianopoli, nell’Area archeologica Palmintelli e nelle aree archeologiche di Sabucina, Vassallaggi, nonché alle Mura Timoleontee di Capo Soprano a Gela. I lavori realizzati sulla base di diversi progetti predisposti dal Parco di Gela e deliberati dal Governo Regionale, sono realizzati dalla ditta ATI M.B. costruzioni s.r.l. e dalla CONPAT Scarl di Catania di per un importo di € 1.701.106,53 oltre Iva. Direttore dei Lavori è l’arch. Pedro Angelo Spinnato. La gara è stata curata dal Dipartimento Regionale Tecnico. Gli interventi di efficientamento energetico sono realizzati dal Dipartimento Energia e rientrano nel progetto di complessiva revisione dei sistemi energetici regionali che interessa oltre 90 siti culturali in tutta la Sicilia. Sono, inoltre, in fase di definizione le perizie che consentiranno di effettuare gli interventi di manutenzione anche nei siti di Gibil Gabib, Balate-Vallescura, Monte Raffe, Monte Campanella, Polizzello, Rocca Amorella, Serra Del Palco.

A Pantelleria ripristinati gli itinerari archeologici subacquei. Riprendono le visite con i diving

Anche gli itinerari archeologici sommersi di Pantelleria tornano ad essere fruibili grazie alla campagna di messa in sicurezza e collocazione delle boe di ormeggio realizzata dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con i diving center presenti nell’Isola. L’attività di manutenzione è stata effettuata, in particolare, grazie alla collaborazione e al supporto del Diving Center DIVEX di Edoardo Famularo, Ispettore Onorario per i beni culturali sommersi dell’Isola di Pantelleria, che ha affiancato con il suo staff la SopMare nella riattivazione degli itinerari, collocando le boe in prossimità dei percorsi così da fornire ai sub un ormeggio sicuro e un ingresso in acqua in sicurezza.

L’itinerario di Cala Gadir, si sviluppa all’interno dell’insenatura del piccolo porticciolo e prevede due tipologie di visita. La prima, che si sviluppa fino ai 18 metri di profondità, prevede una comoda entrata da terra e un percorso che parte con un primo reperto, una parte lignea di un antico scafo a circa 12 metri di profondità, per poi proseguire fino ad un pianoro alla profondità di 18 metri dove si possono ammirare una grande quantità di anfore di varia tipologia ed epoca. La seconda parte dell’itinerario è riservata a subacquei in possesso di brevetto di secondo livello. Dalla boa di ormeggio, si scende in piena sicurezza lungo la catena e si arriva su un pianoro a 30 metri di profondità in prossimità di un grosso ceppo d’ancora in piombo di epoca romana del III-II secolo a.C.. Si prosegue lungo un percorso che consente di ammirare un’ancora in pietra di grosse dimensioni e numerose anfore che vanno dal III secolo a.C. al II secolo d.C. L’immersione prosegue, infine, fino al pianoro dei 18 metri in un susseguirsi di anfratti e cadute ricchi di flora e fauna che offrono un contesto naturalistico incontaminato. Nella parte più profonda dell’itinerario, a 30 metri di profondità, è collocato un sistema di videocontrollo subacqueo che consente la visione delle immagini in diretta dal fondo del mare. Si tratta di un sistema realizzato per garantire la tutela del sito archeologico ma anche per rendere fruibile il patrimonio sommerso regalando l’emozione della scoperta anche a chi non si immerge. Il sistema, in fase di manutenzione, verrà ripristinato a breve.

A poche miglia dal primo itinerario, in prossimità di Punta Tracino e a poca distanza da Cala Levante e Cala Tramontana, un secondo itinerario si sviluppa partendo dalla boa di ormeggio collocata su un fondale di 12 metri. Da qui si segue un percorso che consente di vedere da vicino una serie di ancore all’interno di un arco cronologico molto vasto, e che quindi dà l’opportunità di ammirare l’evoluzione della tipologia di ancore, da quelle in pietra a tre fori a quelle in piombo, fino alle recenti “bizantine”, testimoni dell’utilizzo del ridosso come luogo di ancoraggio in diverse epoche. Completano l’itinerario un’anfora Dressel 1B, una Keay25 e un gruppo di lingotti in piombo. Per tutti gli itinerari della Soprintendenza del Mare, è consentita la visita esclusivamente accompagnati dai diving center autorizzati. Sono previste, in prossimità dell’inizio percorso, boe di ormeggio che consentono di effettuare l’immersione in piena sicurezza.

All’Abbazia di San Martino presentato documentario del CRICD su itinerari culturali della Conca d’Oro

Un documentario contenente gli itinerari, i percorsi e i camminamenti del territorio di San Martino delle Scale, con il Castellaccio e Monte Caputo, sono stati illustrati lo scorso 13 luglio all’Abbazia di San Martino delle Scale nel corso di un incontro organizzato da Laura Cappugi, direttrice del CRICD – centro regionale per l’inventario, la catalogazione e la documentazione. L’iniziativa, che ha visto coinvolti studiosi quali Mario Crispi, Ferdinando Maurici, Salvatore Pedone e Vittorio Rizzone, si è svolta alla presenza dell’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, del direttore del Dipartimento dei Beni Culturali, Franco Fazio e del Commissario straordinario del CRICD, Giuseppe Giammalva. Si tratta di un progetto, ideato dal Centro Regionale per l’Inventario la catalogazione e la Documentazione e realizzato con risorse proprie, che si pone come prima attività di un più ampio e complesso lavoro di documentazione e valorizzazione dei Sentieri della memoria dei Monti di Palermo e della Conca d’Oro.

IL CASTELLACCIO DI MONREALE

Le notizie sull’origine del Castellaccio o castello di San Benedetto sono incerte: alcuni storici ne fanno risalire la sua fondazione, come monastero, al re Guglielmo II alla fine del 1100 ma, in virtù della sua posizione strategica, fu utilizzato con funzione militare di avvistamento. Nel documentario la storia di questo maestoso edificio è affidata alla voce narrante di Ferdinando Maurici, esperto in archeologia medievale. Distrutto e poi ricostruito intorno al 1300, il monumento fu abbandonato già alla fine del Cinquecento, essendo cessata la sua funzione di monastero, ruolo che intanto era stato assunto dall’Abbazia di San Martino delle Scale, ultimata a metà del XIV secolo. Il Castellaccio alla fine dell’ottocento fu acquisito dal Club Alpino Siciliano, con l’impegno di restaurarlo e di aprirlo al pubblico. Il recupero fu realizzato da Giuseppe Patricolo, architetto del Senato palermitano e noto per i restauri di grandi monumenti medievali di Palermo.

Il documentario conduce, poi, alla scoperta dell’Abbazia di San Martino delle Scale, con il racconto dell’Abate Vittorio Rizzone e poi lungo i sentieri che consentono di cogliere magnifici paesaggi sulla valle dell’Oreto e sul golfo di Palermo, da Capo Gallo a Capo d’Orlando.

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