sabato, 21 Dicembre 2024
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Beni culturali, gli scavi datano la Villa Romana di S. Marina a Pellizzara tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.

A CAPO GALLO: RECUPERATA ANFORA DA NAVE ROMANA A 49 METRI DI PROFONDITA'. E DAL 7 AL 10 OTTOBRE A GIARDINI NAXOS LA XVII EDIZIONE DELLA RASSEGNA INTERNAZIONALE DI ARCHEOLOGIA SUBACQUEA

Lo scavo archeologico della Villa Romana di S. Marina, fra Raffo e Pellizzara, a Petralia Soprana (PA) si è appena concluso, consegnandoci interessanti risultati sulla storia delle Madonie durante il periodo romano.

La campagna di quest’anno, diretta da Rosa Maria Cucco, archeologa della Soprintendenza dei Beni culturali di Palermo, è stata realizzata ancora una volta grazie al contributo dell’Associazione Culturale “Gaetano Messineo” che opera nel nome dell’illustre archeologo madonita, prematuramente, scomparso al quale si devono ricondurre i primi scavi sistematici dell’area, sin dal 2008, e con la quale è stata sottoscritta un’apposita convenzione.

La ricerca, che quest’anno ha interessato il settore occidentale del portico colonnato, ha permesso di datare la fondazione della villa tra il I secolo a.C. e il I sec. d.C., ovvero all’età di Cesare Ottaviano Augusto, facendo attribuire gli sporadici rinvenimenti di età ellenistica ad un insediamento preesistente di dimensioni più ridotte.

Molto interessanti anche i dati preliminari emersi dall’analisi dei reperti ossei di animali che erano stati recuperati nelle precedenti campagne di scavo e che sono stati resi noti nel corso di una conferenza. Resti animali che sono stati identificati come appartenenti ad animali domestici e da allevamento (ovicaprini, bovini, suini), resti di equini e di cane e, tra gli animali selvatici, il cervo.
L’archeozoologo Vito Giuseppe Prillo che ha analizzato tali resti faunistici ha, inoltre, individuato ossi lavorati, che lasciano ipotizzare la presenza nella villa di un’officina per la lavorazione e trasformazione dell’osso.

CAPO GALLO: RECUPERATA ANFORA DA NAVE ROMANA A 49 METRI DI PROFONDITA’

La Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana ha effettuato nei giorni scorsi il rilievo 3D del carico di anfore di una nave oneraria romana, individuata negli anni ‘70 al largo di Capo Gallo (PA), e mai georeferenziata e catalogata.

Il contenuto della nave, che si trova tra i 45 e i 50 metri di profondità, era stato rinvenuto circa cinquant’anni fa da Francesco Pedone, storico sub palermitano, che aveva collaborato anche con l’archeologo Vincenzo Tusa, padre di Sebastiano, al quale aveva fatto avere sei anfore, facenti parte del carico, che sono state conservate al Museo archeologico Regionale “A. Salinas”.

L’anfora, che è stata recuperata a 49 metri di profondità, è di tipo Dressel 10, panciuta, e fa parte di un carico che appare coperto da uno strato molto spesso di sabbia, portata dalle correnti sottomarine.

Dopo il recupero di 50 anni fa, le tracce della nave si erano perse nel tempo e solo oggi, grazie alla narrazione raccolta da Stefano Vinciguerra che guida il gruppo sub della SopMare, e alla presenza in una ricognizione in mare dello stesso Ciccio Pedone, si è potuto a individuare il luogo esatto dove giace il relitto, effettuarne il rilievo in 3D e recuperare un’anfora da sottoporre ad approfondite indagini diagnostiche presso i laboratori del Roosevelt.

Saranno le indagini di laboratorio, adesso, a fornirci ulteriori dettagli circa le datazioni, i contenuti delle anfore e quanto necessario a circoscrivere il relitto e la sua storia.

Nel recupero odierno un ruolo fondamentale hanno avuto, oltre a Ciccio Pedone un vero e proprio pioniere, anche Salvatore Ferrara e Pasquale Giannantonio (quest’ultimo operatore tecnico subacqueo ed esperto pilota ROV che lavora in piattaforme offshore), appassionati di archeologia subacquea e storici collaboratori esterni della Soprintendenza del Mare.

Si ringrazia la Polizia di Stato che, con il proprio gruppo subacqueo di sommozzatori: Ispettore Daniele Testa e gli Assistenti capo coordinatore Salvatore Crisà, Umberto Ferrante, Dario D’Angelo, Ass. capo Giuseppe Inno, hanno operato attivamente al recupero. Un ringraziamento all’Ufficio Locale Marittimo di Mondello della Guardia Costiera per la preziosa collaborazione.

DAL 7 AL 10 OTTOBRE A GIARDINI NAXOS LA XVII EDIZIONE DELLA RASSEGNA INTERNAZIONALE DI ARCHEOLOGIA SUBACQUEA

Il più grande museo del mondo? E’ quello sommerso. Lo dice la Convenzione Unesco firmata a Parigi nel 2001. Ed è proprio a questo immenso – e ancora in larga parte inesplorato – patrimonio culturale che è dedicata a Giardini Naxos, dal 7 al 9 ottobre 2021, la XVII Rassegna Internazionale di Archeologia Subacquea promossa dal Parco Archeologico Naxos Taormina e dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana.

Ad aprire i lavori, giovedì 7 ottobre alle 9.30 all’Hellenia Yachting Hotel, sarà l’Assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, introdotto da Gabriella Tigano direttrice del parco archeologico e Valeria Li Vigni, Soprintendente del Mare. È prevista la presenza del Sindaco di Giardini Naxos, Giorgio Stracuzzi, e di Edoardo Tortorici, Presidente dell’Istituto Italiano di Archeologia Subacquea.

Numerosi gli interventi programmati nell’arco delle tre giornate di studio; 70 i relatori che si avvicenderanno nel corso delle tre giornate. A Giardini Naxos sono attesi, infatti, archeologi, geologi marini, documentaristi, direttori di prestigiosi enti di ricerca (Cnr, Ingv, Centre Camille Jullian) dottorandi e ricercatori indipendenti, italiani e stranieri.

In tutto saranno rappresentati 42 istituti fra Ministero della Cultura (MiC), Soprintendenze nazionali e regionali di terra e Soprintendenze del Mare, parchi archeologici, musei e decine di atenei: 17 quelli italiani mentre fra quelli esteri figurano gli Stati Uniti (Stanford University, California), Canada (Brock University), paesi UE (Germania, Francia, Grecia, Malta e Cipro) e non UE (come la Oxford University, nel Regno Unito, e il Dipartimento Studi Europei Jean Monnet in Svizzera). Fra gli ospiti Ugo Picarelli, direttore della Borsa del Turismo archeologico di Paestum, e la giornalista di Rai 1, Donatella Bianchi, popolarissima e apprezzata conduttrice della trasmissione Linea Blu che, proprio a Taormina e ai tesori emersi dalle acque di Naxos e Isola Bella dedica la puntata di sabato 2 ottobre (Rai 1, ore 14.00).

Temi di confronto saranno lo studio, la tutela, la valorizzazione e la comunicazione dei beni culturali. Attenzione per i porti sommersi e per la tecnologia con analisi dei moderni sistemi di rilevamento in 3D. I temi da trattare sono suddivisi in macroaree.

Fra i contributi dell’edizione 2021, anche in relazione alle intese attivate in questi mesi tra Sicilia e Calabria, sarà il lavoro di tutela svolto in Calabria dal nucleo dei Carabinieri. Spazio sarà dato alle ultime scoperte realizzate dalla SopMare che hanno reso quest’ultimo anno molto fruttuoso. Nel corso della tre giorni saranno proiettati due documentari inediti che consentiranno di retrodatare di 3mila anni la prima avventura per mare: passione antichissima, a quanto pare, dell’Homo Sapiens che un casuale ritrovamento sull’isola di Marettimo fa risalire al Mesolitico, ossia tra 13600 e 8400 anni fa.

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