sabato, 23 Novembre 2024
spot_img
HomeSiciliaBeni Culturali, a Caltanissetta la consegna dei lavori della Cripta di San...

Beni Culturali, a Caltanissetta la consegna dei lavori della Cripta di San Domenico restaurata

Un pò di news sulle novità in Sicilia relative ai nostri luoghi della cultura

Questa mattina l’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, a Caltanissetta, insieme alla Soprintendente dei Beni culturali e ambientali, Daniela Vullo, ha consegnato al Vescovo S.E. Mons. Mario Russotto e alla Curia di Caltanissetta, proprietaria dell’immobile, la Cripta della Chiesa di San Domenico dopo i lavori di restauro. Alla consegna era presente il sindaco di Caltanissetta, Roberto Gambino.

La Cripta di San Domenico è stata restaurata con risorse F.S.C. 2014-2020 “Patto per la Sicilia”, per 360.000,00 con un progetto integralmente curato dalla Soprintendente del BB.CC. di Caltanissetta che ha diretto anche i lavori, in collaborazione con i funzionari Michele Miccichè e Filippo Ciancimino, RUP. Il restauro è stato eseguito dalla ditta C.M.C. di Mussomeli (CL).

La cripta, detta anche “sepoltura grande” per distinguerla dalle sepolture gentilizie che si trovavano superiormente, all’interno della chiesa, è stata realizzata nel 1758 ed occupa quasi interamente lo spazio sottostante la navata centrale della chiesa domenicana. Il grande spazio sotterraneo è suddiviso in vari ambienti, separati da un ampio corridoio centrale, destinati alla sepoltura dei defunti. All’interno dei vani sono presenti tre tipologie di “colatoi” in uso al tempo: quelli costituiti da sedili in muratura aventi un foro al centro ove si raccoglievano i resti organici, altri con sostegni laterali in muratura e ripiano superiore realizzato con “catusi” in terracotta, dove il defunto veniva collocato in posizione supina ed infine piccole nicchie dove il cadavere veniva posto in piedi fino alla completa decomposizione organica.

Originariamente alla cripta si accedeva direttamente dalla chiesa dove si trovava anche una cappella della quale oggi restano poche tracce. A metà del ‘900, infatti, a causa di un cedimento di parte del pavimento della chiesa soprastante, crollò la volta che fu impropriamente sostituita da un solaio sostenuto da pilastri in cemento armato. In questo spazio, cui si accede attraverso l’ingresso esterno della cripta è stato collocato un servoscala per consentire l’accesso anche ai portatori di handicap.

Grazie agli interventi di restauro sono state rimosse anche le cause che provocavano infiltrazioni d’acqua dal sottosuolo e sono stati restaurati i colatoi. Inoltre è stata rimessa in luce l’antica scala che dalla chiesa portava alla cripta dove è stata collocata di una spessa lastra di vetro attraverso la quale è possibile vedere, dal piano superiore, la cripta sottostante con parte della pavimentazione originaria in cotto.

Una lapide commemorativa in marmo, scomposta in più parti, è stata ricollocata dopo il restauro per ricordare simbolicamente quanti, nel tempo, hanno trovato sepoltura nella cripta.

A MISTRETTA (ME) DUE PANNELLI ILLUSTRATIVI VALORIZZANO I RESTI DELL’ANTICA “AMESTRATOS”

I resti dell’antica Mistretta – Amestratos – sono ora dettagliatamente illustrati ai cittadini e ai turisti grazie a due pannelli informativi installati nei pressi del sito archeologico, emerso durante gli scavi in Largo del Progresso.

I due pannelli, il cui fine è la ricostruzione storico-topografica della città in un arco cronologico di quasi due millenni, sono stati realizzati dalla Italgas grazie alla sinergia con la Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Messina, che ha svolto l’attività di vigilanza preventiva, e l’amministrazione comunale di Mistretta.

Il sito di Amestratos è stato rinvenuto nel 2018 durante i lavori Italgas per la realizzazione della rete cittadina del metano. Secondo la prassi operativa, infatti, nel corso delle attività di scavo è presente un team di archeologi che opera sotto la direzione scientifica della Soprintendenza del luogo in cui si svolge il cantiere.

L’area di scavo, nella quale si è evidenziato uno spaccato storico caratterizzato da stratificazioni databili dal VI sec. a.C. all’età aragonese, si trova nei pressi della Chiesa della Santissima Trinità. I livelli archeologici che risultano conservati in buone condizioni, raggiungono una profondità di circa 3 metri rispetto al piano di calpestio della piazza e sono in gran parte costituiti da strutture murarie oltre che da una porzione di necropoli probabilmente connessa alla chiesa normanna di San Vincenzo, demolita alla fine del XIX secolo.

La realizzazione dei due pannelli in metallo, delle dimensioni di 1 metro per 1,70, testimonia l’impegno della Italgas nella tutela e valorizzazione dei beni storico-archeologici ritrovati nel corso delle attività di scavo. Il posizionamento dei pannelli è avvenuto alla presenza della Soprintendente, Mirella Vinci, di funzionari dell’Amministrazione comunale e di rappresentanti di Italgas.

PARCO ARCHEOLOGICO DI SEGESTA: PRESENTATI I RISULTATI DELL’ULTIMA CAMPAGNA DI SCAVI

Al Parco Archeologico di Segesta, diretto dall’archeologa Rossella Giglio, si conclude il fruttuoso ciclo di ricerche condotte con la Scuola Normale Superiore di Pisa, con la quale si consolida una più che decennale collaborazione.

La sessione di scavi, avviata il 3 maggio, ha visto in campo l’équipe della Scuola Normale di Pisa, con studenti specializzandi e dottorandi provenienti da varie università.

In particolare sono riprese le indagini nell’Agorà con i suoi edifici pubblici dove sono stati fatti importanti ritrovamenti. Le indagini sono state dirette dalle Prof.sse Anna Magnetto (Direttrice Laboratorio SAET, Scuola Normale Superiore) e Maria Cecilia Parra (docente di Archeologia della Magna Grecia e della Sicilia antica, Università di Pisa) e coordinate sul campo dal Dott. Riccardo Olivito (ricercatore IMT di Lucca); Carmine Ampolo, Professore Emerito della Scuola Normale, è stato presente, come già in passato, per lo studio del materiale epigrafico e degli aspetti storici.

Gli esiti di quest’ultima fruttuosa campagna sono stati illustrati la scorsa settimana in occasione di una conferenza stampa che si è tenuta all’interno del Parco di Segesta.

I ritrovamenti sono visitabili anche grazie alle opere di miglioramento e ai nuovi camminamenti realizzati all’interno del Parco durante il periodo di chiusura. La piazza – Agorà – fu costruita, dal II secolo a.C., su tre terrazze digrandanti rifacendosi a modelli urbanistici e monumentali diffusi nelle città e nei santuari del Mediterraneo, dall’Asia Minore all’area egea e a quella italica.


Lo scavo è stato condotto sul versante meridionale della grande piazza, dove un portico (stoà) monumentale chiudeva l’agorà. Il portico è stato realizzato facendo grandi tagli nella roccia con possenti opere di sostruzione lungo il pendio, un complesso imponente quanto quello sul lato nord riportato alla luce negli anni passati. Un portico superiore si affacciava sulla piazza e un corpo monumentale aveva una facciata a livello inferiore su un percorso viario. Qui si apriva un’ampia porta d’accesso, con vani che avevano un’importante funzione pubblica.

Un’altra iscrizione greca, riemersa durante gli scavi in prossimità della porta, arricchisce il quadro delle testimonianze di munificenza per la comunità (evergetismo) della Segesta ellenistico-romana: vi compare lo stesso nome che era iscritto su una base di statua (che oggi si trova a Palermo) nel teatro di Segesta, forse quello del suo finanziatore. Tutte queste testimonianze mostrano chiaramente il ruolo che avevano le grandi famiglie nella storia della Sicilia antica.

IL MARE TRA TRAPANI E FAVIGNANA RESTITUISCE ANFORE DEL III SECOLO A.C.

Un’anfora punica del tipo Maña D del III sec. a.C., numerosi altri frammenti di anfore greco-italiche databili al III sec. a.C. e frammenti ceramici sono stati recuperati nel tratto di mare tra la costa trapanese e l’isola di Favignana.

Il ritrovamento da parte della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana è avvenuto a seguito di una segnalazione da parte di Giuseppe Curatolo, della Soc. Coop. Atlantis, che individuava i reperti sul fondale durante il monitoraggio della condotta idrica.

Il recupero è stato effettuato dal nucleo subacqueo della Soprintendenza del Mare che ha operato unitamente al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e al Nucleo Subacqueo dei Carabinieri.

L’attività ha visto la collaborazione dell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi che ha messo a disposizione la vasca di desalinizzazione per i reperti recuperati.

TUSA (ME) NASCE IL MUSEO DELLA FOTOGRAFIA ANGELINO PATTI

Sorgerà a Tusa il Museo della Fotografia dedicato ad Angelino Patti, fotografo che ha operato tra il 1895 e il 1969 e che ha lasciato un ricco archivio d’immagini che costituiscono un’importante raccolta di documenti e informazioni preziose per la ricerca storico-antropologica e per meglio conoscere la storia della comunità tusana, l’evoluzione dei luoghi, gli usi, i costumi le antiche tradizioni del centro del Messinese.

Il Museo, che è stato finanziato dall’Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana con 693.000,00 euro del POC 2014-2020, di cui € 69.300,00 a carico del Comune di Tusa, prevede il recupero del Palazzo Costantino, di epoca barocca, che verrà restaurato ed allestito per accogliere il museo.
Con i prospetti tipicamente barocchi e le balconate caratterizzate dalle mensole in pietra intagliata, Palazzo Costantino punta ad inserirsi all’interno di un itinerario turistico-culturale di valorizzazione arricchendo quell’offerta che oggi risulta affidata al Parco Archeologico di Tindari con l’area archeologica di Halaesa Arconidea e il nuovo Antiquarium.

Il museo si articolerà su tre livelli: il pianterreno, composto da quattro ambienti oggi adibiti a magazzini ospiterà la mostra fotografica su paesaggio e ambiente, il primo piano accoglierà ritratti di gruppi e folklore, il secondo piano, infine, conterrà foto di sport, culto della morte e di altra natura.

Il percorso museale destinerà gli ambienti del piano terra a hall e sale espositive, prevedendo anche una sezione didattica per far cogliere il significato e l’evoluzione della fotografia nel tempo. Negli altri due livelli, oltre alle foto, verranno esposti oggetti personali del fotografo quali la sua macchina fotografica e oggettistica legata a episodi di vita di Angelino Patti. Lungo il percorso insieme alle lastre esposte, saranno riprodotti aspetti che attengono a momenti economico-sociali, religiosi, culturali e storico artistici della cultura tusana, a partire dagli anni ’20 del XX secolo.

PALAZZOLO ACREIDE (SR): LA SOPRINTENDENZA DA AVVIO ALLE PROCEDURE DI GARA PER IL RECUPERO DEI SANTONI DI AKRAI

A due mesi esatti dall’impegno assunto dall’assessore dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, il progetto di recupero, valorizzazione e fruizione del Santuario dei Templi ferali e dei cosiddetti “Santoni” di Palazzolo Acreide compie un ulteriore passo avanti. È stata, infatti, pubblicata la determina con cui il Soprintendente dei Beni Culturali di Siracusa, Salvatore Martinez, ha autorizzato l’avvio delle procedure per la gara con la procedura negoziata di cui all’art. 63 del D.Lgs. 50/2016, previa consultazione di almeno quindici operatori.

Per la gara si farà ricorso alla piattaforma dell’UREGA – SITAS e-procurement (Sistema Informatico Telematico Appalti Sicilia).

L’importo ammonta a 1.500.000,00 di euro, finanziato con risorse del PO-FESR 2014-2020.

Il Santuario rupestre dei Santoni sorge vicino ad Akrai, l’odierna Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa. È un sito unico al mondo che ospitava il culto della dea Cibele, ovvero la Magna Mater dei romani, figura che racchiude l’energia vitale ma anche distruttrice della natura.
La costruzione si fa risalire all’epoca ellenistica, IV-III secolo avanti Cristo. Si tratta di un culto misterico che ha attirato ad Akrai studiosi di tutto il mondo per cercare di svelare riti e credenze.
Il complesso si snoda sul colle Orbo con dodici nicchie scavate nella roccia dove si trovano immagini della dea, gran parte secondo l’iconografia che la raffigura assisa in trono. L’unicità del sito sta nell’ospitare un culto nato in Asia minore e raro con questa complessa raffigurazione nel Mediterraneo: tra i personaggi che si ritrovano ad Akrai sono presenti contemporaneamente diverse figure associate alla dea, come Ermes e Attis, Hecate, i Dioscuri, i Galli e i Coribanti.

GIORNATA INTERNAZIONALE DEI MUSEI – LA REGIONE PUNTA AL FUTURO CON MUSEI MODERNI E ATTRATTIVI

La scorsa settimana si è celebrato l’International Museum Day dell’ICOM (International Council of Museums Italia), dedicato al tema “I musei del futuro – Recupera e reinventa”.

L’assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana ha partecipato all’evento con due interessanti iniziative messe in campo dal Parco Archeologico della Valle dei Templi e dal Museo Archeologico Regionale Antonio Salinas.

Il Parco Archeologico della Valle dei Templi si è interrogato sul ruolo del Museo nel terzo millennio prendendo come oggetto di analisi il museo archeologico Pietro Griffo di Agrigento attraverso un esperimento di consultazione in streaming aperto a tutti, in particolare agli agrigentini, nella consapevolezza che un museo deve appartenere innanzi tutto alla comunità in cui si trova, deve essere percepito come parte integrante ed essenziale del territorio.

Il Museo archeologico regionale “A.Salinas”, invece, ha avviato il progetto “Salinas 2.0” predisposto in alternanza scuola-lavoro con l’Istituto Francesco Ferrara di Palermo. Il progetto ha lo scopo di costruire, attraverso il dialogo tra archeologi del museo, docenti e studenti del Ferrara, un percorso partecipato di conoscenza e condivisione del patrimonio culturale attraverso le nuove tecnologie digitali e social particolarmente vicine alla sensibilità dei giovani e dei millennials.

CORRELATI

Ultimi inseriti