lunedì, 23 Dicembre 2024
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Atletica e fede: la mission di Don Vincenzo Puccio, atleta del neonato team Vaticano

«L’attività sportiva, per ogni essere umano, è una fonte di equilibrio sia fisico che spirituale», questo il pensiero di don Vincenzo Puccio, sacerdote e atleta siciliano che corre con la maglia gialla e bianca dell’Athletica Vaticana, neonato team di atletica composto da 60 runner, affiliato alla Fidal e iscritto nel registro delle personalità giuridiche canoniche dello Stato Vaticano.

«Praticare lo sport – dice il sacerdote – è un modo per conoscersi, capirsi, divertirsi e ci educa ai valori dell’amicizia, della solidarietà, dell’umiltà. Correre, per me, vuol dire creare dei ponti, delle relazioni e portare il vangelo ovunque perché, durante le gare, mi capita anche di confessare gli atleti e le persone comuni che hanno bisogno di un conforto spirituale».

Ha iniziato a correre a 13 anni, si è fermato a 15 per un infortunio e ha poi ripreso fino ai 21 per entrare in seminario. Prima del via per correre i 42,195 chilometri lungo le strade di Messina, ha recitati un’Ave Maria e benedetto gli atleti. Ed è proprio durante la maratona messinese che don Vincenzo ha raggiunto un grande risultato chiudendo la gara al secondo posto, in 2h38’55”, dietro a Lorenzo Lotti, che lo ha vinto in 2h31’53”, e conquistando la prima medaglia per il suo team.

«Alcuni atleti che seguo, anche attraverso un gruppo di whatsapp che ho creato – prosegue don Puccio – vengono spesso a chiedermi un consiglio e un supporto spirituale attraverso la preghiera e questo rende più significativa la mia esperienza sportiva, ma anche di fede».

Sport e fede sono due temi molto cari anche a Papa Francesco che, però, il sacerdote non ha avuto modo di conoscere: «L’ho visto durante un’udienza, ma non l’ho incontrato», dice con rammarico.

Tra i prossimi impegni del sacerdote maratoneta, tornato a correre nel 2012, ci saranno: domenica 20 gennaio, a Roma, la “Corsa di Miguel”, in cui correranno con i colori dell’Athletica Vaticana anche i due profughi africani, di religione musulmana, Ansou e Jallow, che la Santa Sede ha accolto in squadra “come amici, e non come stranieri” e le UltraMaratone, gare podistiche dai 50 km ai 100 km.

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