lunedì, 23 Dicembre 2024
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Andamento della mortalità giornaliera in relazione all’epidemia da Covid. I nuovi dati su Palermo

Il Ministero della Salute e il Dipartimento di Epidemiologia SSR Regione Lazio hanno pubblicato il Rapporto sull’andamento della mortalità giornaliera nelle città italiane aggiornato al 26 gennaio 2021.

I dati contenuti nel rapporto ed elaborati dall’Ufficio Statistica del Comune di Palermo confermano il drammatico incremento della mortalità totale nella città di Palermo già rilevato nei precedenti rapporti, anche se nell’ultimo periodo si registra un’attenuazione dell’eccesso di mortalità rispetto ai picchi registrati nel mese di novembre.

Nel mese di ottobre i decessi rilevati a Palermo sono stati 593, contro una media degli ultimi 5 anni pari a 465 (+128 decessi, pari a +28%). Nel mese di novembre i decessi rilevati a Palermo sono stati 792, contro una media degli ultimi 5 anni pari a 480 (+312 decessi, pari a +65%). Nel mese di dicembre i decessi rilevati a Palermo sono stati 720, contro una media degli ultimi 5 anni pari a 580 (+140 decessi, pari a +24%).

In particolare, per quanto riguarda Palermo, nei primi 15 giorni di gennaio i decessi rilevati sono stati 346, contro una media degli ultimi 5 anni pari a 347 (-1 decesso).

Passando ad un’analisi dei decessi settimanale, i dati confermano il picco di eccesso di mortalità registrato a novembre, con un massimo di +74,8% nella settimana dall’11 al 17 novembre.

Nelle settimane di dicembre la mortalità è sempre risultata più elevata rispetto alla media degli ultimi 5 anni, con un eccesso di mortalità compreso fra +24,0% registrato fra il 16 e il 22 dicembre e +31,2% registrato fra il 9 e il 15 dicembre.

A gennaio la mortalità sembra invece essere tornata il linea con la media degli ultimi cinque anni. Quest’ultimo dato deve essere letto con cautela perché, oltre ai possibili effetti di una minore incidenza dell’influenza (le misure di contenimento adottate per il Covid-19 hanno di fatto impedito l’insorgere dell’epidemia influenzale), potrebbe in parte essere dovuto a fisiologici ritardi nella comunicazione dei decessi.

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