“La scuola è diritto di tutti ed è il futuro dei nostri figli. La scuola è un’istituzione e come tale deve essere rispettata!” Queste sono due delle tante esclamazioni dette da tutti coloro che sono scesi a manifestare oggi, 5 maggio 2015, a Palermo.
Numeri esorbitanti, secondo le stime della FLC Sicilia, nel Capoluogo 40 mila tra: docenti, personale Ata, studenti, genitori e anche qualche dirigente scolastico. Il mondo della scuola ha sfilato in città contro la “Buona Scuola” per chiedere il ritiro del disegno legge, il cui testo è atteso in aula alla Camera il 14 maggio per essere votato il 19.
Lo sciopero è stato indetto e promosso dai sindacati scuola FLC CGIL, CISL scuola, UIL scuola, SNALS e GILDA, ed era da circa 7 anni che le principali sigle sindacali non organizzavano una manifestazione con modalità simili contro un provvedimento del governo.
Lunghissimo il corteo partito alle 10.00 da Piazza Marina e che si è snodato lungo le vie del Centro con conclusione davanti il Teatro Massimo. C’erano striscioni e slogan a difesa della scuola pubblica, democratica e partecipativa e del diritto all’istruzione, garantito dalla Costituzione. Una scuola pubblica funzionante e senza privilegiati, uguale per tutti.
Inoltre, durante la manifestazione sono stati bruciati i test (forse copie) delle prove invalsi di italiano e matematica che dovrebbero essere somministrati domani e giovedì agli studenti di seconda e quinta elementare.
Alessia, docente di scuola primaria, ci dice: “Questo DDL non deve passare! Noi precari siamo considerati da Renzi, docenti di serie B, questo è inaudito! Io sono precaria da 10 anni, inserita nelle graduatorie a esaurimento, l’immissione in ruolo mi sembra un miraggio! Non è affatto la ‘buona scuola’ come dice Renzi, il Premier vuole privatizzare, manipolare la scuola, vuole che prevalga l’ignoranza perché poi chi non avrà soldi non avrà possibilità di istruirsi”.
“Sono qui per i miei figli – afferma la Signora Anna, mamma di una bimba di scuola primaria – Più che di ‘buona scuola’ mi sembra che si parli di una ‘scuola alla buona’. Voglio per i miei figli una scuola adatta a loro. Voglio una scuola per tutti e non per i ricchi!”
Continuando a chiedere pareri ai vari insegnanti, il “tema” non cambia, anche Grazia, docente di scuola secondaria, asserisce: “Ora bisogna restare uniti e coerenti per cercare di cambiare le cose, altrimenti questa bellissima azione di protesta diventa un fatto isolato!”
Ma quali sono punti principali su cui verte questa tanto temuta riforma?
Si spazia dall’offerta formativa per gli studenti (POF) alla formazione degli insegnanti, dalle modalità di assunzione di questi ultimi ai nuovi poteri che assumerà il Dirigente Scolastico, per non dimenticare gli sgravi fiscali, i bonus per coloro che vorranno finanziare la scuola pubblica e il piano di intervento per l’edilizia scolastica.
Due sono i punti che suscitano più proteste nel mondo della scuola: Il Dirigente Scolastico e il piano di assunzioni. L’ex Preside diventerà una figura centrale e quindi vedrà potenziati di molto i suoi poteri sia in merito alle decisioni per ciò che attiene l’offerta formativa sia per ciò che concerne la scelta degli insegnanti attraverso la chiamata diretta dagli albi regionali a cui saranno iscritti; mentre per le assunzioni vanno distinti due piani: uno relativo alle future modalità di reclutamento, che prevede la creazione di albi regionali composti dai vincitori dei concorsi e degli iscritti alle graduatorie ad esaurimento, l’altro che regola le situazioni pregresse.
Ci auguriamo che al più presto si trovi una soluzione, vista la complessità delle varie posizioni dei docenti, tra vincitori di concorso, idonei in graduatoria, precari di lungo corso e tante altre situazioni che negli anni si sono venute a creare. La riforma andrà sì a regolarizzare molte posizioni, ma lascerà a casa o in un limbo indefinibile un numero imprecisato di altri docenti.