Prima la crisi di Governo di metà agosto e adesso il nuovo Governo, al quale la fiducia sarà votata lunedì e martedì, rendendolo di fatto “inoperativo”, rischiano, da lunedì 9 settembre, di far sprofondare nel baratro dei licenziamenti, 1600 lavoratori del call center di Almaviva Contact Palermo, sui 2700 in organico nel sito.
Da parte dei sindacati l’inizio delle procedure per la riduzione del personale prospettata dall’azienda per il polo palermitano, per via del calo delle commesse da parte di Tim e Wind 3 del 70%, deve essere fermata visto che il tavolo delle trattative previsto per lo scorso 5 settembre, con l’ex sottosegretario del ministero al Lavoro Claudio Durigon, sul tema del futuro della categoria delle telecomunicazioni, e quello del successivo giorno 6 proprio sulla questione esuberi Almaviva, è saltato per via della “cessazione del Governo”.
«Il tempo scorre inesorabilmente – dice Giovanni Gorgone – Coordinatore regionale della Fistel-Cisl -, mi chiedo: chi si prenderà cura dei 1600 lavoratori di Almaviva Palermo, sulla testa dei quali pende la scure dei licenziamenti? L’azienda nei mesi scorsi ha comunicato ai sindacati di avere avuto una forte riduzione di volumi di traffico telefonico sulle maggiori commesse Tim e Wind e che nella prima decade di settembre, se non si fosse trovata una soluzione, avrebbe avviato le procedure di licenziamento».
«Appare evidente che la crisi di governo ha ulteriormente complicato le cose – continua il coordinatore regionale Fistel-Cisl -. Da anni chiediamo il rispetto delle regole in un settore martoriato, dove fa’ da padrona la delocalizzazione e le gare al massimo ribasso. Il nostro lavoro viene spostato in paesi dove il costo del lavoro è nettamente più basso, generando sacche di disoccupazione. Oggi i nodi sono arrivati al pettine e a pagare per primi potrebbero essere i 1600 lavoratori di Almaviva Contact Palermo. Bisogna scongiurare che ciò avvenga per i lavoratori e le loro famiglie ma anche per evitare pesanti ripercussioni sull’economia palermitana».
«Non possiamo e non vogliamo perdere questo lavoro – conclude Giovanni Gorgone -. La speranza è che in extremis il nuovo Governo che sta per partire possa da subito trovare una soluzione, i tempi sono ridottissimi e non c’è un minuto da perdere anche perchè noi lavoratori, tutti ultra quarantenni, avremmo poche chance di essere ricolocati».