E’ allarme licenziamenti al call center Almaviva, dopo che ieri l’Inps in una nota ha comunicato lo stop – a partire già dal mese di dicembre – ai contratti di solidarietà, che tra Palermo e Catania interessano circa 5 mila lavoratori. L’istituto previdenziale ha comunicato che, a seguito di accertamenti ispettivi, ha provveduto alla variazione di classificazione aziendale di Almaviva dal settore industria al settore terziario, “corrispondente alla effettiva natura dell’attività svolta nell’ambito dei servizi”. Alla luce di questa variazione, non sussiste più il diritto al contratto di solidarietà, usato in questi anni come antidoto ai licenziamenti. Una doccia fredda per i lavoratori del più grande call center siciliano, che adesso temono l’arrivo delle lettere di licenziamento. “E’ una situazione gravissima – commentano Simone Di Trapani, segretario provinciale di Sel Palermo, ed Erasmo Palazzotto, deputato di Sinistra Italiana – che rischia di sfociare nel licenziamento di gran parte degli operatori del call center. E’ un provvedimento che avrà conseguenze non solo su Almaviva, ma anche sulle centinaia di call center che in Sicilia, come in tutta Italia, fanno ricorso ai contratti di solidarietà per evitare gli esuberi”. Nell’Isola quello dei call center è il primo settore produttivo, che dà lavoro a oltre 20 mila persone, 10 mila nella sola Palermo. “E’ necessario che l’azienda metta in moto politiche economiche per rilanciare i due siti siciliani, che hanno tutte le carte in regola per diventare produttivi e fare a meno di questo ammortizzatore sociale – continuano Di Trapani e Palazzotto – allo stesso tempo serve una deroga da parte di Inps e governo nazionale al provvedimento e un intervento deciso dell’esecutivo sul settore del call center: l’approvazione di una norma che impedisca le delocalizzazioni delle commesse, su cui già esiste un disegno di legge depositato da Sinistra Italiana in parlamento, oltre che un provvedimento che permetta di salvare i lavoratori Almaviva ed evitare che, a cascata, siano privati del contratto di solidarietà tutti gli operatori dei call center del paese”.