Palermo, 22.04.2016 – Ieri e oggi, la CGIL, CISL, UIL e Ugl in assemblea, rispettivamente nelle sedi palermitane di Almaviva di via Marcellini e di via Cordova, hanno portato a conoscenza dei lavoratori l’esito degli incontri avuti con il governo e le proposte avanzate dall’azienda. “I lavoratori – ha detto a GCPress Giovanni Gorgone Rsu Fistel Cisl Palermo Trapani – hanno condiviso la posizione espressa al tavolo del Mise dai sindacati ritenendo particolarmente esose le richieste aziendali. Auspichiamo che, nel prossimo incontro, si possano trovare soluzioni alternative che non vadano, ulteriormente, ad intaccare ancora le tasche dei lavoratori.”
Se in un primo momento, nei giorni scorsi, sembrava essersi aperto uno spiraglio al blocco dei licenziamenti da parte di Almaviva, in seguito, le proposte avanzate dal colosso dei call center non hanno soddisfatto i sindacati che le hanno definite come una ulteriore condanna per i lavoratori. “L’azienda – si legge in una nota unitaria delle segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil – ha accettato il percorso proposto dal Governo solo a condizione di realizzare un’intesa che chiuda la procedura aperta con un accordo certificando in questo modo gli esuberi individuati dall’azienda, con un contratto di solidarietà al 45% per le sedi di Roma e Palermo, al 35% per la sede di Napoli e con percentuali minime per le altre sedi.”
“Tale proposta condannerebbe i 4600 lavoratori di Roma e Palermo, oltre la parte dei lavoratori di Napoli, ad un’intesa che dimezzerebbe il loro reddito – afferma Giorgio Serao, Fistel Cisl -. Vista la quasi totalità di personale impiegato come part time a 4 ore, si determinerebbe la situazione per cui il personale scivolerebbe sotto la soglia degli 8000 euro annui, causando anche la perdita del “bonus Renzi” di 80 euro, e condannando i lavoratori a dover restituire quanto già percepito nei primi mesi dell’anno. In questo modo, la proposta aziendale determinerebbe lo spostamento in fascia di povertà della maggioranza dei lavoratori dell’azienda.”
Ma i lavoratori Almaviva, che ogni giorno che passa vedono sempre più avvicinarsi lo spettro del licenziamento, non si arrendono e le stanno provando tutte per risolvere la grave situazione: hanno ingaggiato una guerriglia pacifica sui social intasando i profili di personaggi pubblici, hanno partecipato e sono stati ascoltati in quasi tutte le manifestazioni che si stanno svolgendo in Italia, hanno protestato sotto al Mise e all’UIR, “ma ciò non basta, si deve fare di più”.
L’appello rivolto ai sindacati è unanime: “marciamo pacificamente in 3000 su Roma. Non possono restare sordi al nostro grido di aiuto”.
“Abbiamo presidiato al Mise – si legge sul profilo di un lavoratore -, abbiamo presenziato alla UIR, semo annati dal Papa, se semo consumati er dito pe twitta’ a destra e a manca per intasare account. Semo annati da ballerine, calciatori, attori, cantanti, cabarettisti, giornalisti, presentatori, professori, luminari, maghi e profeti per condividere un hashtag. MO VOLEMO ANNA’ SOTTO MONTECITORIO! CHE DOVEMO FA? SE È NECESSARIO TWITTARE A MANETTA SUGLI ACCOUNT DEI SINDACATI DATECI UN CENNO! IL CALLO GIÀ CE L’AVEMO!”
E’ necessario precisare che i lavoratori Almaviva, anche se esasperati, hanno sempre dato prova di civiltà protestando pacificamente senza mai creare problemi. Da parte nostra non ci resta che essergli vicini e consumarci un po’ le dite perchè anche noi #siamotuttialmaviva.