Torna per il quarto anno “Natale fuori dal comune 2017 – Arte e libri”, il ciclo di iniziative autoprodotte e autofinanziate, promosse in occasione delle festività natalizie dall’Associazione Flavio Beninati, presieduta da Carla Garofalo, che prenderanno il via lunedì 11 dicembre per concludersi il 28 dicembre. Una rassegna, che spazia dal cinema all’impegno sociale, fino alla scrittura, alle tradizioni popolari, al teatro e all’arte. Tutti gli appuntamenti si terranno nei locali dell’Associazione Flavio Beninati, in via Quintino Sella 35, a Palermo. L’ingresso è libero, se non diversamente indicato.
L’inaugurazione, lunedì 11 dicembre, alle 18,30, nei locali dell’associazione, in via Quintino Sella 35, con la presentazione del libro di Davide Enia “Appunti per un naufragio” (Sellerio editore Palermo). Converserà con l’autore Beatrice Agnello.
Un padre e un figlio guardano la storia svolgersi davanti a loro, nel mare di Lampedusa.
“Appunti per un naufragio” è un romanzo. Racconta ciò che sta accadendo nel Mediterraneo – le traversate, i soccorsi, gli approdi, le morti -, parla del rapporto tra me e mio padre e affronta la malattia di mio zio, suo fratello. In questo romanzo autobiografico ambientato a Lampedusa, Davide Enia racconta in forma corale diversi naufragi. Il primo è quello di chi, solcando la superficie della morte, attraversa il Mar Mediterraneo in condizioni al di là di ogni immaginazione. Speculare a questo è il naufragio di chi li accoglie, sul confine di un’epoca e di un continente. Nel mezzo c’è l’autore stesso, il rapporto con il proprio padre, con la scoperta di ciò che accade davvero in mare e in terra, con il naufragio delle parole che si inabissano nel tentativo di raccontare la complessità del presente. A partire da una forte esperienza, dal toccare con mano la disumana tragedia degli sbarchi, Enia dà voce ai volontari, agli amici d’infanzia, alle testimonianze dei ragazzi che approdano miracolosamente sull’isola.
Giovedì 14 dicembre, alle 18, verrà inaugurata la mostra dal titolo “Le Maschere dell’Io. Si tratta di un progetto espositivo dell’Associazione Flavio Beninati, anche propedeutico alla promozione dell’omonimo laboratorio di costruzione di maschere (nei locali della sede già da gennaio 2018), condotto dalla costumista e scenografa Andrea De Cesare.
La mostra, che verrà corredata da un opuscolo a cura dell’Associazione Flavio Beninati – Eccegrammi (con testi di Eliana Urbano Raimondi) disponibile durante l’evento, raccoglie una selezione dei lavori realizzati negli anni da Andrea De Cesare per alcuni spettacoli teatrali: dal “Diario di un pazzo” di Gogol a “Il piccolo principe” di Saint Exupery; dal “Pugačev” di Esenin al “Bertrand de Born” di LevLunc; dal “Don Giovanni” di Molière a “In nome di re Giovanni” di William Shakespeare fino a “La danza del filosofo” di Fortunato Pasqualino. La poliedricità di Andrea De Cesare si estrinseca attraverso l’uso di differenti materiali nella costruzione di maschere in celastic o cartapesta e relativi schizzi progettuali, marionette lignee, ombre trasparenti in plexiglas dipinto, ombre opache. Spettacolari costumi in stoffe, talora plastificate, rendono viva l’atmosfera teatrale.
Arricchiscono e completano la mostra testimonianze fotografiche dei progetti di volta in volta sviluppati, tra cui “Zoologia fantastica”, ispirato al repertorio iconografico boschiano, per la costruzione di scenografiche sculture in cartapesta.
La creatività di Andrea De Cesare, sempre all’insegna della ricerca e della sperimentazione, emerge da tutte le opere esposte, meglio descritte dalla stessa autrice nella proiezione multimediale a corredo della mostra.
Venerdì 15 dicembre, alle 18, saranno presentati i nuovi laboratori 2018. Ai laboratori storici (Scrittura creativa, Acquarelli e taccuini di viaggio, Scultura e modellato, Tea for two, Dizione, etc.) ne saranno affiancati altri in diversi settori e di nuova concezione, talvolta, con sconfinamenti interdisciplinari e sinergie con altre realtà, tra le quali LAB.ZEN 2. Saranno protagoniste, inoltre, piccole pubblicazioni già curate dall’Associazione Flavio Beninati – Eccegrammi, oggetti d’arte in serie limitate e numerate (magliette e sportine d’autore, etc.) di vari autori, che forniranno agli intervenuti l’occasione per nuove idee regalo.
Martedì 19 dicembre, alle 18 presentazione del volume “I colori di Śiva” (Tipheret editore), raccolta di racconti curata dal giornalista e scrittore Alberto Samonà. Interverranno alcuni autori dei racconti. Introduce Carla Garofalo. Letture di Diletta Costanzo. Sarà presente il curatore. Ingresso libero.
Nel libro sono presenti i racconti di Gisella Camelia, Grazia Capone, Maria Cottone, Francesco Di Franco, Maria Nasisi, Maria Elena Florio, Elena Grasso, Edoardo Intravaia, Giusi Patti, Elena Volpes, Letizia Lapis. Con la prefazione dello stesso Samonà e un’appendice di Federico d’Imera. Un viaggio nella vita a partire dal Dio Shiva. Un itinerario nell’essere umano e nei sette colori che contraddistinguono i cosiddetti chakra, i punti energetici, le porte attraverso cui scorre l’energia: storie differenti, narrate da autori diversi, emozioni, stati d’animo, intuizioni creative e la magia di un tempo senza tempo che rimanda ai miti della Tradizione originaria. Quello narrato è un cammino che – attraverso undici racconti – sembra partire da un centro mistico e interiore per ritornare al punto iniziale, ma soltanto dopo avere realizzato le proprie esperienze, “assaporando la vita”. Come avviene nel Tantra, tradizione spirituale nata in India e richiamata in diverse parti del libro, che appaiono influenzate dalle antiche dottrine dello shivaismo.
Mercoledì 20 dicembre, alle 18, si presenta il libro “Palermo, non vorrei contraddirti Scatti e cunti di una città che incanta”, fotografie di Gloria Minafra, Testi di Margot Pucci ( Spazio Cultura Edizioni).
Palermo. Una diva! Sempre sugli schermi di cinema e televisione. Protagonista di dibattiti politici durante le campagne elettorali, dove i suoi annosi problemi vengono contesi da chi promette di risolverli con metodi di sinistra e chi con quelli di destra. Ma sono circostanze nelle quali emerge solo l’aspetto di una città mafiosa, testarda, sporca e inaddomesticabile. Troppo facile. Palermo, e citiamo Salvatore Ferlita, ha un cuore. Un cuore che, con caparbia, dedizione e amore occorre andare a scovare e auscultare. Per fortuna c’è chi cammina per i vicoli con una pesante macchina fotografica in spalla e chi lo fa con la penna e un taccuino sempre in borsa. Sono Gloria Minafra e Margot Pucci, le Robin Hood e autrici di quest’opera che sono andate in giro a rubare attimi, colori e sensazioni per donarli a chi è distratto. Così, prendendo in prestito il titolo di un romanzo di Nori del 1999, si può affermare che a Palermo le cose non sono le cose. E Palermo, non vorrei contraddirti, un felice incontro tra le parole e le immagini, lo dimostra e ci dice che questo cuore batte ancora spavaldo.
Giovedì 21 dicembre, alle 18, si presenta la nuova collana editoriale “Quadrifogli”, edita dalla stessa associazione Flavio Beninati insieme alla casa editrice Qanat, e i due libri che la inaugurano “Da qui si vede il mare” di Enrichetta Palmeri e “L’estate del dito rubato” di Dante Martino. Con Beatrice Agnello. Letture di Stefania Blandeburgo.
La memoria e l’immaginazione si trasformano in parole di carta. Dai laboratori di scrittura creativa concepiti come una palestra per l’anima e per la mente organizzati dall’Associazione Flavio Beninati e condotti da Beatrice Agnello, nasce “Quadrifogli’’ *, in sinergia con la casa editrice Qanat, per cristallizzare momenti creativi particolarmente felici. Rafforza questa esperienza editoriale la profonda amicizia fra Toni Saetta e Carla Garofalo, uniti dal comune sentimento della scrittura e dell’arte come impulso vitale. Completano l’armonia del sodalizio le atmosfere oniriche dei lavori di Manfredi Beninati che firma le copertine della collana.
I quadrifogli sono portafortuna: ci sono i quadri di Manfredi Beninati e i fogli scritti dagli autori prescelti, che nascono in un campo (i laboratori) pieno di vegetazione, in cui anche i trifogli (gli altri testi prodotti) sono pur sempre creature, nate dalla passione per la scrittura.
“Da qui si vede il mare” di Enrichetta Palmeri: c’è una piccola piazza a Palermo, città luminosa e brutale. Si trova nel centro storico, ha un solo ingresso, come un punto di arrivo. La vicinanza del mare lascia intera la speranza di volare via come i gabbiani che disegnano il cielo.
Olga, benestante, inquieta e sensibile alla bellezza, sente che vivere lì l’aiuterà a trovare la sicurezza e la serenità di cui ha bisogno. Gina è una donna della Palermo popolare, ha sempre vissuto di espedienti ed è piena di una vitalità che le ha consentito di attraversare un’esistenza durissima. Accoglie Olga con l’entusiasmo e la spavalderia della padrona di casa. Le due donne hanno temperamenti opposti, ma fra loro nasce uno strano rapporto, forse anche perché, a cercare bene, tutte e due hanno un passato di violenza e sopraffazione. Olga ha conosciuto la violenza celata e ben nascosta dal benessere. Gina ha vissuto nella brutalità e nel degrado della piccola criminalità. Il loro incontro, pieno di rifiuti e di fascinazione, le accompagna a dare una svolta alle loro vite. Due svolte ben diverse, sorprendenti.
“L’estate del dito rubato” di Dante Martino: Marco ha vent’anni, la sua ragazza lo ha lasciato da poco, ma per fortuna è estate e, come tutti gli anni, da Palermo, dove studia Giurisprudenza, si trasferisce con la famiglia nella casa di vacanza, in un paesino della costa sud della Sicilia.
Qui incontra gli amici di sempre, a cui si unisce una nuova ragazza, Daniela, carina, riservata e molto fidanzata. Le giornate trascorrono fra belle nuotate e bei tramonti, appuntamenti al caffè, discoteca, serate in spiaggia a bere, cantare e fumare, timidi approcci, qualche carezza nel buio.
Ma un giorno il paese è scosso da un evento clamoroso: il furto delle reliquie del patrono, San Subasio, dotate di poteri miracolosi. Marco s’incuriosisce e riesce a coinvolgere Daniela in un’indagine, che li porterà a un bunker della seconda guerra mondiale, a eventi collegati allo sbarco angloamericano e a un piccolo tesoro. Quell’estate, di certo, lascerà il segno, come solo a vent’anni accade.
Venerdì 22 dicembre, dalle 19 in poi è in programma “Cena futurista”. Dopo la presentazione del libro “Mozzarella in carrozza. Ricette d’artista”, l’Associazione Flavio Beninati continua ad alimentare il raffinato binomio Arte-Cucina, invitando amici e artisti alla cena futurista a cui si potrà accedere su invito.
Ironiche quanto irriverenti, assurde quanto ascetiche, le formule prescritte dai futuristi cimentatisi nell’elaborazione di ricette/ricerche – talora profumate con quella “salsa nazionale” che tanto sapeva del loro ardore belligerante e architettate in dettaglio nella presentazione (come le “Cotolette-tennis”) – tornano a vivere di nuova linfa.
La serata sarà caratterizzata da una spiccata componente performativa che vedrà la creazione estemporanea di opere da parte di artisti quali Manfredi Beninati, Laboratorio Saccardi(Vincenzo Profeta e Marco Barone) e tanti altri, a ritmo di dissonanze sperimentate e proposte dal rumorista Camillo Amalfi, che tradurranno in chiave sonora gli atipici accostamenti di ingredienti. Linee guida del menù saranno le ricette raccolte nel libro “La cucina futurista” di Filippo Tommaso Marinetti e Fillìa (1932), pubblicato a un anno di distanza dal “Manifesto della cucina futurista” quale violento schiaffo a quella tradizionale e al contempo inno ad audaci mescolanze culinarie, fino a quei tempi mai tentate per mero preconcetto.
Sfatato, tra gli altri, il mito della presunta avversione futurista nei confronti della pastasciutta, in realtà gradita a Marinetti ma poco adatta ai soldati (i Futuristi erano strenui interventisti) per i motivi logistici legati alla sua preparazione in trincea o simili, si verrà coinvolti in un clima di sorprendenti scoperte di accordi gustativi. Abolita ogni restrizione convenzionale, sarà un piacere riscoprire il sapore dei “bocconi simultaneisti e cangianti” accostati a rime e fragranze; il tutto immerso in un’atmosfera interartistica, cifra della vigorosa e autentica avanguardia nostrana cui, tra le varie cose, si deve l’italianizzazione di termini stranieri afferenti la cucina – “cocktail” (“polibibita”), “picnic” (“pranzoalsole”), “sandwich” (“tramezzino”) – di certo apprezzabile a dispetto dell’esterofilia, purtroppo oggi imperante.
Mercoledì 27 dicembre, alle 18, avrà luogo la proiezione del film documentario “Occhi che videro”, regia di Daniele Segre. Il film costituisce un omaggio a Maria Adriana Prolo, fondatrice e direttrice del Museo Nazionale del Cinema di Torino, scrigno di meravigliosi cimeli pre-cinema, arricchito negli anni con costante impegno e non poche difficoltà. Interventi di Manfredi Beninati, Salvo Cuccia, Francesco Guttuso.
Composto di una parte a colori (l’intervista alla Prolo) e di un’altra in bianco e nero (immagini di repertorio che documentano il rapporto tra Segre, il Museo e la sua fondatrice), il film è considerato la più ardua impresa del regista, solo in apparenza estranea alla totalità della sua produzione “sociale”. Dalla magia dell’archeologia cinematografica, infatti, si torna alla realtà dei problemi concreti, per andare a fondo alla ricerca della verità delle cose.
La rassegna “Natale fuori dal comune 2017 – Arte e libri”, si concluderà giovedì 28 dicembre, alle 18,30, con la presentazione del libro “Gruppi nel Cinema e Psicoanalisi di gruppo” di Michele Inguglia e Maurizio Guarneri.
Il libro – La pur ricca relazione epistemologica fra cinema e psicoanalisi ha esplorato solo sporadicamente le correlazioni esistenti fra cinema e Gruppi. Ciò ha sollecitato gli Autori ad avviare un progetto formativo-esperienziale su “Cinema e Gruppi”, durato cinque anni, presso la sede di Palermo dell’Istituto Italiano di psicoanalisi di gruppo.
Sono state selezionate creazioni cinematografiche che ponessero al centro della rappresentazione e narrazione il gruppo, quindi idonee allo studio delle relazioni individuo-gruppo e intragruppali. È stata eseguita una registrazione integrale della discussione per ogni film ed il materiale è stato successivamente rielaborato dagli Autori in sintesi tematiche che evidenziano le dinamiche e riflessioni più significative. Tali sintesi tendono a rintracciare un “fil rouge” che rappresenta una sintesi coerente dei pensieri e riflessioni del gruppo al lavoro su un film che descrive un gruppo. Il metodo adottato ha permesso l’individuazione di numerose “situazioni tipo” delle dinamiche gruppali, ma anche di formulare ipotesi teoriche ed applicative per il lavoro con i gruppi raccogliendo osservazioni e interpretazioni sugli effetti di “rispecchiamento” e “identificazione” fra “gruppo del film” e “gruppo al lavoro”.