Titolo fondamentale del repertorio, Orfeo ed Euridice è l’opera in tre atti di Christoph Willibald Gluck su libretto di Ranieri de’ Calzabigi, considerata l’incarnazione delle teorie della riforma del melodramma che portarono al passaggio dall’opera barocca a quella di Mozart. L’opera che debutterà in Sala Grande martedì 19 settembre alle 20:00 sarà in scena fino al 26 settembre.
Il Teatro Massimo la presenta nella versione originale viennese, in un nuovo allestimento affidato al direttore musicale onorario Gabriele Ferro e alla regia e coreografia di Danilo Rubeca, che impegna Orchestra, Coro e Corpo di ballo del Teatro. Le scene sono firmate da Domenico Franchi, i costumi da Alessio Rosati, le luci da Marco Giusti.
Ad interpretare il ruolo di Orfeo è il controtenore Filippo Mineccia, tra i più grandi interpreti attuali del repertorio barocco e del Settecento ed Euridice è il giovane soprano palermitano Federica Guida, che va affermando sempre più la sua carriera su palcoscenici internazionali. Mentre il soprano israeliano Nofar Yacobj è l’interprete di Amore, il personaggio e il sentimento che informa di sé tutta l’opera. In scena Orchestra, Coro e Corpo di ballo del Teatro Massimo. Maestro del Coro Salvatore Punturo. Direttore del Corpo di ballo Jean-Sébastien Colau.
L’opera, rappresentata per la prima volta a Vienna nel 1762 e poi in versione francese nel 1774 a Parigi, è ispirata al personaggio mitologico di Orfeo, che scende negli inferi per riportare in vita la sua amata Euridice: riesce a piegare la volontà degli dei ma perde comunque la moglie. La drammaturgia di Ranieri de’ Calzabigi e Christoph Willibald Gluck riscrive l’epilogo tragico del mito: quando Orfeo piange la scomparsa di Euridice, Amore gli comunica che gli dei gli concedono di tentare di ricondurla sulla terra se farà tutto il percorso senza mai girarsi a guardarla; ma dopo essere riuscito a strapparla agli inferi, Orfeo infrange il divieto che gli era stato imposto e la perde nuovamente; disperato sta per commettere suicidio, ma Amore lo ferma e resuscita ancora la sua amata. “Una tragedia a lieto fine” creata, in contrapposizione agli eccessi barocchi dell’epoca, secondo nuovi principi di linearità e purezza espressiva che prevedono la semplificazione dell’azione drammatica, meno virtuosismi e l’uso di un linguaggio conciso ed efficace.
“Orfeo ed Euridice è un’opera fondamentale con cui Gluck e Calzabigi hanno posto le basi di una grande rigenerazione e di un grande ripensamento dell’opera italiana – dice il direttore d’orchestra Gabriele Ferro – . La loro riforma ha spogliato l’opera da inutili ornamenti e colorature, aggiunte dai solisti e dai cantanti, e l’ha restituita all’essenzialità del testo e della musica. Grande attenzione richiede l’uso dei recitativi, che non sono dei recitativi classici con il cembalo e il basso continuo ma, praticamente, degli “ariosi” con una struttura di andamento di tempo ben precisa. Così come è importante trovare il tipo di suono necessario per questo genere di musica, ovvero “forti” molto moderati, dinamiche e suoni fluenti e più possibilmente naturali. Rispetto alla versione originale viennese ho voluto inserire nel finale un terzetto e la ciaccona della versione di Parigi del 1774, due capolavori talmente belli musicalmente che sarebbe stato un peccato non eseguirli, per il resto è tutto estremamente fedele alla prima versione”.
La messa in scena di Danilo Rubeca sceglie di trasformare la nuova resurrezione di Euridice in una più poetica elevazione tra le stelle dove la sposa di Orfeo viene condotta da Amore. “Tra i tanti miti del mondo antico – dice il regista – quello di Orfeo ed Euridice è uno dei più noti, dei più amati e tra quelli che hanno offerto il maggior numero di possibili interpretazioni. Ciò che lo caratterizza è essenzialmente il senso di abbandono e di solitudine in cui la perdita della donna amata ha gettato il protagonista: l’incapacità di accogliere, elaborare e metabolizzare il lutto … Inconsciamente, Orfeo aspira al ritorno; un viaggio impossibile, però, perché – come diceva Sartre – siamo viaggiatori con un biglietto di sola andata. Il luogo del ritorno è pertanto un luogo impossibile, perché non c’è mai nessun luogo che resti immutato nel tempo dove poter ritornare. Per questo il viaggio è di sola andata. Semmai è il nostro passato che ci visita in modo sorprendente, offrendoci ogni volta la possibilità di ripartire. Qualcosa dal passato che ci illumina, come le stelle morte che continuano a far luce al nostro presente”.
La prima dell’opera, martedì 19 settembre, sarà trasmessa in diretta streaming sulla webTv del Teatro Massimo diretta da Gery Palazzotto. La regia è di Antonio Di Giovanni, l’editing di Davide Vallone. Ecco il dettaglio delle recite con orari e turni di abbonamento: 19 settembre ore 20:00 (Turno Prime); 20 settembre ore 18:30 (Turno C); 21 settembre ore 18:30 (Turno B); 23 settembre ore 20:00 (Turno F); 24 settembre ore 18:30 (Turno D); 26 settembre ore 18:30 (Turno Opera).
Il debutto sarà preceduto da due appuntamenti di introduzione all’ascolto: il primo, giovedì 14 settembre alle ore 18.00 in Sala Onu, a cura dell’Associazione Amici del Teatro Massimo, con lo studioso del melodramma settecentesco e critico musicale, Lorenzo Mattei, docente di Storia della musica presso l’Università di Bari, che parlerà di Orfeo ed Euridice di Cristoph Willibald Gluck. L’ingresso è libero.
Il secondo appuntamento, martedì 18 settembre, alle 18:30 in Sala Onu è invece con la scrittrice e drammaturga Beatrice Monroy che per il ciclo “Vi racconto l’opera” proporrà letture e narrazioni di Orfeo ed Euridice con gli attori Sabrina Petyx e Gigi Borruso. Biglietti 3 euro.
Durata dello spettacolo: un’ora e 40 minuti circa senza intervallo