Debutta mercoledì 3 novembre alle ore 21.00, nella Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo, lo spettacolo Il delirio del particolaredi Vitaliano Trevisan con la regia di Giorgio Sangati. Prodotto dal Teatro Biondo e dal Centro Teatrale Bresciano, lo spettacolo è interpretato da un’attrice di grande talento come Maria Paiato, vincitrice nel 2019 del Premio Ubu, e da Carlo Valli e Alessandro Mor.
Trevisan è l’autore del testo metafisico, vincitore del Premio Riccione 2017, dove il racconto del magistero dell’architetto Carlo Scarpa diventa un pretesto per tessere una malinconica e struggente riflessione sull’arte e sulla fine.
Il 28 novembre del 1978 a Sendai, in Giappone, muore cadendo da una scala Carlo Scarpa, uno dei più grandi architetti del ’900. A distanza di qualche decennio l’anziana vedova di un ricco imprenditore torna, accompagnata da un badante, nella sua villa su un lago progettata proprio da Scarpa insieme al cimitero di famiglia fatto costruire dal consorte, «perché a mio marito non bastava una tomba, o una cappella di famiglia», cimitero dove è sepolto per sua volontà anche l’illustre architetto.
La donna non mette piede nella casa da anni e da anni è tramontato anche il mondo economico e culturale di cui è stata protagonista insieme al marito: la produzione di elettrodomestici di design, i salotti mondani con ospiti i maggiori esponenti dell’arte, della letteratura e della musica del momento. Tutto finito, e forse, come la fabbrica, anche la villa sarà venduta.
Nella vasta casa, in una sorta di ipnotico flusso di coscienza, la signora ripercorre la sua vita: il suo passato di attrice teatrale, l’abbandono della carriera per sposare il ruolo di moglie e poi di madre e il rapporto strettissimo, quasi morboso, con il grande architetto.
Nel tempo sospeso di questo soggiorno, la vedova incontra anche un professore di storia dell’architettura che sta scrivendo un saggio su Scarpa: lui le svelerà l’enigma di Sendai, lei gli consegnerà alcuni preziosi disegni del maestro.
Nel serrato alternarsi di soliloqui, silenzi e dialoghi tra i due personaggi, emerge sempre più nitido e al tempo stesso indecifrabile il ritratto di un uomo eccentrico e geniale, ossessionato dal dettaglio e dal controllo (il delirio del particolare, appunto); un regista capace di giocare con lo spazio e con il tempo, di sfidare – attraverso la creazione di un poema frammentario in forme architettoniche – il mistero della morte.
Sarà una scrosciante pioggia, nel finale, a sciogliere inaspettatamente l’enigma di un’arte e di una vita enigmatiche, rivelando il senso recondito di una ricerca artistica straordinaria: intrecciare la vita con il suo disfarsi, la natura con l’architettura, attraverso la melodia inesausta delle cose.
Fino al 14 novembre 2021.
Enrico IV
Sebastiano Lo Monaco è il protagonista dell’Enrico IVdi Luigi Pirandello nel nuovo allestimento diretto dal regista greco Yannis Kokkos e coprodotto da Teatro Biondo di Palermo, Sicilia Teatro, Teatro Stabile di Catania e Teatro Stabile del Veneto, che debutta in prima nazionale al Teatro Biondo il 4 novembre alle ore 21.00.
Al fianco di Lo Monaco, che interpreta il ruolo del protagonista, recitano Mariàngeles Torres nel ruolo della Marchesa Matilde Spina, Giulia Tomaselli (la figlia Frida), Francesco Iaia (il Marchese Carlo Di Nolli), Claudio Mazzenga (il Barone Tito Belcredi), Rosario Petix (il dottor Dionisio Genoni), Luca Iacono, Tommaso Garré, Gaetano Tizzano, Sergio Mancinelli, Marcello Montalto, Stefano Dorsenna, Marco Grimaldi.
Le scene dello spettacolo sono dello stesso Kokkos, i costumi di Paola Mariani e le luci di Jacopo Pantani. Repliche fino al 14 novembre.
Questa nuova edizione dell’Enrico IV di Pirandello coniuga lo sguardo del maggiore autore siciliano (e fra i maggiori europei) del ’900 con la cultura e l’esperienza di Yannis Kokkos, uno dei più geniali e stimati registi viventi. Lo spettatore viene accolto, quasi a sua insaputa, all’interno di una seduta psicoanalitica dalla quale uscirà, a fine spettacolo, con molti e rilevanti quesiti sul suo personalissimo vissuto.
L’intreccio della commedia pirandelliana è il pretesto per ragionare sulla follia, sul gioco ambiguo della finzione, sulla natura e la funzione dell’attore.
Sebastiano Lo Monaco, dopo il fertile incontro con Yannis Kokkos nell’Edipo a Colono di Sofocle, andato in scerna al Teatro Greco di Siracusa nel 2018, ha deciso di reinterpretare Enrico IV, dopo aver realizzato ben cinque testi di Pirandello e nel pieno della sua maturità artistica.
L’incredibile vicenda di questo dramma dai risvolti tragicomici è nota: un giovane nobiluomo, durante una cavalcata in costume nei panni di Enrico IV – alla presenza dell’amata Matilde – viene sbalzato da cavallo dall’odiato rivale Belcredi, batte la testa e impazzisce. Da quel momento, il giovane crede di essere veramente Enrico IV. Dopo dodici anni, l’uomo rinsavisce: Matilde Spina, l’amore di un tempo, è diventata nel frattempo l’amante di Belcredi. Non resta che continuare a farsi credere pazzo.
Dopo vent’anni, Matilde, Belcredi, la loro figlia Frida, il nipote Carlo e lo psichiatra Genoni tentano di curare la follia di Enrico IV con uno stratagemma: ricostruire la scena della caduta facendo recitare il ruolo di Matilde a Frida, uguale alla madre da giovane. La vista della ragazza dovrebbe far tornare l’uomo indietro nel tempo e restituirgli la ragione.
Enrico IV, di fronte alla ragazza che scambia per la madre, si lancia ad abbracciarla ma Belcredi si oppone. Enrico IV sguaina la spada e lo trafigge a morte. Ora, per sfuggire definitivamente alla realtà, che gli riserverebbe la prigione e un processo, Enrico IV decide di fingersi pazzo per sempre. D’ora in avanti la pazzia gli sarà necessaria, come condanna e insieme liberazione.