giovedì, 19 Dicembre 2024
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Al Museo Diocesano di Catania la mostra ”Dai depositi alla musealizzazione: il caso delle raccolte Urzì e Nicolosi”

Nella Sala Pinacoteca del Museo Diocesano di Catania è stata inaugura, lo scorso venerdì, la mostra “Dai depositi alla musealizzazione: il caso delle raccolte Urzì e Nicolosi”.

L’esposizione rende visibili gli oggetti delle collezioni di due sacerdoti catanesi, Mons. Salvatore Urzì e Mons. Salvatore Nicolosi, collezionisti di oggetti d’arte donati con testamento all’Arcidiocesi di Catania e da questa – in virtù di una lettura congiunta degli articoli del Codice Civile e del Codice dei Beni Culturali – consegnati alla Soprintendenza dei beni culturali, in quanto beni appartenenti al patrimonio indisponibile della Regione.

“La mostra – sottolinea l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà – rientra nella politica di valorizzazione delle opere meno conosciute, custodite nei depositi dei musei e delle Soprintendenze per far scoprire, anche attraverso esposizioni realizzate in collaborazione con musei pubblici e privati, il patrimonio della Regione. Quello della migliore valorizzazione del patrimonio è un argomento all’ordine del giorno, sul quale, come Governo regionale, stiamo effettuando un approfondimento nella prospettiva di consentire la massima visibilità e fruizione degli innumerevoli beni contenuti in archivi e depositi regionali”.

Della collezione Urzì fanno parte 160 piccoli oggetti provenienti da scavi archeologici quali piccoli vasi, qualche statuetta, piccoli esemplari di ceramica; alla collezione Nicolosi, invece, appartiene una raccolta di circa mille pezzi tra monete moderne e medaglie, di cui alcuni esemplari più antichi di epoca greca e romana, ma soprattutto di epoca medievale e islamica.

“La mostra allestita al Museo Diocesano non ha un valore scientifico particolarmente elevato – dice la Soprintendente di Catania Rosalba Panvini che ha curato l’allestimento – ma una funzione conoscitiva e divulgativa soprattutto in chiave didattica. I reperti archeologici presenti, infatti, essendo decontestualizzati e privi di indicazione sull’area geografica di provenienza, sono stati raccolti ed esposti su base tipologica”.

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