In occasione della celebrazione della Festa della Repubblica, il 2 giugno, la Fondazione Salvare Palermo, insieme all’Università degli Studi di Palermo – Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali, apre alla cittadinanza villino Camporeale, conosciuto anche come palazzo Beccadelli, che si trova a piazza Principe di Camporeale, 23.
Le visite guidate riguardano sia il fabbricato con gli spazi interni, a cura della Fondazione, che il giardino storico, che verrà descritto dagli studenti del Corso di Laurea Magistrale in Architettura del paesaggio coordinati dal prof. Antonio Motisi.
Verranno esposti per la prima volta documenti provenienti dagli archivi della Amministrazione che saranno illustrati dal Commissario dello Stato, Ignazio Portelli.
Le visite, della durata di 1 ora per un massimo di 30 persone a volta, seguiranno i seguenti orari: ore 10-11-12-15-16.
Prenotazioni tramite Whatsapp al numero 331 5664330.
Ulteriori info su http://www.salvarepalermo.it/…/1477-visite-guidate-al…
VILLINO CAMPOREALE | PALAZZO BECCADELLI
L’edificio è il risultato di una trasformazione radicale che interessò un tenimento acquistato nel 1879 da Pietro Paolo Beccadelli Acton, marchese della Sambuca e principe di Camporeale (Napoli 1852 – Roma 1918), deputato e senatore del Regno, poi consigliere comunale e sindaco di Palermo (1900), che aveva deciso di trasferirsi in città dopo aver vissuto fra Napoli, Losanna, Londra, Firenze e Roma. Pietro Paolo è discendente di un’importante famiglia nobiliare i Beccadelli di Bologna, trasferitasi da Bologna a
Palermo nel XIV secolo da cui discesero gli illustri Antonio Beccadelli “il Panormita” (1394-1471), precettore di Alfonso I di Napoli, e Simone Beccadelli (1419-1465) arcivescovo di Palermo.
I lavori, documentati da un progetto presentato al Comune di Palermo nel 1884 dal canonico Agnello amministratore del principe, risalgono all’ultimo decennio del XIX secolo quando l’edificio viene costruito in sostituzione di fabbricati in piazza Olivuzza (l’attuale piazza Camporeale) per i quali era stata richiesta l’autorizzazione per la demolizione; l’impresa appaltante Rutelli, che proseguirà i lavori almeno fino al 1888 anno in cui verrà eseguita la recinzione con la cancellata sulla piazza, innalzerà anche la piccola casa limitrofa destinata alla servitù. L’aspetto esteriore del villino è caratterizzato dal
rigore formale sottolineato dal bugnato piatto e dalla scansione delle finestre su diversi livelli.
Sul prospetto principale è impostata una pensilina in ferro secondo un modello di arredo urbano diffusissimo nell’edilizia pubblica e privata, così come il gazebo sul fronte affacciato sul giardino con ringhiere e pergolati. Il villino sorgeva all’Olivuzza nelle cui campagne erano – come annotò Giuseppe Emanuele Ortolani nel Nuovo dizionario (1819) –: «alquante case di abitazione di gente di campagna, e la popolazione ascende al numero di 800; dall’Olivuzza poi, che ha un piano spazioso ed ameno, si va da un lato dritto alla Noce, ed alla montagnuola di Perpignano, e s’incontrano sempre ameni siti, e giardini
abbondanti di frutti, e belle e graziose case di campagna», fra le quali la villa Belmonte, la villa Serradifalco e la villa Butera.
L’impianto della struttura a due elevazioni, raccordate da uno scalone aulico e da una scala di servizio, consta di un seminterrato per i locali di servizio, vani sottotetto e varie sale adibite a spazi di rappresentazione e luoghi di vita quotidiana. Tipologia edilizia abbastanza ricorrente fra i due secoli assai simile a quella della coeva villa Whitaker a Malfitano (1885-1889).
Nella hall di ingresso campeggiano due monumentali tele, il Ritratto di Pietro Beccadelli di Bologna principe di Camporeale (1781) e, forse, il Ritratto di Giuseppe Beccadelli di Bologna, suo figlio, subentrato nel 1776 a Bernardo Tanucci come Primo Segretario del regno napoletano.
Alcune stanze del villino Camporeale conservano ancora arredi originali: un soffitto ligneo e boiseries di stile umbertino, una volta in stile eclettico con decorazioni a grottesca in stucco e oro; mentre non sono oggi più visibili i lavori documentati al pittore palermitano Rocco Lentini (1887-1888) forse scialbati.
Dipinti alle pareti e una varietà di camini, in marmo o in legno, caratterizzano alcune sale. Nella stanza da pranzo una vetrina custodisce maioliche delle officine Sperlinga a Malaspina e Malvica (secc. XVIII- XIX) in affidamento dalla Galleria regionale della Sicilia. Ricorrente lo stemma nobiliare della famiglia Beccadelli di Bologna (scolpito nei camini o dipinto nella cupola ottagonale del passetto al piano terreno) con due aquile coronate e tre mani d’aquila nel campo inferiore. Il giardino informale di circa 2.000 mq, sopravvissuto alle lottizzazioni del secolo scorso, conta varie specie botaniche oggetto di studio da parte della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Palermo. Qui è visibile una settecentesca torre d’acqua.
Il villino è oggi sede del Commissario dello Stato per la Regione Siciliana.