Considerata la difficile situazione dovuta al Covid 19, la BC di Isola delle Femmine, ha deciso di proporre le proprie iniziative culturali in modalità online, mettendo a disposizione la propria sede e allestendo delle piccole mostre visionabili solo tramite la pagina Facebook.
La prima di queste inserite nel programma, riguarda la tradizione della “Festa dei Morti”, molto sentita, un tempo, in Sicilia e che, piano piano, ma forse inesorabilmente, sta smarrendo i connotati culturali tipici dell’Isola, per far posto all’usanza celtica, importata comunque dagli USA.
A tal proposito, proprio per non perdere l’usanza, è stato chiesto agli anziani di raccontare come vivevano in passato la ricorrenza, quando le festività religiose erano tappe importantissime, sia per le comunità di fedeli, sia per i lavoratori, poichè i giorni di festa segnavano le pause di riposo dalle pesanti fatiche nei campi o del lavoro di pescatore.
Il 2 Novembre era il giorno dei morti, una festività tanto cara soprattutto ai bambini perché, proprio in quel giorno particolare, i più grandi preparavo i doni per i bimbi e così, contrariamente a quanto possa sembrare, in passato non era una giornata di lutto, ma di festa, soprattutto per i bambini che ricevevano appunto in dono dai “morticini”, giocattoli e dolci.
La notte tra l’1 e il 2 novembre, i bimbi accendevano un lumino davanti la foto dei loro cari defunti, recitavano preghiere come il Padre Nostro e un’antica orazione siciliana riportata negli iscritti del Pitrè «Armi santi, armi santi, io sugnu uno e vuatri siti tanti: mentri sugnu ‘ntra stu munnu di guai, cosi di morti mittitiminni assai». (Anime sante, anime sante, io sono uno e voi siete tanti; mentre sono in questo mondo di guai regali dei morti mettetene in abbondanza), prima di coricarsi per la notte mettevano le scarpe sotto il letto e un cesto di vimini.
La mattina del 2 i bambini si svegliavano di buon mattino e il primo pensiero era quello di guardare sotto il letto dove, dentro le scarpe, trovavano delle monetine e qualche dolcetto, mentre nella cesta scoprivano frutta secca, biscotti e un pupo di zucchero. Per i più fortunati qualche abito o dei giochi che potevano essere di legno o di latta e per le bambine delle bambole di pezza.
Oggi la tradizione è cambiata, ormai da decenni, purtroppo, anche in Sicilia, i bambini hanno imparato a conoscere un’altra tradizione, quella di Halloween, la notte, appunto, dedicata, come nella tradizione celtica, agli spettri ed delle streghe: nulla a che vedere con la sacralità della nostra festa dei Defunti.
E così, secondo i canoni di una festa non certo imperniata alla cristianità, il 31 ottobre, i più piccoli, vanno in giro vestiti con maschere più o meno spaventose, a chiedere “dolcetto o scherzetto?”: ennesimo segnale di un tempo in cui il business prevale sulla tradizione e la voglia di far chiasso sul significato di gesti e simboli, tanto che zucche e cappelli da strega, hanno troppo spesso sostituito la frutta martorana e i pupi ri zuccaru.
Lo scopo della sede di BCsicilia di Isola delle Femmine, presieduta da Agata Sandrone, è quello di far riscoprire la tradizione Siciliana del 2 Novembre, mettendo in mostra il famoso cannistrù con la “pupaccena” o “pupo ri zuccaru”, quest’ultimo rappresentato da un paladino, attorno al quale verrà posta la frutta secca, castagne, noci, mandorle , fichi secchi, melograni e i sorbi.
Accanto a questi frutti non possono mancare i tradizionali biscotti, i taralli, i tetù, le reginelle e i mostaccioli (detti anche ossa ri morti), ultimo elemento la frutta martorana. In un piatto a parte la tradizionale muffoletta, una pagnotta condita con olio nuovo, sale, pepe, formaggio e acciughe. Faranno da contorno antichi giocattoli del periodo delle nostre nonne.