giovedì, 14 Novembre 2024
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A Bagheria una marcia di solidarietà, liberarsi dalla mafia è possibile

BAGHERIA (PA) – Giornate che risvegliano le coscienze, lasciano un segno che non svanisce: è il seme della legalità nella lotta contro la mafia. bagheriamafia3Un piccolo gesto, ma ricco di valori sani e giusti, la marcia di solidarietà organizzata sabato 14 novembre nel corso principale di Bagheria. Lo scopo, come hanno sottolineato gli ideatori, è stato quello di mostrare vicinanza e fratellanza ai numerosi commercianti della città, troppo a lungo isolati e dimenticati, nella loro scelta di lottare contro il racket. L’iniziativa, vivacizzata dalla musica dei gruppi “Tossico Divertenti” e “Banda alle Ciance”, ha visto la partecipazione del Sindaco Patrizio Cinque, di assessori e consiglieri di differenti schieramenti politici, di rappresentanze religiose, tra cui Padre Michele Stabile e Padre Luciano Catalano, di singoli cittadini, di associazioni e soprattutto di studenti. Una mattina all’insegna del sorriso e dell’allegria, strumenti di pace che annientano e condannano ogni forma di violenza. Non è mancato, poi, il pensiero alle tragiche vicende che hanno colpito Parigi.

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La marcia di solidarietà è nata a seguito dei recenti fatti che hanno visto Bagheria protagonista nella lotta contro il racket delle estorsioni. Operazione Reset 2: ventidue gli arresti, trentasei gli uomini che hanno scelto una vita degna di essere vissuta. Dopo lunghi anni imprigionati dalle catene invisibili dell’oppressione, una vita trascorsa a pagare l’insopportabile pizzo che danneggia la famiglia e avvelena la società, imprenditori e commercianti hanno tagliato le radici con la mafia. Si conoscono le loro storie e si sentono le loro voci. Il racconto di Gianluca Calì e di Mimmo D’Agati, imprenditori antimafia, che hanno messo alla luce del sole i meccanismi e gli atti intimidatori subiti. Testimonianze che hanno fatto scendere in piazza tanti ragazzi bagheresi, con cartelloni “l’indifferenza è mafia”, “la mafia uccide… il silenzio pure”, “insieme si può”, “la mafia teme più la scuola della giustizia”. Un messaggio, dunque, chiaro e trasparente, accolto dalla città e dai giovani: “liberarsi dalla mafia è possibile”.

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Ma quale è il prezzo della libertà? Atti vigliacchi e violenti, le minacce, le fiamme e la paura. Quel timore, che all’inizio paralizza ogni azione, superato dal coraggio di dire NO alla mafia, ecco che poi, serpeggiando lentamente, alla fine pare ritornare.  E allora c’è chi ancora tace, chi indietreggia il passo. Si ha poca fiducia nelle Istituzioni perché sembrano non proteggere, non tutelare. Si crede di rimanere soli. La paura diventa una compagna inseparabile.

Oggi più che mai nella lotta contro il racket, le parole di Giovanni Falcone appaiono  opportune e significative: “l’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Altrimenti non è più coraggio, è incoscienza”.

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