Il 29 agosto 1991, il commerciante di Palermo Libero Grassi fu ucciso dalla mafia per essersi rifiutato di pagare il pizzo. La sua morte segnò un momento di presa di coscienza civile, della necessità di ribellarsi e di denunciare.
Grassi era un uomo coraggioso che aveva deciso di ribellarsi al sistema mafioso, denunciando pubblicamente l’estorsione e incoraggiando altri imprenditori a fare lo stesso.
Così, alla richiesta “O paghi o ti facciamo saltare in aria la fabbrica”, rispose con una lettera aperta al suo estortore, motivando razionalmente il suo no all’ennesimo ricatto estorsivo, che il 10 gennaio del 1991 pubblicò il Giornale di Sicilia e che venne ripresa da altri quotidiani e da emittenti televisive.
“Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere… Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al Geometra Anzalone e diremo no a tutti quelli come lui”.
In seguito, la testimonianza di Libero Grassi fu fondamentale per la condanna di alcuni boss mafiosi, ma anche per la sua stessa morte.
La morte di Libero Grassi fu un segnale forte della violenza della mafia e della sua capacità di intimidazione.
Oggi, a 32 anni dalla sua uccisione, ricordiamo Libero Grassi come un eroe civile che ha combattuto per la giustizia e la legalità. La sua morte non è stata invano e il suo esempio continua a ispirare coloro che lottano contro la mafia e il crimine organizzato in Italia.
Per il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: “Nella storia di ogni Paese ci sono persone destinate a lasciare un’impronta profonda, indelebile, nella vita di singoli cittadini e di intere comunità. Libero Grassi è uno di loro. Uomo di straordinario coraggio e integrità, sfidò la mafia pagando con la vita il suo rifiuto di piegarsi al ricatto del ‘pizzo’. La sua ferma opposizione alla criminalità organizzata lo ha reso simbolo di resistenza e di eroismo civile”. “Ancora oggi – conclude Piantedosi – Libero Grassi è fonte di ispirazione per le nuove generazioni e per quanti credono e lottano per un Paese più giusto e più sicuro. Per questo è nostro dovere rinnovare la memoria”.
Per il sindaco Palermo Roberto Lagalla “L’esempio dell’imprenditore è un faro per coloro che vogliono portare avanti la propria attività in modo onesto, senza scendere a patti con Cosa nostra. Gli imprenditori oggi, rispetto a quanto accaduto a Libero Grassi, possono contare sul concreto sostegno delle associazioni antiracket. È proprio grazie all’impegno di queste associazioni e al lavoro di magistratura e forze dell’ordine che negli ultimi decenni sono stati fatti grandi passi in avanti contro le estorsioni e sono aumentate le denunce degli imprenditori. Il percorso di legalità, però, deve continuare a essere alimentato, consapevoli che ancora oggi ci sono soggetti che pagano il pizzo non solo per paura, ma anche per trarre benefici da scellerati accordi con la criminalità organizzata”.