Dopo la Festa del Cinema di Roma, anche a Palermo ha fatto tappa lo scorso 3 marzo al cinema Rouge et Noir per una proiezione speciale il docufilm di Luigi Falorni “La nascita del Gattopardo. Come un grande amore è diventato un capolavoro della letteratura mondiale“, di Giuseppe Tomasi Di Lampedusa.
Il film è stato girato nelle location originali di Sicilia e Lettonia: Palazzo Lanza Tomasi, Villa Lampedusa, Palazzo Lampedusa, Castello di Montechiaro, Palazzo Ducale, Fondazione Piccolo, Cimitero dei Cappuccini, Torre di San Nicolò, Palma di Montechiaro, Chiesa di Maria Santissima del Rosario (Palma di Montechiaro), Museo Regionale di Palazzo Mirto, Ficarra, Santa Margherita di Belice, Palermo. Castello di Stomersee, Stameriena, Opera Hotel & Spa, Riga, Chiesa dell’Annunciazione, Riga.
Sinossi
Quando lo scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa morì nel 1957, era senza un soldo. La vedova riuscì a sopravvivere grazie ai prestiti. Eppure, un anno dopo fu pubblicato il suo unico romanzo, “Il Gattopardo”, un successo da dieci milioni di copie, da cui fu tratto il film di Luchino Visconti. Dietro il libro si cela un’altra grande storia, quella dell’amore tra lo scrittore e sua moglie, tedesca del Baltico, la psicoanalista Alexandra von Wolff-Stomersee. Attraverso documenti d’archivio, la fondamentale ‘voce narrante’ di Gioacchino Lanza Tomasi, le immagini di volti e luoghi di una vita, un film che approfondisce e dà nuova luce a uno dei casi letterari del Novecento, e alla figura del suo autore.
Nota di regia
Il Gattopardo è uno di quei romanzi, e uno dei film, che mi sono rimasti sempre nel cuore. Tuttavia quando mi è stata proposta la regia di questo documentario, mi sono chiesto quale fosse la rilevanza di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e del suo Gattopardo al giorno d’oggi, nell’ormai non più giovanissimo 21esimo secolo. Ho riletto il romanzo, rivisto il film di Visconti, poi mi è capitato di leggere Ricordi di infanzia, un racconto nel quale Lampedusa descrive con innamorata acribia la “casa” – in realtà uno straordinario palazzo palermitano – in cui è cresciuto. In questo racconto rivive un bambino felice, a cui viene fatta una grande promessa: un giorno sarebbe stato un Principe. Lampedusa lo divenne, ma solo di nome. Perché durante il suo cammino dovette rinunciare pezzo per pezzo a tutto quello che la vita gli aveva promesso. D’un tratto mi sono sentito vicino a quel bambino. Anche a me e ai miei coetanei è stata fatta una promessa: che la nostra vita sarebbe stata migliore di quella dei nostri genitori, come la loro è stata migliore di quella dei loro genitori. Questa promessa ha accomunato tutta la mia generazione. E non si è avverata. Il declino dell’aristocrazia europea vissuto da Lampedusa e da sua moglie Alexandra Wolff Stomersee si ripete oggi nel declino globale della classe media e l’incertezza del futuro prende il posto dell’aspettativa di una vita realizzata ed appagante. Epoche diverse, ma un’esperienza universale ci unisce.
Come reagire ad una grande perdita? Ci schiaccerà fino ad annientarci, o ci spronerà a cambiare e andare oltre? La psichiatra Elisabeth Kübler-Ross ha individuato una successione di fasi che ogni persona sembra attraversare nel venire a termini con una perdita, dalla negazione iniziale alla rabbia, al patteggiamento, fino alla depressione. Prese insieme costituiscono una specie di “rito di passaggio”. L’ultima fase, che non tutti riescono a raggiungere, è l’accettazione. Rivedendo la biografia di Lampedusa in questa chiave, tutta la sua vita appare come un impervio passaggio verso l’accettazione finale del suo destino, e allo stesso tempo della sua vera vocazione.
Nel Cast: Lila Ilyaschenko è interpretata da Karina Tatarinova; Lucio Piccolo da Guido Cavallaro; Francesco Orlando da Gioacchino Turdo; Bäuerin da Giuditta Perriera; Giuseppe Tomasi di Lampedusa da Marco Feo; Giulio Tomasi di Lampedusa da Ferdinando Gattuccio; Beatrice Tasca di Cutò da Palma Macrì; e Alexandra Wolff-Stomersee da SarmiteVucane.
Distribuzione italiana, Istituto Luce Cinecittà. Germania/Italia/Lettonia, 2019.