E’ bastato dire il loro nome, Giovanni e Paolo, perché ben 1.500 studenti gridassero “No alla Mafia” e scendessero vittoriosi dalla nave simbolo della legalità, salpata il giorno prima dal porto di Civitavecchia, tutti insieme come un grande esercito, un fiume pieno di coraggio contro un sistema che non gli appartiene. Quel sistema da combattere in prima linea per sconfiggerlo, quel sistema dove la mafia che fa da padrone è da eliminare definitivamente. Loro, questi giovani studenti, non erano soli.
Ad aspettarli sul molo di Palermo tanti altri studenti delle scuole di Palermo, tutti uniti contro la mafia, ed ancora ad accoglierli, Maria Falcone, sorella di Giovanni e presidente della Fondazione Falcone, ed il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Questo l’esordio della giornata commemorativa per il 27° anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita in quel maledetto pomeriggio, il 23 maggio del 1992, poco prima delle 18, il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Sull’autostrada che collega l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo, esplose una carica di tritolo. Ed oggi dopo ben ventisette anni, a Palermo, si sono riuniti, per le commemorazioni, oltre 20.000 studenti.
A bordo della nave per la legalità anche il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho, il capo della Direzione investigativa antimafia, Giuseppe Governale, la Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, la presidente delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni. Tra i vari striscioni che gli studenti hanno voluto esporre sulla nave si intravedono delle frasi che fanno riflettere: “Sogno una nazione senza corruzione questa è l’ambizione della mia generazione” ed ancora “La giustizia è il seme della libertà, facciamola crescere con noi”, o anche “Gli uomini passano, le idee restano”.
Quella della nave è solo una delle tantissime iniziative inserite nel programma della manifestazione #PalermoChiamaItalia, promosse dal ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Falcone.
Altra tappa dei giovani per ricordare la strage, l’Aula bunker dell’Ucciardone, luogo simbolo del Maxiprocesso a Cosa Nostra, dove si sono susseguiti esponenti delle Istituzioni e rappresentanti del governo e la stessa Maria Falcone che dichiara: «Da 27 anni l’anniversario della strage di Capaci simboleggia l’unità della nazione nella lotta alle mafie e nella difesa della democrazia, della libertà e della legalità. Il 23 maggio si rende onore non solo a mio fratello Giovanni, a sua moglie Francesca Morvillo a Paolo Borsellino e agli eroici agenti delle scorte, ma anche a tutti gli altri uomini e donne delle istituzioni che hanno sacrificato le loro vite per tutti noi. Il mio augurio è che nessuna polemica sporchi le celebrazioni in ricordo delle stragi di Capaci e Via D’Amelio. È fondamentale che questo giorno, come accade da 26 anni, le istituzioni confermino con la loro presenza l’impegno dello Stato a portare avanti gli ideali a cui Giovanni Falcone ha dedicato la sua vita fino all’estremo sacrificio».
«E’ importantissimo che tanti cittadini testimonino, partecipando alle manifestazioni, che la Sicilia rifiuta a viso aperto la mafia. – spiega Maria Falcone – Niente deve incrinare l’entusiasmo e la gioia delle migliaia di bambini e ragazzi delle scuole di tutta Italia che vengono a Palermo e che vivono questo appuntamento come il coronamento di un anno di studio e di impegno sui temi della legalità e della democrazia. Il 23 maggio è soprattutto per loro».
«Durante tutto l’anno vado nelle scuole, interviene Tina Montinaro, vedova di Antonio, caposcorta del giudice Falcone, morto con lui a Capaci, a parlare con gli studenti perché credo nell’importanza di educarli ai valori dell’antimafia. Vederli arrivare a Palermo, in un giorno che da giorno di lutto è diventato una festa, mi conferma l’importanza del lavoro che quotidianamente facciamo. Diamo a loro domani un esempio di unità nazionale».
Palermo chiama Italia è lo striscione di dieci metri che inneggia alla legalità appeso ben visibile proprio davanti l’Aula Bunker di Palermo. Assenti il presidente della commissione antimafia dell’Ars Claudio Fava e il presidente della Regione Nello Musumeci che hanno annunciato di disertare “la passerella” del bunker per partecipare alle altre iniziative della giornata commemorativa, il primo a Capaci, il secondo alla caserma Lungaro. Il sindaco Leoluca Orlando, dopo aver accolto i ragazzi, è andato via prima che arrivasse Salvini, per recarsi a Piazza Magione.
Sull’iniziativa è intervenuto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che dichiara: «La Repubblica si inchina nel ricordo delle vittime e si stringe ai familiari. Il sacrificio del magistrato, ucciso con la moglie e gli uomini della scorta, è divenuto motore di una riscossa di civiltà, che ha dato forza allo Stato nell’azione di contrasto e ha reso ancor più esigente il dovere dei cittadini di fare la propria parte per prosciugare i bacini in cui vivono le mafie».
Mentre il premier Giuseppe Conte nell’aula bunker dell’Ucciardone afferma: «Palermo chiama Italia! è un appello a cui, però, deve rispondere anche lo Stato. Il Governo che rappresento si ricorda di questa chiamata e vi risponde con tutti gli strumenti che può mettere in campo. Il nostro obiettivo è chiaro: fare terra bruciata alla mafia».
«La lotta alla mafia – continua Conte – è una battaglia di libertà contro chi vuole confondere la verità con la menzogna, contro la politica deviata, contro l’opacità. La lotta alla mafia è una battaglia per le persone. La lotta alla mafia è una battaglia anche contro la paura. Il mio Governo è impegnato a combattere la mafia in primo luogo sostenendo le forze dell’ordine, organi requirenti e giudicanti nel loro impegno quotidiano Ma occorre anche creare le condizioni affinché non ci sia più bisogno della mafia, laddove manca il lavoro, ci sia una rete adeguata che aiuti in questa ricerca e ci sia comunque un reddito per chi l’ha perduto e non ha altre fonti di sostentamento; ci sia una casa per chi l’ha persa; sia sempre garantito il diritto all’istruzione, non manchi mai l’assistenza sanitaria per tutti, anche nei luoghi in cui la politica e l’amministrazione hanno deciso di barattarla con il profitto personale».
All’Ucciardone presente il presidente della Camera Roberto Fico che ha detto: «La mafia è la prima emergenza del Paese, va sconfitta definitivamente, una volta per sempre». Fico ha parlato di un vero e proprio Piano Marshall, da poter attuare, un’azione congiunta di ministeri, presidenza del Consiglio, Camere e Comuni.
«Lo Stato c’è, ce la può fare e ce la deve fare. Due super eroi che non avevano i super poteri, ecco chi erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino» ha aggiunto il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Sull’iniziativa interviene anche il ministro Matteo Salvini: «Dopo la strage nulla è stato come prima. Chi ha ucciso Falcone e Borsellino ha provocato tanto dolore ma ha anche svegliato il popolo italiano, perché penso che dopo quella bomba nulla è più stato come prima».
«Il primo problema per la sicurezza del Paese è la mafia – ha affermato il capo della Polizia Franco Gabrielli, anch’egli presente nell’aula bunker -. Catturare Matteo Messina Denaro è per noi una priorità ma la priorità è il contrasto delle mafie. Non vorrei che passasse il messaggio che una volta che venga preso Matteo Messina Denaro, e lo prenderemo, la partita sia chiusa ma non è così».
«Le mafie sono straordinariamente raffinate perché ne pensano una più del diavolo per eludere le norme”, ha dichiarato nel suo intervento nell’Aula Bunker il presidente dell’Antimafia Nicola Morra. Mentre per il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: «Tutte le leggi, tutte le azioni che portano avanti le forze dell’ordine e dei magistrati hanno bisogno di un supporto culturale e di cultura della legalità. Sulle stragi che hanno dilaniato il nostro Paese lo Stato ha il dovere di accertare la verità. La magistratura sta lavorando».
Bonafede ha anche sottolineato come “da un lato la collaborazione fra nazioni è necessaria per la lotta alla criminalità, e dall’altro è importante la convenzione di Palermo, poichè impone uno standard di leggi e azioni che possano unire questi Paesi. Mi piace pensare alla Convenzione di Palermo come una grande idea di Giovanni Falcone che cammina sulle gambe di milioni di cittadini nel mondo».
Tra gli altri, un momento importante e toccante è stato quando ha preso la parola Nando dalla Chiesa, il quale con grande semplicità si è rivolto ai giovani perché a suo parere: «loro sono gli ambasciatori anche all’estero della lotta alla mafia. Questo è ciò che succede oggi. La mafia non ha confini e spesso i giovani che vivono negli altri paesi non la conoscono, mentre i nostri giovani ne hanno coscienza e per questo sono importanti in quanto hanno una consapevolezza nuova. Ieri notte sono stato a parlare con decine e decine di studenti sopra la nave proprio su questo argomento»
La commemorazione è continuata con la marcia verso l’albero Falcone, con tutti i giovani studenti, altro simbolo di lotta alla mafia.