Il presidente americano Donald Trump “vuole bene” al leader coreano Kim Jong-un: lo ha riferito due giorni fa Sarah Sanders, portavoce della Casa Bianca. E i telegiornali registrano sorrisi di circostanza, interviste comuni, dichiarazioni, i rispettivi entourage si danno da fare per cementare l’amicizia tra i due capi di Stato. Insomma, la “pace” tra Stati Uniti e Nord Corea sembra marciare spedita, salvo poi arenarsi e ripartire.
Ma Max Papeschi e Max Ferrigno continuano a pensarla a modo loro, convinti come sono che l’unico modo per rappresentare Donald e Kim sia quello di farli diventare protagonisti di un confronto forzato e irridente, grottesco ed inverosimile. Confronto che andrà avanti ancora per un mese: è stata infatti prorogata fino al 24 aprile “Pyongyang Rhapsody | The Summit of Love”, mostra a quattro mani dei due artisti, curata da Laura Francesca di Trapani, promossa dal Comune di Palermo e organizzata dalla Fondazione Jobs, allo ZAC dei Cantieri Culturali alla Zisa, a Palermo.
Un carosello d’immagini mostruosamente iconiche che rivelano l’assurda realtà di una pace tanto acclamata quanto teatrale, anzi farsesca. Tra i quali si gioca una “partita di tennis” a colpi di simboli ed immagini irridenti: se da un lato troviamo Kim Jong-un in versione Santa-Kalì, dall’altro vediamo Donald Trump/dio Ra del denaro; se a destra chiama un Monopoli targato Nord Corea, a sinistra gli risponde il Gioco dell’Oca degli States; se Trump si sostituisce a Gesù nell’Ultima Cena di Leonardo, per ritrovarsi solo, in mezzo ad un vuoto cosmico, Kim ruba il posto alla Venere di Botticelli, e si circonda solamente di cloni del suo pupillo, il giocatore di basket Dennis Rodman.
Al rimpallo delle immagini dei due leader – lungo le pareti dello ZAC – fanno da contraltare, in un vortice di colori degno della migliore tradizione hippie, le bandiere della Nord Corea, rivisitate da Max Ferrigno, nelle quali il simbolo del paese asiatico è tradotto in chiave pop-erotica, portando così agli estremi l’aspetto ironicamente romantico di questo “summit of love”. Alla fine del percorso espositivo, proprio di fronte all’entrata del lungo capannone, appaiono due pin-up/soldato, tipiche dell’immaginario di Ferrigno.
Kim e Donald, personalità identiche, coinvolti in un continuo confronto di superego grotteschi. Papeschi e Ferrigno ne sono certi, senza ombra di dubbio: uno dittatore per eredità familiare, l’altro eletto presidente per votazione democratica, sì, ma con la vocazione da dittatore. Potrebbero essere due fuoriusciti da un cartoon dei Simpson, se non occupassero spazio nei TG.