Palermo 22 febbraio 2019 – Andreas Nikolaus Lauda, nel mondo noto come Niki Lauda, austriaco di Vienna, lì nato il 22 febbraio 1949, tre volte Campione del Mondo di F1, nel 1975 e 1977 con la Ferrari e nel 1984 con la McLaren, compie oggi 70 anni, benché attanagliato da problemi respiratori, conseguenza di un tragico incidente, del quale scriveremo più avanti.
Niki ha disputato, nella sua lunga e prestigiosissima carriera, ben 171 GP, vincendone 25 e facendo segnare 24 pole position ed altrettanti giri veloci in gara.
La sua tecnica di guida era sopraffina, Niki era capace, solo dopo pochi giri di pista, d’individuare ogni piccolo problema della vettura e le sue indicazioni erano indispensabili ed utilissime per i tecnici, che attuavano e risolvevano ogni problemale nel 99% dei casi. Questa sua metodologica e l’innata capacità, gli valse il soprannome di “computer”.
La sua era una ricca famiglia di Vienna, ma i suoi genitori, convinti che la passione motoristica del giovane Niki, li avrebbe screditati agli occhi dell’aristocrazia viennese, non solo non lo supportarono economicamente, ma ne contrastarono, sin tanto che poterono, l’attività.
Il caparbio Lauda, iniziò a gareggiare con una Mini Cooper, per poi passere al Campionato di Formula Vee ed in seguito alla F3.
I mezzi poco competitivi e la penuria di risorse economiche, benché egli fosse convinto fermamente delle sue doti, lo portarono a sfiorare l’abbandono delle competizioni ma, per sua fortuna ed anche per la fortuna dell’automobilismo in genere, un polizza vita che la sua famiglia gli aveva intestata, gli tornò utile per offrire le garanzie indispensabili a trovare un seggiolino nel Team March di F2.
Nel 1971, sempre con la March che gli mise a disposizione una 721 M equipaggiata dal propulsore Ford, debuttò nel “Trofeo Jim Clark” che si disputava sul circuito di Hockenheim ma, a quel tempo, la stella del Team March era il veloce e funambolico svedese Ronnie Peterson e così pochi si occorsero di Niki.
Sempre nel ’71 si cimentò nel Campionato Europeo di F2 e con la sua March BMW, si confrontò con Campioni del calibro di Francois Cevert, Emerson Fittipaldi, Dieter Quester, cogliendo buoni risultati, tanto da convincere Robin Head, patron del Team March, ad offrirgli l’opportunità di gareggiare il F1, accanto al già citato e consacrato Ronnie Peterson. I risultati non furono incoraggianti e così Lauda, nel 1973, riesce a racimolare sponsor per assicurarsi un posto, da pilota pagante, alla BRM, dove incontro lo svizzero Clay Regazzoni (con lui ritratto nella foto), il quale, tornato alla Ferrari nel 1974, lo segnalò al grande Enzo.
Niki, tra la diffidenza di molti che avrebbero voluto vedere al fianco di Clay il bravo Arturo Merzario, si trovò quindi alla guida della vettura della Scuderia di Maranello, allora in cerca di un rilancio.
Niki Lauda, insieme al più compassato Clay, si fiondò quindi, per tutto l’inverno, nella messa a punto della vettura, alla quale non risparmio spesso critiche e verso la quale usò spesso, sino a spingersi ad un “questa macchina è una merda”, aggettivi ritenuti impropri e pesanti per l’ambiente della Scuderia italiana.
Preziosi, per il giovane Niki, furono i consigli di Piero Lardi Ferrari, figlio del “Drake”, il quale gli consigliò di non rivolgersi con termini duri e scomposti, nei confronti del padre. stesso consigli gli elargì benevolmente e Clay Regazzoni.
In Sud Africa giunse la sua prima Pole ed in Spagna la sua prima vittoria, alla quale seguì quella in Olanda e la piazza d’onore il Francia. A queste esaltanti vittorie seguirono alcuni errori, sono a giungere al ritiro avvenuto nel GP d’Italia, dove mise in mostra, ancora una volta, tutto il suo carattere ostico e caparbio, volto solo alla vittoria personale, tanto che rifiutò, nonostante il DS della Ferrari di allora, l’oggi affermato imprenditore Luca Cordero di Montezemolo, lo avesse relegato al luogo di gregario di Clay Regazzoni, in lotta per il Titolo mondiale con il brasiliano Emerson Fittipaldi, di offrire appoggio al compagno di Scuderia che a Maranello lo aveva voluto. Niki dovette ritirarsi a causa di noie meccaniche e Regazzoni, per una manciata di punti, perse il Titolo.
Nel 1975, grazie alla competitività della Scuderia Ferrari ed alla bontà della 312 T2, il pilota austriaco ottenne cinque vittorie e vinse il suo primo Campionato del Mondo di F1.
Nel 1976, Niki si trovo inopinatamente a combattere contro la McLaren-Ford dell’estroverso inglese James Hunt. Giunsero le vittorie in Belgio, Monaco e Gran Bretagna.
Il 1° agosto 1976, una data rimasta indelebile nella mente di tanti appassionati di automobilismo, giunse il terribile incidente occorsogli al Nurburgring, il pericoloso circuito tedesco: Lauda, viste le avverse condizioni meteo, decise di partire con le gomme da pioggia ma, resosi conto che sta perdendo terreno nel confronti dei colleghi che montavano le slick, decise di tornare ai box per cambiare le sue rain. Niki, giunto alla curva Bergwerk, perse il controllo della vettura, andò a cozzare violentemente contro una roccia e terminò la sua incontrollata corsa, in mezzo alla pista. La vettura prese subito fuoco e Niki, privo del casco, volatogli incredibilmente via nell’impatto, rimase intrappolato nell’abitacolo della Ferrari. Deve la vita all’intervento di altri piloti come Harald Ertl, Guy Edwards e Brett Lunger ed in particolare dell’italiano Arturo Merzario, il quale lo estrasse coraggiosamente dalle fiamme che avevano avvolto la 312T.
Lauda gravemente ustionato al volto ed alle mani, versò in coma farmacologico per diversi giorni ma quando ormai si pensava che per lui fosse giunta la fine si riprese e questo nonostante i gravi danni che i suoi polmoni avevano riportato, a causa dei gas inalati. Danni fisici che, ancor oggi, l’ormai 70enne Lauda, si porta appresso e che lo costringono spesso a ricoveri preventivi.
La Ferrari, per sostituirlo, aveva cominciato a pensare allo svedese Ronnie Peterson ma Lauda, terrorizzato dal dover perdere il posto, affrettò i tempi di recupero e dopo 42 giorni dall’incidente, tornò in pista nel GP d’Italia a Monza e con un casco modificato, a causa delle devastanti ustioni riportate al volto, si calò nell’abitacolo, giungendo eroicamente quarto al traguardo.
Arrivò quindi l’ultima gara, quella che si corse sul circuito giapponese del Fuji. L’acqua era quel giorno torrenziale ed i piloti non avrebbero voluto correre ma, una situazione legata ai diritti televisivi che spettavano al circassa diretto a Bernie Ecclestone, li costrinsero a prendere il via, con l’accordo che, dopo cinque giri, sia Lauda che Hunt, avrebbero dovuto fermarsi. Così non fu, il patto, da parte dell’inglese, non venne rispettato e, mentre Lauda tornò ai box, Hunt s chiuse al sesto posto, conseguendo quell’unico punto che gli bastò per vincere il Mondiale.
Nel 1978, l’anno della vittoria nel mondiale dell’Italo-Americano Mario Andretti con la Lotus, Niki Lauda, il cui rapporto con Enzo Ferrarri si era deteriorato, anche per motivi economici, annunciò, nel corso del GP d’Olanda che nel 1978 non avrebbe più corso con la Casa di Maranello e che sarebbe approdato alla Brabham-Alfa Romeo. Il 1978 e il 1979, non furono anni eccezionali per Niki, il quale, poco prima del GP del Canada, decise di ritirarsi dalle competizioni.
Niki si dedicò quindi allo sviluppo della sua Compagnia aerea, la “Lauda Air” ma, alla fine del 1981, annunciò che nel 1982, sarebbe tornato alle cose e così fu: Niki si accordò con la McLaren per guidare la Mp4-Ford, ottenendo subito un 4° posto, vinse quindi del GP degli Stati Uniti e nel GP di Gran Bretagna. Nel 1983, al volante sempre della McLaren, questa volta equipaggiata con il potente propulsore TAG-Porsche e benché avesse come compagno di Scuderia il giovane e velocissimo francese Alain Prost, grazie a tre vittorie, una delle quale ottenute nel GP d’Austria e due secondi posti, vinse il Mondiale per solo 1/2 punto di scarto nei confronti del Compagno di Scuderia. Nel 1985, nei giorni precedenti al GP d’Austria, Lauda annunciò il secondo e definitivo ritiro dalle competizioni.
Niki, del quale oggi si festeggia il 70 compleanno, ha avuto due figli, Lucas e Mathias, da Marlene Knaus ed un terzo figlio, Christoph, da una relazione extraconiugale. L’ex pilota, divorziato del 1991, ha sposato, nel 2008, Birgit Wetzinger, hostess della sua seconda Compagnia Aerea, la Fly Niki. La moglie, nel 2005, gli ha donato un rene, mentre l’altro rene gli era stato donato, nel 1977, dal fratello Florian. Lauda ha anche subito un trapianto di polmone, tutti interventi e trapianti riconducibili al terribile e indimenticato, incidente occorsogli con la Ferrari.
Ho avuto il grande onore di gareggiare simbolicamente contro di lui, nel 1984, in occasione della manifestazione “Sfida Lauda con la Uno Turbo” organizzata dal settimanale motoristico “Rombo” e dalla FIAT che si svolse sul Circuito di Misano Adriatico.
Gli auguri della nostra Redazione al grande Campione austriaco.