Si è svolto questa mattina a Palazzo Steri, a Palermo, il convegno intitolato ‘Il Modello Palermo – Tutori Volontari e l’accoglienza dei minori stranieri ad un anno dalla Legge 47/2017‘, presentato dal Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza del Comune di Palermo, Pasquale D’Andrea, per illustrare le “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”, il Modello Palermo, che istituisce l’elenco dei tutori volontari, il cui bilancio a Palermo è assolutamente positivo.
Sono intervenuti, tra gli altri, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il presidente del Tribunale per i minorenni di Palermo, Francesco Micela, il procuratore capo del Tribunale dei minorenni di Palermo, Maria Vittoria Randazzo, il questore di Palermo, Renato Cortese, la coordinatrice UNICEF per il Programma Migranti e Rifugiati in Italia, Anna Riatti, Maurizio Gentile dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia nonché le associazioni che operano sul territorio per l’accoglienza, l’inclusione e l’integrazione dei giovani stranieri non accompagnati. Durante il convegno sono stati, inoltre resi noti: i dati sui tutori della città di Palermo, il report sulla situazione dei minori stranieri non accompagnati e i punti di forza e di debolezza riguardo il sistema.
«I bambini ci ricordano ciò di cui abbiamo bisogno – spiega il sindaco Leoluca Orlando – cioè il rispetto del tempo perché quando guardiamo i bambini non possiamo non pensare al futuro: il Festino di Santa Rosalia sarà dedicato ai bambini e alla bambine proprio per rispettare quella visione di rispetto e tutela dei loro diritti».
«L’Unicef – spiega Anna Ratti nel suo intevento – si impegna in Italia da tanti anni dando assistenza e supporto tecnico. Facciamo il nostro lavoro – prosegue la coordinatrice – guidati dallo strumento che da sempre ci accompagna, cioè la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adoloescenza, che riguarda minorenni stranieri non accompagnati per i quali sono previste disposizioni specifiche. La nostra agenda – conclude la Ratti – si focalizza particolarmente sugli adolescenti poiché, dopo l’infanzia, l’adolescenza è uno dei momenti più importanti della vita di ogni essere umano. Il nostro supporto intende essere una seconda opportunità di vita per questi ragazzi lontana dalla realtà di privazioni, violenza e povertà che sono abituati a vedere».
Sul delicato ed importante tema della sicurezza inerente ai fenomeni migratori in Sicilia, è intervenuto il Questore, Renato Cortese, che ha chiarito l’importante ruolo che la polizia e le altre forze armate svolgono in ambito di sicurezza sulle coste: «Le forze dell’ordine svolgono una doppia funzione per garantire la sicurezza: quella dell’accoglienza e quella della repressione. L’accoglienza consiste nel dare, letteralmente, la mano a coloro che approdano dal mare alla terraferma, mentre la repressione, nel senso più ampio della sicurezza, riguarda il il contrasto alle attività dei trafficanti di essere umani e di morte».
«Le prime attività che svolgiamo – prosegue il Questore – sono il fotosegnalamento e il riconoscimento delle impronte digitali che, da soli, non bastano ad identificare una persona, ma occorre una documentazione che arriva dal Paese d’origine. Per i minorenni – conclude Cortese -, questo non è possibile da effettuare, ed è il punto sul quale poniamo maggiore attenzione in quanto, molto spesso, i giovani che arrivano dichiarano di essere minorenni quando, in realtà, non lo sono. Quindi, si all’accoglienza, ma con uno sguardo importante alla sicurezza».
Il Modello Palermo è un processo sperimentale diviso in fasi, collegate tra loro, definito in tempi ben precisi, che permette al tutore, nel momento in cui prende in carico il minore straniero non accompagnato, non solo di assisterlo ma anche di attuare un percorso alternativo di accoglienza e dunque di integrazione del ragazzo o della ragazza all’interno del territorio, attraverso le realtà presenti.
In altri termini, il processo si basa principalmente sul PEI (Piano Educativo Integrato), che tiene conto non solo delle criticità oggettive del minore ma anche di quelle soggettive: cultura di appartenenza, storia di provenienza, formazione, educazione non formale e desideri del ragazzo o della ragazza. La novità a livello nazionale è di aver messo a punto un piano che prevede anche l’assistenza per i tutori.
Tutti i tutori e i minori infatti hanno a disposizione una serie di esperti tra cui anche l’assistenza etnopsicologica. “Il principio cardine del Modello Palermo si basa sulla relazione – afferma D’Andrea -. Quest’ultima intesa come fondamentale punto di partenza per creare un futuro non solo per il minore. Per far sì che questo rapporto nasca e si sviluppi, è necessario acquisire tutte le informazioni, sul minore non accompagnato”.
I tutori sono 75, la maggior parte donne. La fascia d’età maggiormente impegnata è quella che va dai 45 ai 55 anni, seguita 35 – 45 anni. Il titolo di studio in possesso dai tutori è per il 78% la laurea seguita dal diploma. Il 60% dei tutori ha ricevuto più di una tutela mentre solo il 5% sono in attesa di una tutela. Le tutele assegnate in totale sono 143.
Secondo i dati dell’ufficio monitoraggio le revoche dal 2017 ad oggi sono state in tutto 42 e le motivazioni che hanno portato il tutore a rinunciare all’assegnazione sono stati per il 43% dei casi perché superiore alla disponibilità dello stesso tutore, seguito dal 30% delle rinunce a causa dell’ambito territoriale diverso da quello indicato dal tutore.
Per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati assegnati in tutela si è assistito tra il 2107 e il 2018 ad un cambiamento non solo di numeri ma anche di nazionalità. Mentre lo scorso anno la maggior parte delle tutele assegnate provenivano dal Gambia quest’anno a prevalere è la Nigeria. Inoltre per il 50% la fascia d’età dei minori alla data di assegnazione al tutore è di 17- 18 anni, seguiti 15-16 anni.
I tempi di permanenza in strutture di prima accoglienza nel 54% dei casi va dai 4 ai 6 mesi. Il dato rilevante è ad ogni modo che nessun minore permane meno dei 30 giorni previsti dalla legge. Al termine della prima parte del convegno, alcuni ragazzi nordafricani, seguiti dai loro tutor, hanno riportato la loro testimonianza definendosi, con visibile commozione, molto contenti di essere a Palermo e molto riconoscenti ai propri tutor.