sabato, 23 Novembre 2024
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Non mi piace il buio, i pupi antimafia di Angelo Sicilia danno voce in teatro a Giuseppe Di Matteo

"Non mi piace il buio. Prigionia e morte di Giuseppe di Matteo", attraverso l'opera dei pupi antimafia, narra la storia del figlio di un pentito di mafia, rapito ed ucciso tragicamente dalla mano di cosa nostra

L’Auditorium Rai Sicilia ha ospitato venerdì 27 aprile una speciale rappresentazione teatrale. Speciale perché il pubblico ha seguito con interesse e commozione i pupi antimafia di Angelo Sicilia che stavolta hanno raccontato di una vittima di mafia, il cui ricordo ancora oggi fa male a tutti noi, era soltanto un ragazzino Giuseppe Di Matteo, aveva 13 anni, e fece una fine tremenda. Non solo è stato privato di essere un uomo oggi, ma la cattiveria dei suoi aguzzini andò oltre, sciogliendolo nell’acido. Un ragazzino innocente di cui non è rimasto né corpo né traccia alcuna.

Non mi piace il buio. Prigionia e morte di Giuseppe di Matteo” è infatti il titolo dell’opera andata in scena attraverso il racconto dei pupi di Angelo Sicilia, che ha anche curato la regia dello spettacolo, dando voce a questa triste storia assieme al suo insostituibile team, accompagnando il tutto con le note di una chitarra suonata da una giovane studentessa del Conservatorio, Gloria Liarda.

L’opera messa in scena ieri dai pupi antimafia di Sicilia, è tratta dal libro “Il giardino della memoria” (Edizione Mesogea Culture Mediterranee) di Martino Lo Cascio, anche lui presente all’Auditorium Rai che, in un breve intervento, ha spiegato questa sua irrefrenabile voglia di dar voce al piccolo Di Matteo, raccontando il dramma di un sequestro durato più di due anni, dal ’93 al ’95. Un biennio che, per la giovane vittima, sarà durato un’eternità.

Una storia che, ancora a distanza di anni, fa arrabbiare e rabbrividire, soprattutto se si pensa in che modo questa vittima innocente, abbia pagato con la vita perché figlio di un mafioso pentito, ed il cui cadavere ha subito inoltre un terribile affronto prima di essere cancellato per sempre.

Angelo Sicilia, Presidente e Direttore artistico della Marionettistica Popolare, ancora una volta ci dimostra come la comunicazione della parola ascoltata ed associata a queste creature straordinarie che sono i nostri pupi, arrivi diretta al cuore dello spettatore, coinvolgendolo nel dramma, nell’angoscia, e nella speranza che probabilmente avrà rincuorato fino all’ultimo giorno Giuseppe Di Matteo, pensando di poter tornare libero ed abbracciare la sua famiglia. Lo stesso Sicilia, che porta l’opera dei pupi antimafia nelle scuole, raccontando di tutti quei personaggi che oggi non ci sono più perché la mafia ha deciso così, conferma come i giovani si interessino e si emozionino col suo teatro che regala insieme spettacolo, storia, e valori quali l’onestà, la legalità, e la verità.

La voce di Giuseppe Di Matteo è arrivata, è stata da tutti accolta ed immagazzinata, insieme a questo profondo odio verso il buio. “Non mi piace il buio” – diceva la povera vittima rimasta sempre incappucciata dal momento di quel maledetto rapimento. Giuseppe si era fidato di quei due uomini, vestiti da poliziotti, che gli avevano detto “Vieni con noi, ti portiamo da tuo papà” (che si trovava in prigione, ndr). Non lo hanno mai condotto dal padre bensì in 8 nascondigli diversi, e in un buio sempre più profondo.

Il pupo che impersona Giuseppe Di Matteo, dopo il rapimento, entra sempre in scena col cappuccio e con le catene, il cui rumore risuona e parla anch’esso ad un pubblico emozionato. Anche la sua profonda solitudine ha una voce che scalpita per essere gridata al mondo intero, per raccontare di rassegnazione ma anche di speranza, il tutto attraverso una narrazione che va oltre il tradizionale teatro dei pupi e ci riporta ad un’ambientazione più cinematografica, come in quei film che, purtroppo, sono accaduti davvero.

 

 

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