mercoledì, 20 Novembre 2024
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Pesce d’aprile! E anche All fools’ day, Poisson d’avril, Dia dos enganos, Gowkie day, Aprilscherz, Prima aprilis…

Deludente cercare in rete notizie sul pesce d’aprile; sembrerebbe infatti che sull’origine di questa particolare giornata di scherzi si sappia poco. È certo dubbia la sua nascita, ma cercando su vecchi libri di storie se ne trovano un’infinità, una più divertente dell’altra.

In giro per l’Europa si è sentito chiedere a qualcuno di andare a comprare del sale dissalato, olio per smacchiare, pane già mangiato, aceto dolce, e difficilmente si raccoglieranno mai tutte le bizzarre proposte di questa giornata.

Di origini del pesce d’aprile se ne trovano tante: l’avvio della stagione di pesca in questo periodo, che all’inizio è infruttuosa, fa pensare a un’esca che sfugge ai creduloni, come il pesce sfugge ai pescatori, e si collega a uno scherzo dei marinai ai campagnoli, che li incitano ad andare a pescare ma senza trovare pesci nelle reti; l’alterazione di passione  in poisson, pesce in francese,  per quanto fecero gli ebrei mandando Gesù da Pilato a Erode e da Erode a Pilato, vagando avanti e indietro. Il volo della colomba dall’arca di Noè prima che le acque si abbassassero, quindi un volo infruttuoso, che si ricorda il primo aprile perché in questo giorno si commemora il salvataggio dell’arca.

Ecco una leggenda friulana del diciassettesimo secolo: il patriarca Bertrando aveva invitato a pranzo il papa per Pasqua, ma si dovette anticipare al primo d’aprile, venerdì di Quaresima. Si preparò quindi del pesce, e al papa rimase una spina in gola, che non si riuscì a togliere ma che fu tolta miracolosamente mentre egli dormiva. Riconoscente dell’accaduto, promulgò un decreto con cui si proibiva nel Patriarcato di Aquleia di mangiar pesce in quel giorno. Così preparare il pesce fu ritenuta prima un’offesa, poi uno scherzo, iniziando a dare ad altri cibi la forma di un pesce.

Si collega alla festa romana di Venere Verticordia, alla religione celtica, e in generale alle tradizioni di tipo carnevalesco legate al cambio di stagione. L’origine verosimile è francese, perché qui se ne trovano tracce fin dal tempo di Luigi XIII.

A Firenze si manda qualcuno a comprare pesce in una certa piazza, in cui però il pesce è presente solo in un bassorilievo. In Sicilia, ci dice Giuseppe Pitrè, arriva soprattutto dopo l’Unità d’Italia, ed è collegato al Sabato Santo, allo “Alleluja” che viene  detto in chiesa all’apparire di Gesù Cristo. Chissà come si pensò che questa parola preziosa andasse tenuta sotto chiave, così che, al Sabato, si chiedeva a qualcuno di cercare la “chiave dell’Alleluja”, mandandolo in giro a chiedere, oppure gli si dava un baule pieno di sassi, chiedendogli di portare le “chiavi” al parroco.

Le usanze variano persino da regione a regione europea, e talvolta da città a città. Più semplicemente, si usa attaccare un pesce di carta sulla schiena di qualcuno, ma nel tempo qualcuno sarà andato a comprare un quarto d’uovo, lievito per salsicce, latte di maiale, ruote quadrate, pietre per affilare capelli, un bastone a una sola estremità, code di rane, pesci senza spine, funi per legare il vento, uncinetti dritti e, perché no, anche della neve essiccata per quando serve.

Purché rimanga burla onesta e animata da sincero buon cuore, se di sincerità si può parlare, ogni storia  tra quelle raccontate qui può esser alla fine un pesce d’aprile!

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