Le esplosioni dei vulcanelli di fango, come quella avvenuta oggi in Sicilia, nella riserva Maccalube ad Aragona-Caldare (Agrigento), sono tutt’altro che rare. ”Non è possibile prevedere questi fenomeni naturali, ma è chiaro che bisogna studiarli per riuscire ad avere un sistema di monitoraggio e controllo simile a quello utilizzato per vulcani e terremoti”, osserva Rocco Favara, direttore della sezione di Palermo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
I vulcanelli sono quindi poco studiati, nonostante siano molto comuni in Sicilia, dove oltre che nella provincia di Agrigento si trovano nei pressi di Caltanissetta (dove è avvenuta un’esplosione nel 2008) e di Catania, vicino Paternò e Belpasso. Si trovano anche in altre regioni italiane, dalla Basilicata alla Calabria, fino a Campania, Lazio, Abruzzo, Marche ed Emilia Romagna. Nel resto del mondo i vulcanelli di fango sono negli Stati Uniti, in particolare nel parco di Yellowstone, in Sudamerica (Venezuela e Colombia) e in Asia. Al largo del Pakistan, per esempio, nel 2009 è avvenuta un’esplosione così grande da generare un’isola.
Sono anche fenomeni noti da tempo: basti pensare, si rileva nel blog dell’Ingv dedicato ai terremoti, che lo stesso nome della riserva di Macalube ”deriva dall’arabo Maqlùb che significa letteralmente ‘ribaltamento’, proprio per le sue caratteristiche geologiche di continua attività”.
I vulcanelli di fango, spiega Favara, ”sono vulcani in miniatura, ma naturalmente con molte differenze rispetto ai vulcani veri e propri”. A provocarli, prosegue l’esperto, è la risalita di gas (in molti casi, come a Maccalube, si tratta di metano) ed acqua dal sottosuolo. Nel momento in cui l’acqua attraversa zone ricche di argilla, questa diventa ‘plastica’. Si forma così un materiale fluido che gradualmente viene portato verso la superficie dalla costante risalita dei gas e continua ad accumularsi fino al punto in cui la pressione dei gas non diventa tale da provocare una sorta di ‘eruzione’, un ribaltamento che può produrre emissioni di fango capaci di raggiungere un’altezza compresa fra 10 e 25 metri.
”I vulcanelli di fango – osserva l’esperto – sono fra i tanti fenomeni cui è sottoposto il territorio italiano e andrebbero studiati con maggiore dettaglio. Purtroppo i soldi per poterlo fare sono pochi”. (ANSA).