Nicolò Morales, nasce nel 1973 a Caltagirone e nonostante il nome spagnoleggiante è sicilianissimo. E’ un artista a tutto tondo: è scultore, ceramista, designer, pratica la street art e il body painting. Si deifinisce uno sperimentatore delle arti visive e dice «Tutto quello che è sperimentazione e ricerca, è la mia vita».
La sua passione per le creazioni inizia sin da bambino quando a 5 anni “ruba”, dagli infissi di casa, lo stucco che serve per fissare i vetri e inizia a modellare quella pallina fino a trasformarla in creazione. La mamma, capendo le potenzialità di Nicolò, lo asseconda fornendogli il materiale. Da allora non ha più smesso di sperimentare con tutto quello che aveva per le mani: dalla mollica alla cera del formaggio.
All’età di 10 anni va in bottega, dove si lavorava la ceramica, per apprendere le tecniche di lavorazione ma rimane deluso nel trovare un laboratorio per niente creativo dove, invece, si riproducono semplici oggetti destinati al commercio.
Morales riceve un’altra delusione quando decide di frequentare l’istituto d’arte. Non trova quello che cervava, ovvero professori che stimolassero il suo lato creativo ma degli «architetti svogliati che insegnano materie che sconoscono».
Inizia così il suo percorso da autodidatta e si ispira alle tecniche che si rifanno alle ceramiche islamiche del 1400, rivisitandole e reniventando soluzioni nuove che potrebbero essere definite maioliche ma così non è perchè unisce nelle lavorazioni vari prodotti della terra diventando quasi un “alchimista”.
La prima mostra personale arriva a 17 anni ma Nicolò preferisce nascondersi tra il pubblico, senza mai presentarsi come l’autore delle opere, per paura di sentirsi trattare da ragazzino, come era già successo nel passato durante le collettive, nelle quali il pubblico non credeva che un ragazzo potesse dare vita alla propria creatività senza l’aiuto di un adulto.
Morales per 43 anni ha nascosto di essere affetto da daltonismo, perchè «non volevo che le mie opere fossero definite belle solo perchè fatte da un daltonico». Da un anno ha deciso di venire allo scoperto ma «in certi casi mi sento sminuito perchè mi dicono che le mie creazioni sono belle perchè sono fatte da un daltonico. Per fortuna le mie opere erano definite belle anche prima di sapere che dicessi di essere affetto da daltonismo».
L’idea degli animali che vengono fuori dalle superfici mostrando solo la testa o che vi entrino lasciando fuori solo la coda, nasce dal volere raffigurare la società reale in cui l’apparire è fondamentale ed ecco che i pesci o gli uccelli vengono fuori dalle superfici con la testa. Nel contempo, nella realtà quotidiana, c’è quasi la necessità di nascondersi e, come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia per nascondersi, nascono gli animali di cui vediamo solo la coda che esce dalle superfici.
https://youtu.be/yspJUTL4Zsw