Torna in scena per la seconda volta a Palermo, e con grande successo, lo psicodramma scritto e diretto da Alberto Cordaro dal titolo “Zenit”, rappresentato al teatro Lelio. La scena si conferma nel salotto di un’abitazione nella quale vivono due giovani sposi dalla vita apparentemente normale, mentre l’ambientazione temporale ci proietta negli anni ’70, come ben si evince dagli abiti e dalle pettinature degli attori.
I tre protagonisti sono stati egregiamente interpretati dai giovanissimi: Arianna Scuteri (Luna), Carlo Teresi (Fred) e Francesca Vaglica (Rebecca). La storia, inizialmente, tende a proiettare l’esistenza di un quarto personaggio, un certo signor Zenit, che abiterebbe al piano di sopra e provocherebbe dei fastidiosi rumori tali da innervosire ed impaurire la fragile Luna. Ma il problema sul quale ci si imbatte non è Zenit, ma qualcosa di ancor più profondo e grave che vede coinvolta proprio la giovane sposa: la schizofrenia paranoide.
Anche gli altri due personaggi presentano comunque delle personalità complesse: dall’atteggiamento pauroso e di chiusura di Rebecca, la portinaia dello stabile, all’ostinazione a non voler capire di Fred. Eppure i segnali ricevuti dalle due donne c’erano, ma il giovane sposo farà luce su ogni cosa quando già gli eventi saranno precipitati. E pensare che la chiave di tutto viene anche consegnata direttamente nelle mani di Fred, attraverso un libro, “I Racconti di Cechov”, ed in quel preciso momento Luna segnala di leggere in particolare “La corsia n. 6”, un racconto che già parla da sé.
Con Zenit, il regista, Alberto Cordaro, vince nuovamente la scommessa della riuscita in scena di uno psicodramma con un testo particolarmente difficile da interpretare. I tre giovani attori, entrati nel pieno dei loro ruoli, sono riusciti, dall’inizio alla fine, a gestire le forti emozioni, quelle loro, e quelle da trasmettere al pubblico e, nello stesso tempo, a far venire fuori i drammi di Luna, di Fred e di Rebecca. Ed è soprattutto Luna il personaggio che, oltre a manifestare tutti questi disagi, mette in scena le varie personalità che coabitano in lei, dalla dolce ed amorevole moglie, ad una donna piena di paranoie, passando dai richiami sensuali alla tragicità della pazzia che determinerà il precipitarsi degli eventi. E, se pensiamo che a gestire tutto questo sul palco sia stata una ragazza diciannovenne, possiamo ben sperare sulla qualità del teatro palermitano. I complimenti vanno naturalmente anche agli altri due attori, che hanno interpretato altrettanti ruoli non facili.
(Le foto di scena sono di Giuseppe Bellomare).