Come ogni anno il rientro dalle vacanze è molto traumatico. Si lasciano spiagge bianche, acque cristalline e si abbandona la rilassatezza totale per riprendere il lavoro. Si ritrova la città, il traffico, la scuola dei figli, ma più d’ogni altro si ritrovano le scadenze e la famigerata tassa, anzi più di una perché il calendario dei pagamenti, anno dopo anno, s’ingrossa, con le inevitabili code dei ritardatari agli sportelli di posta oppure in banca. L’invenzione di nuovi periodi di pagamento non è più una novità, tutto deve quadrare; anche se chissà perché i correttivi, in corso d’opera, ci sono sempre. Si è detto è ripetuto, in alcuni casi, “si tratta di eccezionalità”, ma come sappiamo in Italia l’eccezione diventa una regola e ciò che è destinato a permanere solo una stagione, poi perdura nel tempo. Con questa premessa, e andando a memoria, lo scorso anno è stata pagata la TARES (ovvero il tributo comunale per lo smaltimento dei rifiuti), quest’anno il pagamento c’è stato pure per lo stesso servizio di smaltimento, solo che ha cambiato il nome in TARI. Qualcuno aveva pensato forse di avere esaurito in questo semplice battesimo di nome il proprio dovere di contribuente verso il Comune? Nient’affatto! Perché c’ha pensato il legislatore nazionale, sempre per far quadrare i conti dei comuni, ed ecco a voi una nuova nascita in “casa tributi”: la TASI. Attenzione a questa TASI, però, perché qui il racconto si complica. Infatti il nuovo tributo sostituisce in parte la vecchia IMU, cioè l’Imposta sugli Immobili Urbani e, badate bene, pagata sull’abitazione principale, che in un primo momento, per qualche lungimiranza pre-elettorale di breve o lunga scadenza era stata tolta. E c’è di più, perché a questa parte di vecchia IMU sulla prima casa si aggiungono anche i servizi indivisibili. Dunque, vi siete persi? Riepilogando: la Tasi è la “tassa per i servizi indivisibili”, cioè quelle attività comunali quali l’illuminazione pubblica, la sicurezza, l’anagrafe e la manutenzione delle strade che vanno a vantaggio di tutta la cittadinanza. In parte sostituisce la vecchia IMU: infatti insieme all’IMU (laddove rimane) e alla TARI (tassa sulla raccolta rifiuti) costituisce la IUC, l’Imposta unica comunale. La TASI, nel nostro caso comunale, interesserà non solo i possessori di un’unità immobiliare, ma anche coloro che utilizzano l’immobile, a partire dagli inquilini, ma non preoccupatevi perché c’è tempo per pagare, il 16 di ottobre, ma con un lasso così che come diciamo noi in gergo siciliano “chiamalu c’arriva”. In questo labirinto , dunque, c’è un altro dedalo, tanto per semplificarci la vita, quelle delle delibere e dei regolamenti di ogni comune, dal grande al più piccolo. Nella provincia di Palermo, ad esempio, oltre al capoluogo se ne contano ben 82 di Comuni e dunque fate un po’ voi il conto di leggi e leggine che moltiplicano la carta ed i calcoli. Se un contribuente in questo modo, dopo un’esistenza di sacrifici o (s-fortunato lui, sarebbe da dire) per aver ricevuto un’eredità dovesse avere due immobili in due comuni diversi si vedrebbe costretto a un vero calcolo matematico complesso per poter calcolare lo stesso tributo, ma con diversi criteri. Per semplificare, allora, ci si rivolge a intermediari specifici – altri soldi, dunque – che d’altra parte impegnano la loro professionalità e il loro tempo per il contribuente disorientato. Noi cercheremo di venirvi incontro, cercando di facilitarvi la vita. Vi offriamo da oggi un piccolo aiuto per districarvi da questi meandri. Incominciamo oggi col darvi la possibilità di controllare quanto pagare o se siete in fascia protetta e dunque sollevati da tale obbligo. Al momento il link sotto riportato agevola esclusivamente i contribuenti del Comune di Palermo, ma nei prossimi giorni cercheremo di venirvi incontro anche con i restanti Comuni. L’unico problema in merito a questi ultimi, però, forse il più insormontabile, è quello di farvi carico di leggere quantomeno i regolamenti e le delibere dei Comuni di vostro interesse. Buon calcolo, dunque.