Nella raccolta di appunti, pubblicati postumi dall’editore Hotho con il titolo di “Estetica”, tratti dalle lezioni universitarie ad Heidelberg, nel 1818, e a Berlino, tra il 1820 e il ‘29, esce fuori una delle teorie estetiche più interessanti, dopo quella aristotelica, del filosofo tedesco Friedrich Hegel. Tra le riflessioni di questa raccolta una fa al caso nostro: “Gli animali vivono in pace con sé stessi e con le cose intorno a loro, ma la natura spirituale dell’uomo produce il dualismo e la lacerazione nella cui contraddizione egli s’affanna”. E’ molto probabile che la vena creativa di Paolo Vanacore, scrittore, autore teatrale e registra, che torna in libreria, stavolta con il suo primo romanzo dal titolo “L’ultimo salto del canguro” (Castelvecchi Editore, pagg.157, € 17,50), non abbia tenuto conto di queste evocazioni hengeliane, ma delle contraddizioni che affannano l’essere umano, messo in equivalenza agli animali, invece sì. “L’ultimo salto del canguro” è la storia di Edoardo, giovane omosessuale timido che lavora presso il Bioparco di Roma ed ha la sfortuna di innamorarsi dell’uomo sbagliato, Gabriele, fidanzato dell’adorata sorella Margherita. È proprio il suo tentativo di resistere alla passione per Gabriele che mette in moto la macchina narrativa con un crescendo di eventi, molti dei quali ironici, che metteranno alla prova il rapporto tra fratelli e con la famiglia. La penna di Vanacore descrive senza pudore, né sconti, l’ipocrisia familiare: il padre di Edoardo ha una doppia vita; la madre finge di non aver compreso nulla né del marito, né del travaglio interiore del figlio, e lo stesso Gabriele non giudica il padre e neppure riesce a rivelare a Margherita la sua attrazione per il futuro cognato. Estremamente comici e riusciti sono poi parallelismi tra il mondo umano e quello animale del Bioparco, frutto delle osservazioni del protagonista; gli animali sono, spesso, testimoni dei suoi sfoghi disperati e simboleggiano la libertà assoluta ed istintiva, sia sessuale che sociale. “L’ultimo salto del Canguro”, trattando con delicatezza il tema dell’omosessualità, è però una storia che parla a tutti, senza distinzioni di genere, della lunga strada che ognuno, singolarmente, deve fare per trovare un posto nel mondo, in un equilibrio che non ci faccia scendere a troppi compromessi con noi stessi. Per questa ragione, nel racconto di Vanacore, i momenti di tensione, sorrisi e commozione si alternano in un crescendo scoppiettante che ci fa arrivare velocemente, e con piacere, fino all’ultima pagina.
Paolo Vanacore vive a Roma – ma è napoletano di nascita –, dove si è laureato in Storia del Teatro e dello Spettacolo. Nel 2006 la sua tesi di laurea “Gennaro Pasquariello, attore e cantante di varietà” vince il Premio Letterario “Studio 12”, per la sezione Teatro, e lo stesso Editore Studio 12 cura la pubblicazione dell’omonimo libro, con la prefazione di Peppe Barra. Sempre nel 2006 il suo racconto dal titolo “Che vuole Marta?” viene inserito all’interno dell’antologia “Men on Men, vol. 5” a cura di Daniele Scalise (Mondadori). Nel 2008 pubblica la raccolta di racconti “Donne Romane. Storie al margine sotto l’argine” (Edilazio), e nel 2011 “Piccoli Quadri Romani”, raccolta di dieci corti teatrali. Nel 2014 è uscito per Tempesta Editore la fiaba per bambini “Mi batte forte il cuore” e nel 2015 “Vite a buon mercato”, scritto con Silvia Mobili e Romeo Vernazza.