Alle 20 si sono chiusi i seggi in tutta Italia delle primarie del Pd in cui si sono sfidati il segretario uscente Matteo Renzi, il presidente della regione Puglia Michele Emiliano e il ministro della Giustizia Andrea Orlano. Affluenza di circa 2 milioni di votanti, dato inferiore alle precedenti primarie del 2013 ma che ha sorpreso chi aveva preventivato un massimo di 1 milione di voti.
Nei seggi, aperti alle 8 di mattina, allestiti soprattutto nelle sezioni locali del Pd e nei gazebo, hanno potuto votare i cittadini italiani con più di 16 anni, i cittadini dell’Unione Europea residenti in Italia e tutte le persone che hanno un permesso di soggiorno in corso di validità .
Dopo la batosta del 4 dicembre, Matteo Renzi cercava nelle primarie “un nuovo inizio e non una rivincita” e con il voto di oggi l’ex presidente del Consiglio ha avuto la legittimazione nell’azione politica. Da un primo dato che esce dalle urne Renzi ha avuto un consenso plebiscitario con 71,1%, mentre a Orlando va il 21,1% e a Emiliano il 7,8%.
Per Andrea Orlando: “Il risultato che esce dalle urne da una vittoria molto ampia di Renzi, con il quale mi congratulo e a cui auguro un buon lavoro. Bisogna, però tenere conto che il Pd, nella scissione, ha perso un terzo degli iscritti. Adesso abbiamo l’esigenza di costruire un nuovo centro sinistra che sappia mettere d’accordo anime diverse ed essere competitivo nelle prossime tornate elettorale”.
Michele Emiliano, ha riconosciuto la vittoria di Renzi e ha detto: “Ho chiamato Renzi per congratularmi per il risultato, per confermargli la mia lealtà e per ricordare al nuovo segretario che deve essere il custode dei valori costitutivi del partito democratico”.
“La grande sfida è cambiare l’Italia – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – e il numero di votanti ha testimoniato che siamo tanti e che abbiamo voglia di fare, e fare sempre meglio”.
“Il congresso segna l’inizio di una pagina nuova, non è al rivincita o il secondo tempo della solita partita”, ha detto Matteo Renzi parlando alla sede del Pd. “Ha vinto tutto il Pd ma soprattutto quello che non si è vergognato delle cose fatte in questi anni, della legge sul dopo di noi, delle unioni civili, della legge sul lavoro, perché se ci sono 700mila posti di lavoro in più non possiamo far finta di vergognarcene, il Jobs act è una delle cose più straordinariamente di sinistra fatte”.
“Oggi – ha detto l’ex premier – abbiamo fatto qualcosa di straordinario, la democrazia è la possibilità di scegliere, grazie ai volontari, chi vi ha preso in giro non vi conosce. Il primo grazia ad Andrea Orlando e Michele Emiliano”. “Grazie alla straordinaria passione con cui Emiliano ha posto alcuni temi a iniziare dal Sud, assolutamente prioritario per il Paese. E alla forza con cui Orlando ha insistito sulla necessità di unire il partito e il Paese. Abbiamo bisogno di imparare dalle altre mozioni e lo faremo”.
“A Bruxelles chiediamo un cambiamento vero – ha detto Renzi -, non ne possiamo più di un’ Ue che non incrocia i desideri più belli di chi vuole l’ideale europeo. Non siamo contro l’Ue, ne vogliamo una diversa, l’alternativa a populismo è il popolo”.
Adesso per Renzi il prossimo appuntamento è l’insediamento dei nuovi organi del Pd in cui l’ex premier dovrà mettere in atto l'”umiltà ” e l'”unità ” tanto decantata.