sabato, 21 Dicembre 2024
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In Yellow. L’energia primaria del moderno futurismo nell’antichità di Villa Magnisi a Palermo.

Il “Nuovo Futurismo” sbarcato a Palermo lo scorso gennaio con la rassegna dal titolo “Yellow” – l’exib-art in progress Integration” è visibile, come meglio si dirà, fino al 23 aprile prossimo –, sta realizzando un rapporto osmotico tra la modernità delle opere e del pensiero degli artisti, italiani e isolani, e l’antichità di Villa Magnisi che li ospita. La dimora nobiliare ha, infatti, origini settecentesche e da luogo di campagna nella Piana dei Colli, dove i “gattopardi” di Palermo rifuggivano il caldo estivo dei fastosi Palazzi del centro, è oggi sede di lavoro e rappresentanza dell’Ordine professionale dei Medici. La presenza dell’Ordine, però, non ha compromesso la fruizione pubblica del bene storico, semmai è proprio l’Ordine, spesso patrocinatore di eventi, a offrire la disponibilità a progetti culturali d’ampio respiro, che restituiscono immutati lo splendore del sito come pure la sua memoria alla città. Il contesto di Villa Magnisi è così, a pieno diritto, parte di questo patrimonio, proprio della Piana dei Colli, un tempo periferia del capoluogo siciliano, ricco di ville storiche e di grande

Tommaso Chiappa, Atlante and Integration.

curiosità non solo per il cittadino, ma anche (e fondamentalmente) per l’ospite-turista. Ed è proprio questo contesto, che allarga la città, quello della Palermo più intima e sconosciuta che va portato all’attenzione comune; perché non meno interessante dei suoi più noti mandamenti storici e perché pregno di suggestioni. Vale la pena riscoprire questa parte di città allargata e perchè non candidarla, specie, in prospettiva del 2018, quando Palermo sarà vestita del ruolo di Capitale della Cultura italiana, ai più grandi circuiti di viaggio e di visita? La sfida, per adesso, sembrerebbe, più o meno consciamente, raccolta dagli organizzatori di “Yellow”; orientati in questa direzione già da gennaio. Si tratta dei Nuovi Futuristi (siciliani e non solo) che con consapevolezza artistica traggono, a mio avviso, un insolito beneficio da questo rapporto osmotico antico-moderno, richiamato fin sopra all’inizio. Yellow a Villa Magnisi, infatti, è il dinamismo delle idee espresse dal “Nuovo Futurismo” nella fissità di un luogo settecentesco destinato un tempo alla pacata rilassatezza degli agi. Yellow così stravolge dinamicamente Villa Magnisi e a sua volta la dimora storica restituisce

Gianni Cella, in tema Integration.

attrattiva magnetica a Yellow facendo, con la sua ariosa meditatività, da cassa di risonanza alla Rassegna. E qui entriamo nel vivo e nei particolari. Quali sono i pilastri di Yellow? Appunto, le sue tematiche. La Rassegna è un grande contenitore di Arte presentata in modo diverso. Un nuovo modo di vivere un’opera in relazione concreta ai problemi della contemporaneità. La nuova arte futurista dialoga con più linguaggi e si confronta sui temi di stringente attualità da cui l’Arte non può discostarsi. Gli artisti analizzano il tema di turno secondo la propria visuale di immagine-immaginazione – attualmente è quella della “Integrazione” – e la esprimono in una o più opere. Lo stesso tema, nello stesso luogo, viene poi rilanciato alla dialettica delle altre branche della Cultura e della Società, in un pubblico confronto (già svoltosi il giorno inaugurale, ndr). Le linee di ragionamento condotte da Yellow sono dunque tre: Identità, già trattata nel primo bimestre di quest’anno; Integrazione, cioè il tema corrente fino al 23 aprile, e in ultimo Confine, dal 3 al 30 Giugno prossimo. In seguito questa linee troveranno un sunto finale nella pubblicazione – presumibile indicare la seconda metà del 2017 – da parte della casa editrice People & Humanities, che ha offerto la propria collaborazione all’iniziativa. Il progetto-rassegna, nato dall’idea di due artisti palermitani: Tommaso Chiappa e Alessandro Di Giugno, è così un viaggio personale ed un’esperienza collettiva che ogni spettatore può compiere, con la propria sensibilità, a due passi da casa, se siciliano, o da esploratore, se ospite della città. Ma perché il nome “Yellow”, cioè giallo? «Perché è un colore primario. – spiega Tommaso Chiappa – Un colore che esprime la sensazione di energia. Un colore a cui è collegato uno scatto in più e che a noi ha dato l’effetto di novità e di movimento – quindi, ancora, energia –, dando una spinta al confronto tra i diversi linguaggi della società, come della cultura, su un tema prefissato a cui gli artisti, attraverso le  proprie opere esposte, hanno dato una faccia e un profilo». E questi profili e facce sono quelle della contemporaneità e dell’esperienza del viaggio e dell’incontro con altre culture. Da qui si definisce meglio il “nuovo futurismo”: un movimento di artisti attento alla ricognizione di questa modernità liquida che a noi oggi sfugge. Nel secolo scorso anche il primo

Le sensazioni tattili dell’astigiano Vittorio Valente.

futurismo si lasciò influenzare dalla modernità dell’epoca, da un lato con buoni propositi dall’altro con devastanti risultati. La tecnologia, fatta da macchine a vapore e produzioni in serie, doveva promuovere l’uomo nuovo che, a sua volta, doveva prendere il posto del vecchio. Lo sbaglio si ebbe quando gli artisti più radicali spinsero il proprio pensiero oltre e si lasciarono sedurre dal fuoco purificatore del mondo che li ghermì e consumò nella guerra. Questi nuovi futuristi, invece, cercano nella modernità uno spazio di perlustrazione e confronto, si riappropriano così della positiva intuizione dei futuristi delle origini, ovvero della scintilla dell’interrogazione degli elementi circostanti, ma estendono le proprie ricognizioni ad altre voci, per confrontarsi, riflettere, dibattere e per escludere gli errori del primo futurismo. «Perché – come aggiunge ancora Tommaso Chiappa – il compito dell’artista e quello di porre domande, dare impulso a un dibattito, che nel caso nostro di Yellow – evento in sé poliedrico – non è confinato ai soli critici e alla pletora degli addetti ai lavori, ma è allargato alla collaborazione partecipativa di tutti». Tanto da rendere partecipi all’iniziativa più soggetti: dall’Ordine dei Medici di

Scorcio di primavera a Villa Magnisi.

Palermo, di cui s’è detto, che insieme al Collegio universitario “Lorenzo Valla” di Pavia, ne cura il patrocinio, alle collaborazioni del Centro d’Arte Malagnini di Saronno (Varese), della casa editrice People & Humanities, già richiamata, della Galleria La Piana Arte Contemporanea e del Comitato Civico “Cominciamo dal quartiere” di Palermo. Il progetto, in questo modo, ha una sua coralità, che cerca di creare legami forti tra la Sicilia e la più vivace geografia nazionale ricca di fermenti artistico-culturali, come quella lombarda (e non solo), per instaurare, in aggiunta, un fruttuoso dialogo fra il vasto pubblico e le più brillanti espressioni d’arte e fotografia siciliana vicine al “moderno Futurismo”. Eppure, qual è la provenienza degli artisti in mostra? «Provengono  – risponde Chiappa – da Pavia, Milano, Saronno, Novara, ovviamente poi Palermo, Agrigento, Roma e provincia, Genova e altre località della Penisola». In merito ai loro nomi, poi, sono ventiquattro, ed oltre allo stesso Chiappa troviamo esponenti dell’arte e della fotografia siciliana – come Stefania Romano, Paola Schillaci, Riccardo Paternò Castello, Tiziana Battaglia, Alessandro Di Giugno, Francesco Conte – e i

Il magnetismo interrogativo del milanese Dario Brevi.

rappresentanti della scuola lombarda del nuovo futurismo – da Dario Brevi a Gianni Cella – e, a completare il quadro dei nomi, artisti come: Leonardo Santoli, Olinsky, Gianfranco Sergio, Emanuele Gregolin, Sabrina Romanò, Davide Ferro, Massimo Romani, Lele Picà, Mauro Rea, Vittorio Valente, Simone Geraci, Alfonso Siracusa, Simone Stuto, Emilio Triolo e Giuseppe Vassallo. E per concludere, sempre in vista di Palermo Capitale della Cultura 2018, i futuristi moderni come vedono questo appuntamento? «Noi moderni futuristi vediamo bene questo momento, – replica Tommaso Chiappa – si possono in esso creare delle dinamiche e delle rivoluzioni nei modi di fare. Il turismo è in crescita e si può portare la Sicilia in Italia e nel mondo e, ancor più, il mondo e l’Italia in Sicilia. La città, in tutte le sue potenzialità, deve assolutamente crescere in interazione e, ancor più a mio avviso, proporsi alla integrazione. Questo è uno di quei momenti importanti in cui è possibile farlo, pur vivendo dentro a una cultura con proprie forze e debolezze. L’occasione di Palermo 2018 può essere un cambiamento di mentalità, una rivoluzione che può portare fuori dall’isolazionismo culturale quei casi e quelle espressioni artistiche più promettenti dell’intera Isola. Palermo deve fare più squadra in Sicilia e creare un dialogo aperto con tutti e questo è il momento giusto. La Capitale dell’Arte e la Capitale della Cultura possono essere un valore aggiunto a questa Città ed è qui che bisogna prendere la palla al balzo e lavorare non solo a livello di Istituzioni, ma in tutti i campi: dalla fotografia, all’arte, alle altre forme di linguaggio culturale. Senza nascondere i nostri limiti, ma confrontandoci per rendere le debolezze segno di forza e di energia, ancora una volta, più viva». Save the date, dunque. La mostra, fino al 23 aprile, è presente a Villa Magnisi (Via Rosario da Partanna n.22), a ingresso libero ed e visitabile il martedì e giovedì, dalle ore 15,00 alle 18,00, e negli altri giorni su appuntamento ai seguenti riferimenti: yellow.2017.palermo@gmail.com oppure telefonando al 320 3733769.

Foto (eccetto locandina Yellow/Integration): Tommaso Gambino.

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