Gli ultimi dati regionali e nazionali sono stati resi pubblici oggi dalla stampa. Il problema, reso pubblico nei giorni scorsi stavolta dall’Anief alle commissioni della Camera, è anche quello dei vincitori che non potranno lavorare, perché il Miur non ha provveduto a istituire o ad accantonare la cattedra inizialmente loro riservata tramite bando di concorso: tra i candidati risultati a pieno titolo tra i vincitori, perché hanno superato le prove in numero minore rispetto ai posti banditi, rimarrebbero fuori almeno 7.741 docenti. C’è poi il nodo delle imminenti prove suppletive, riconducibile all’errore del Miur di escludere in modo illegittimo intere categorie.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): l’amministrazione non ha voluto crederci e ora diventa tutto più complicato. Perché allestire una selezione con il record di candidati, per poi rovinare tutto per via delle norme d’accesso sballate o per l’eccessiva severità delle commissioni e anche per la disorganizzazione di fondo, rappresenta un vero fallimento. L’aspetto che più lascia pensare, in questo momento, è che decine di migliaia di docenti precari abilitati, pur in presenza dei titoli di accesso e con selezioni alle spalle, invece di essere valutati per le loro capacità d’insegnamento, sono stati di nuovo messi alla prova, in molti casi, sulle competenze di base.
Il concorso a cattedra 2016 si sta rivelando peggio di un incubo: il 71% dei candidati che hanno sostenuto le prove scritte non sono stati ammessi all’orale. A rivelarlo è stata oggi la rivista Tuttoscuola, secondo cui a livello nazionale “su 37.838 candidati che hanno affrontato la prova scritta e per i quali si è completata la correzione, solo 11.102 (il 29,2%) sono stati ammessi all’orale”.
II quadro disastroso viene confermato anche dall’andamento regione per regione. “In Veneto i candidati per posti comuni nella primaria erano inizialmente 4.433; solo 3.410 si sono presentati allo scritto e di questi hanno concluso positivamente tutte le prove in 1.604 (47%). Il 53% dei candidati è stato fermato agli scritti cosicché alla fine, per ragioni diverse (non presenti alle prove, bocciati agli scritti bocciati agli orali) sono rimasti esclusi in 2.829 (il 63,8% di chi aveva presentato domanda). Nelle altre quattro regioni che hanno già concluso le prove la selezione è stata ancora più dura (Abruzzo 83% di candidati esclusi agli scritti, Liguria 69%, Lombardia 75% e Molise 63%)”.
“Nelle nove regioni dove sono attualmente in corso – continua Tuttoscuola – le prove orali la selezione dopo gli scritti è risultata altrettanto pesante (Basilicata 75%, Calabria 69%, Campania 70%, Friuli V.G. 55%, Lazio 79%, Marche 91%, Piemonte 49%, Puglia 76% e Umbria 78%). Senza considerare che la selezione potrebbe aumentare agli orali in corso. Complessivamente nelle 14 regioni esaminate – in attesa di conoscere gli esiti degli scritti in Emilia Romagna, Sardegna, Sicilia e Toscana – risultano già esclusi 26.736 candidati (71%) dei 37.838 che vi avevano presentato domanda di partecipazione al concorso. Molti di quei candidati bocciati si trovano attualmente a svolgere attività di supplenti in scuole primarie”.
Le conseguenze di questa selezione eccessiva di candidati insegnanti sono facilmente immaginabili. In Lombardia, si prevede che a fine selezione “resterà senza vincitori il 51% dei posti”. In Sicilia, incalza sempre oggi Orizzonte Scuola, c’è stato il record di bocciature: sempre per la scuola primaria, hanno superato lo scritto in appena 700, a fronte di quasi 1.100 posti messi a bando (con almeno 400 posti che non verranno masi assegnati), ma soprattutto sono stati rispediti a casa, prima dell’esame orale, oltre 5mila candidati.
Il problema, reso pubblico nei giorni scorsi stavolta dall’Anief alle commissioni parlamentari della Camera, è anche quello dei vincitori che non potranno lavorare perché il Miur non ha provveduto a istituire o ad accantonare la cattedra inizialmente loro riservata tramite bando di concorso: secondo uno studio del sindacato, tra i candidati risultati a pieno titolo tra i vincitori, perché hanno superato tutte le prove in numero minore rispetto ai posti banditi, rimarrebbero fuori almeno 7.741 docenti.
C’è il nodo delle imminenti prove suppletive, riconducibile all’errore del Miur di escludere in modo illegittimo intere categorie dal concorso a cattedra, con il D.D.G. del 23 febbraio 2016. Sono migliaia gli aspiranti docenti che parteciperanno alla prima verifica, in programma ad aprile 2017: sono lavoratori già di ruolo, insegnanti tecnico pratici, diplomati magistrale a indirizzo linguistico, dottori di ricerca il cui titolo è stato considerato abilitante, diplomati Isef, educatori, docenti che hanno ottenuto l’abilitazione disciplinare o la specializzazione su sostegno dopo la scadenza per la presentazione della domanda, oltre che docenti che hanno ottenuto il riconoscimento dell’abilitazione conseguita all’estero dopo la scadenza per la presentazione della domanda di accesso al concorso. Grazie al disco verde del Consiglio di Stato, alle prove suppletive saranno anche ammessi i ricorrenti che hanno concluso i percorsi formativi Afam e Pas.
Entro due settimana sarà pubblicato l’abbinamento candidati–aule, dopo che sarà anche avvenuta la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del calendario nazionale delle prove. La prova scritta è comunque prevista per il mese di aprile 2017 e, considerando il tempo necessario per la correzione e lo svolgimento delle prove pratiche e orali, l’intera procedura dovrà concludersi entro giugno 2017, con l’approvazione delle graduatorie finali.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, ricorda che il sindacato aveva messo in guardia il Miur su determinate decisioni: “non hanno voluto crederci, come accaduto per le ultime tornate concorsuali, e ora diventa tutto più complicato. Perché allestire una selezione con il record di candidati, per poi rovinare tutto per via delle norme d’accesso sballate o per l’eccessiva severità delle commissioni e anche per una disorganizzazione di fondo, rappresenta un vero fallimento. L’aspetto che più lascia pensare, in questo momento, è che decine di migliaia di docenti precari abilitati, pur in presenza dei titoli di accesso e con selezioni alle spalle, invece di essere valutati per le loro capacità d’insegnamento, sono stati di nuovo messi alla prova, in molti casi, sulle competenze di base”.