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“Il Mare dagli infiniti flutti”: riflessione sull’attualità degli studi classici negli scenari contemporanei

Palermo, 14.01.2017 – Si è svolta ieri pomeriggio, presso il cinema De Seta, ai Cantieri Culturali alla Zisa, un incontro-dibattito, patrocinato dal Comune di Palermo, dal titolo “Il mare dagli infiniti flutti”, organizzato dai Licei Classici di Palermo che, in occasione della III edizione della Notte bianca del Liceo Classico, hanno riflettuto sull’attualità degli studi classici negli scenari contemporanei.

All’assise, durante la quale studenti del Convitto “Giovanni Falcone”, dell’Educandato “Maria Adelaide” e dei Licei “Garibaldi”, “Meli”, “Umberto I” e “Vittorio Emanuele II” si sono esibiti in performance e nella lettura corale del primo stasimo dell’Antigone, erano presenti anche il Sindaco Leoluca Orlando e l’Assessore Giusto Catania.

Nel suo intervento, Orlando ha detto che “il liceo classico è un mondo vitale ed una istituzione molto importante. E c’è un collegamento molto forte tra il mondo vitale e l’identità che nasce dal liceo classico ed il Mediterraneo: entrambi sono mondi vitali e, come tali, devono essere rispettati.  Parole come “Euro-Mediterraneo” sono esattamente la negazione di un mondo vitale, perché evocano vecchie logiche che portano a vedere il Mediterraneo da Occidente e dalla Mitteleuropa piuttosto che da Oriente. Il Mediterraneo è un arcipelago, se la Francia o la Spagna vogliono sentirsi veramente “mediterranei”, devono, in qualche modo “accontentarsi” di essere come Creta o come Zante: isole di quello straordinario arcipelago Mediterraneo che, purtroppo, ha subito un colpo mortale nel 1492, quando un Italiano scopriva l’America, moriva Lorenzo il Magnifico ed i reali di Spagna cacciavano Ebrei e Musulmani. Da quel momento, l’oceano del nostro mondo è diventato, troppe volte, un lago di periferia, un luogo di guerra e di contrasti”. 

Palermo non è passato e periferia del mondo – ha sottolineato  Orlando – Il nostro presente e futuro nascono sul voler puntare molto su quella cultura dell’accoglienza che è fatta molto più di migranti che non di residenti. Anzi, a Palermo, non ci sono migranti. Quando qualcuno mi chiede quanti sono i migranti a Palermo, io rispondo nessuno, perché chi arriva a Palermo diventa Palermitano ed è un ex migrante. Credo che sia questo il senso del Mediterraneo nel quale noi crediamo, che è sicuramente un faro di civiltà. La domanda è: con queste idee, siamo ‘gli ultimi dei Mohicani’ o i profeti di un mondo nuovo? Io mi ostino a pensare che siamo i profeti di un mondo nuovo”.

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