lunedì, 25 Novembre 2024
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HomesocialeI Calandra&Calandra a New York "Ehi, pipol, attenti a quei due!"

I Calandra&Calandra a New York “Ehi, pipol, attenti a quei due!”

calandracalandra-a-new-yorkLa prossima Tournèe dei Calandra&Calandra negli Stati Uniti, premia il lavoro creativo dei due fratelli artisti alcamesi che, in questi ultimi anni, avendo in parte abbandonato le divertenti cover della grande tradizione dialettale siciliana, hanno compiuto un’operazione ben più complessa su testi e melodie di nuova creazione raccogliendo vastissimi consensi non solo nei concerti, ma anche e soprattutto nell’impegnativo agone della rete internet, con milioni di visualizzazioni dei loro raffinatissimi video, seguiti da entusiastici commenti.

E’ evidente che la strada intrapresa è quella più difficile. Far rivivere una tradizione, infatti, pur essendo un compito impegnativo, è implicito nello stesso concetto di tradizione. Una canzone entra nella tradizione quando se ne appropriano diversi cantanti, quando realizzarne una cover diventa il modo più facile per farsi conoscere come interpreti. Questa fase i Calandra&Calandra l’hanno in gran parte già tutta attraversata. Canzoni come ‘Lu sciccareddu, Tri tri tri, A Lu mircatu sono rientrati nell’immaginario collettivo con tutto il peso della loro popolarità, ma con un sapore del tutto nuovo, un marchio originale (mood), il loro, che è quello con cui probabilmente oggi sono riconoscibili alle nuove generazioni. Una canzone della tradizione diventa “nuova” solo in forza di un’interpretazione convincente che la rende attuale. Pensiamo, per fare esempi illustri, al ritorno di Meraviglioso di Modugno con i Negramaro, alla nuova energia che Giorgia ha dato a Nessun dolore di Lucio Battisti. Fino a qui, dunque, onore ai Calandra&Calandra che hanno saputo rivisitare un certo repertorio siciliano con originalità e, di volta in volta, o con drammatica passione o con irresistibile divertimento.

Ma i “due” non si sono fermati a questo. Avendo imparato a padroneggiare i mezzi espressivi del nostro vernacolo (che ha tutte le sfumature di una lingua) e avendo preso dimestichezza con quel difficile dosaggio tra parole e musica che caratterizza il sound della sicilianità, hanno voluto tentare il passaggio più difficile: attaccarsi con il proprio linguaggio musicale alla tradizione, rinnovare la tradizione e, andando decisamente controcorrente, tentare di prolungarla e lanciarla verso il futuro. Questo può avvenire solo alle condizioni di un’altissima qualità espressiva, sia scritturale che musicale, caratteristiche che a loro sembrano proprio non mancare. E, a riprova, si può affermare che le loro nuove canzoni sono accolte nei concerti con lo stesso calore ed entusiasmo delle cover, non avvertendo il pubblico tra esse una frattura di tipo musicale o interpretativa. Chi ascolta canzoni come Sicilianu, tipu stranu, Lu Matrimoniu tirituppi e tappi o Scotula Scotula le avverte come perfettamente integrate nel proprio immaginario musicale, come se esse affondassero le loro radici in un tempo lontano, ma familiare. Il principio di riadattamento che in maniera ormai collaudata i Calandra&Calandra applicano alla grande tradizione isolana (a partire proprio dalla loro cover più conosciuta, ‘Lu Sciccareddu), diventa, esso stesso, principio costruttivo delle nuove composizioni, cosicché, a parte la dimestichezza acustica delle canzoni tradizionali, le nuove sembrano parte di un unico coerente repertorio e si rimane con la piacevole impressione di poter immaginare una più antica “versione originale” che ovviamente non esiste, anche perché il testo presenta una sintesi tra il dialetto siciliano parlato dai nostri padri e la sua evoluzione fino ai nostri giorni. Ma, si diceva, il tentativo va controcorrente, perché, smarrito il tessuto antropologico da cui nascevano le antiche canzoni in siciliano e provocando la globalizzazione una sorta di “brodo culturale planetario”, può sembrare temeraria l’operazione di cantare canzoni nuove in una lingua dialettale che rimane comunque di una minoranza.

E’ bello però constatare che questo ai Calandra&Calandra non sembra tanto interessare, segno che il loro lavoro artistico non nasce da intenti commerciali, ma da un’urgenza espressiva che travalica le convenienze e i cliché della moda. In verità la storia musicale recente rivela un certo frequente ricorso alle espressioni vernacolari, che, opportunamente impiegate, possono restituire freschezza all’incontro degli artisti con il loro pubblico e saper veicolare con maggiore autenticità alcuni contenuti altrimenti impossibili da esprimere nella lingua parlata dalla maggioranza. Il tentativo dei Calandra&Calandra si pone più al livello della tradizione folk, ma questo, ovviamente, non è una connotazione che vuole deprezzare, quanto piuttosto identificare; tant’è che in una canzone come Scotula scotula i due autori si permettono, in perfetto stile rock-tarantolare, di proporre una forma di protesta civile rispetto alle contraddizioni della società in cui viviamo. Il vero folk lo deve fare e, nel suo genere e nella sua specie, lo ha sempre fatto.

Dunque, la musica dei due alcamesi grazie all’Associazione Musicale e Culturale Sicilia IN- varcherà l’Oceano per raggiungere le comunità dei nostri emigrati in compagnia di Salvatore Oliveri che porterà in scena i pupi siciliani dell’Associazione Culturale ’Opera dei pupi di G. Canino di Alcamo, una novità per le Federazioni di New York (Musica & Opera dei pupi ‘Nzemmula Tour )

Direttore Creativo del progetto il noto fotografo Alcamese Raffele Patella, al seguito il giornalista castellammarese Riccardo Galatioto.

Il risultato più desiderabile sarebbe scoprire casualmente su youtube, tra qualche anno, il video di una festa di italo-americani, che per prendersi un po’ in giro, cantano a squarciagola: Sicilianu, tipu stranu. Quelle stonate delle feste popolari sono, infatti, le prime indispensabili cover delle canzoni destinate a rimanere nella tradizione.

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