Palermo, 2 novembre 2016 – Sul suicidio di un imprenditore edile catanese è intervenuto il presidente di Ance Sicilia, Santo Cutrone: “Se non ci fossero risorse per finanziare opere pubbliche, la devastante crisi dell’edilizia in Sicilia avrebbe una giustificazione. Invece, dal 1996, anno in cui i disoccupati si davano fuoco nelle piazze, è stato un susseguirsi di leggi straordinarie e speciali per finanziare opere pubbliche nell’Isola con una dotazione complessiva che ad oggi ha raggiunto i circa 8 miliardi di euro, fondi stanziati e mai spesi: ci sono i progetti, ci sono le autorizzazioni, ma ancora non si bandiscono le gare malgrado da anni ci battiamo per fare uscire allo scoperto le ragioni di blocchi e ritardi”.
“C’è chi dice e non fa! – tuona Santo Cutrone – Un non fare che uccide! E’ il silenzio di chi non spende i fondi, di chi non applica le leggi fatte per semplificare e sbloccare gli appalti (l’ultimo disegno di legge, meritorio, varato dalla Giunta Crocetta speriamo sia presto trasformato in legge dall’Ars), è il silenzio di chi ignora le pubbliche denunce e non è sfiorato dal dolore delle tragedie che provoca”.
“E c’è il silenzio di chi non ce la fa più! – incalza il presidente di Ance Sicilia – . Il silenzio dei tanti – ultimo il nostro collega catanese Carmelo – che chiudono per l’ultima volta la porta dell’azienda senza clamori, con discrezione, in un silenzio rotto dall’unico botto di uno sparo. Gesti che rappresentano solo un giudizio nei confronti di quanti con il loro non fare creano le condizioni di una crisi aziendale senza ritorno. La condanna arriverà dai cittadini che nei territori aspettano invano che si apra una strada, che si costruisca una scuola, che si avvii un servizio pubblico, che si crei un posto di lavoro”.
“C’è il silenzio – aggiunge Cutrone – dei 4.987 imprenditori edili che hanno chiuso battenti dal 2008 al 2014 pur vedendo un lago di denaro imprigionato in una diga di burocrazia; c’è il silenzio dei 4.000 dipendenti che hanno perso il posto nel primo semestre di quest’anno in aggiunta agli 80mila censiti dal 2008 al 2015, che soffrono con dignità e rassegnazione in attesa che qualcuno spieghi loro perché; c’è il silenzio dei piccoli imprenditori del settore civile che si sono visti calare del 73% il numero di permessi di costruire abitazioni; c’è il silenzio degli amministratori di stazioni appaltanti che non dicono perché i bandi di gara pubblicati nei primi nove mesi di quest’anno siano stati appena 1.105 per 636 milioni di euro (-30% rispetto allo stesso periodo del 2015)”.
“Infine – analizza ancora Cutrone – , c’è il silenzio che circonda il futuro di 5,3 miliardi di euro di fondi europei dei cui bandi di gara ancora non c’è notizia, silenzio che si spera non finisca per avvolgere anche i 2,7 miliardi del Patto per il Sud appena siglato”.
Il presidente di Ance Sicilia conclude: “Basta con il non fare che uccide le persone! E’ giunto il momento di rompere questi silenzi, di sbloccare subito tutte le opere pubbliche finanziate, di chiedere ai prefetti di intervenire sulle stazioni appaltanti per ragioni di ordine pubblico, affinché quello di Carmelo sia finalmente l’ultimo nome di una lista lunga venti anni di ipocrisia ed indifferenza pubbliche e di dolori privati. E per suggellare questa fine è opportuno che il governo regionale dichiari ufficialmente il 31 ottobre ‘Giornata in memoria delle vittime della crisi’ ”.