domenica, 22 Dicembre 2024
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Teatro. “La macchina dei sogni”, XXXIII edizione. Ricordando Pitrè

Un omaggio a Giuseppe Pitrè e al suo amore spassionato e meticoloso per Palermo. La nuova “Macchina dei Sogni” dei Figli d’Arte Cuticchio per il secondo anno consecutivo rende omaggio all’etnografo siciliano e alla sua catalogazione infinita di gesti, temi, giochi, indovinelli, frasi, canzoni, novelle, luoghi e oggetti che segnano l’anima più forte di Palermo. Il festival di teatro di figura creato da Mimmo Cuticchio trentatré edizioni fa, si appropria idealmente dello spazio privato di Pitrè: da domani (venerdì 16 settembre) dalle 17,30 infatti, si apre la “tre giorni” in un nuovo luogo simbolico come piazza Sant’Oliva, dove è ancora la casa in cui lo studioso ha vissuto e un busto lo ricorda. Per la prima volta la piazza diventerà un palcoscenico, anzi più palcoscenici, un unico teatro en plein air a cui si accederà dagli archi luminosi, le “Luminarie dei sogni”, ideate dai giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti che hanno lavorato sui disegni d’epoca: da domani a domenica, narratori, artisti, attori, burattinai, favolisti invaderanno la piazza e proporranno spettacoli e performance. Si inaugura “Viva Pitrè”, una mostra sul teatro popolare a cura di Fabrizio Lupo che ha coinvolto docenti e studenti dell’Accademia, che ampliano uno studio iniziato due anni fa, sulle fiere e i teatri di legno (i famosi Casotti) costruiti nel Settecento alle porte della città, rifugio per i gruppi itineranti. Una lunga sequenza di “cabine” di Mondello – concesse dalla Italo Belga – accoglierà invece gli artigiani, padroni e infaticabili sostenitori degli antichi mestieri ritrovati. Gli spettacoli: alle 17,30 si apre con gli attori e le marionette del Teatro degli spiriti in “Bianca Cipudda” nel giardino di piazza Sant’Oliva che poi alle 18,30 ospiterà i narratori Salvino Calatabiano, Tiziana Cuticchio, Giovanni Guarino, Cesare Maschi, Isabella Messina. Alle 19, lo storico Teatro del Drago di Ravenna, della famiglia Monticelli, si esibisce a Casa Pitrè con il suo spettacolo di burattini e marionette, “Il rapimento del principe Carlo”, dove poi lascerà posto alle 21, ai “Nuovi orbi”, riadattamento in scala contemporanei dei canti antichi a cura di Manlio Speciale, Giacco Pojero, Nino Vietri, Simone Sframeli. Infine alle 21,30 Mimmo Cuticchio raccoglierà le fila di un suo spettacolo cult, il cunto “La pazzia di Orlando ovvero Il viaggio di Astolfo sulla luna” rimodulato secondo la sua tecnica che unisce il cunto tradizionale al teatro dei pupi a scena aperta: il pubblico segue dal vivo ciò che avviene anche dietro la scena, e partecipa attivamente allo spettacolo. Radio3 Rai lo trasmetterà in diretta. Ingresso libero. La Macchina dei Sogni è promossa dal Comune di Palermo.

Mostre e luminarie

Non solo spettacoli: la “Macchina dei sogni” racchiude mostre, scenografie, particolarissime illuminazioni – le Luminarie dei sogni, opera di sei giovani artisti (Martina Brancato, Alessia D’Amico, I mangiatori di patate, Grazia Inserillo, Gabriele Genova, Mattia Pirandello) – provenienti dalle scuole di scenografia e di scultura dell’Accademia di Belle Arti, saranno collocate sul prospetto della casa in cui visse e morì Giuseppe Pitrè – e l’arredo urbano ispirati ai temi dello studioso e al periodo in cui egli visse. E una mostra sul teatro popolare, più ampia e approfondita rispetto a quella dello scorso anno, coinvolge sia i docenti che gli studenti dell’Accademia, che ampliano uno studio iniziato due anni fa, sulle fiere e i teatri di legno (i famosi Casotti) costruiti nel Settecento alle porte della città, rifugio per i gruppi itineranti. La mostra “Viva Pitrè” è a cura di Fabrizio Lupo.

Gli artigiani

Giuseppe Pitrè fu un narratore di uomini e tradizioni: nella “Macchina” non possono mancare quei mestieri che l’etnografo documentò con passione meticolosa. Ospitati nelle famose “cabine” che da inizio secolo accolgono i bagnanti sulla spiaggia di Mondello – anch’esse parte della memoria collettiva – rinascono i mestieri artigianali che pochi affezionati tengono in vita: si potranno ammirare le icone bizantine di Stefano Canzoneri, gli strumenti musicali di Gabriella Carlino e Gianfranco Di Miceli, i pupi palermitani di Nino Cuticchio, sbalzo dei metalli di Emanuele Salamanca, il puparo Francesco Salamanca, le antiche tappezzerie di Rocco di Cara, la pittura su vetro di Rosi Di Gaetano, i lavori in ferro di Carmelo Giuè, la pittura di carretti di Filippo Grillo, le statue dei presepi di Marco Guttilla, gli arazzi di Maria Grazia Inserillo, i giocattoli di Chiara Lo Galbo, le “pignate” di Luigi Schiavo, i lavori al tornio di Giuseppe e Guglielmo Vitrano.

 

 

GLI SPETTACOLI

Ore 17,30, giardino di piazza Sant’Oliva

Teatro degli Spiriti. La compagnia nasce nel dicembre 2009. Il teatro di figura diviene la cifra stilistica della sua ricerca. I burattini, costruiti artigianalmente con materiali naturali, diventano il linguaggio fondante di recupero della memoria storica, attraverso la rielaborazione e la drammatizzazione di racconti recuperati dalla tradizione orale e testuale che riunisce l’entroterra delle province di Palermo ed Agrigento. Il Teatro degli Spiriti ha in repertorio sia spettacoli originali che spettacoli tratti dalle favole più famose. A queste si è aggiunta una ricerca sul mito e il linguaggio atavico e istintivo. Storie di amore, di tradimenti, intrighi e salvezza, si intrecciano con le storie sacre. La narrazione con i burattini diventa pretesto per raccontare l’uomo e la realtà.

Bianca Cipudda

Spettacolo per attore e burattini.

con Vito Bartucca e Salvino Calatabiano

Bianca Cipudda è vittima di un incantesimo che non le permette di sposarsi. Il giovane Peppino si innamora di lei e a rischio della propria vita, con l’aiuto di Crapapelata e donna Lucina, cercherà di spezzare il terribile maleficio. Tratta da “Bianca Cipudda”, la favola raccolta da Giuseppe Pitrè è contenuta nei volumi “Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani”. Lo spettacolo sarà introdotto da una breve gag di clownerie con due figure classiche del teatro circense legato ai pagliacci.

Ore 19, Casa Pitrè

Teatro del Drago. E’ una delle più antiche famiglie d’arte attive nel settore dei burattini e delle marionette dalla prima metà del XIX secolo: la Famiglia Monticelli è riuscita a tramandare il lavoro artistico di padre in figlio e a coinvolgere in questo mestiere i propri collaboratori che, in alcuni casi, sono diventati essi stessi parte integrante della Famiglia. Ciò ha permesso di non disperdere il notevole patrimonio teatrale e di conservarlo integro, tramandandolo per via diretta. I fratelli Mauro e Andrea, rappresentano la quinta generazione e sotto il nome di Teatro del Drago proseguono il filone artistico legato al teatro di figura sia tradizionale che contemporaneo. La compagnia è riconosciuta e sovvenzionata dal Ministero dei Beni e delle Attivitò Culturali e dalla Regione Emilia-Romagna per la produzione e promozione del Teatro di Figura. Gestisce a Ravenna, in collaborazione con Comune e Provincia, diverse programmazioni teatrali nel corso dell’anno fra cui la stagione teatrale “Le Arti della Marionetta” giunta alla XXIV edizione. I loro spettacoli sono stati rappresentati in tutta Europa, nei più importanti festival del settore, ma anche in Giappone, Taiwan, Cina e Stati Uniti.

Il rapimento del principe Carlo

da un testo della tradizione popolare del 1800

di e con Mauro e Andrea Monticelli

Questo spettacolo, dalla trama molto semplice, proviene da un vecchio canovaccio della metà dell’800. La storia inizia alla reggia di un vecchio re a cui è stato rapito il figlio. Viene dato ordine ai servi e ai soldati di andare a cercare il Principe Carlo in tutte le terre del regno; alla ricerca parte anche Fagiolino aiutato dai consigli della vecchia Fata Circe. Presto lo trova nel bosco della Rogna nelle mani del terribile e potente brigante Spaccateste e del suo gigante. Fagiolino dopo un lungo duello bastona senza pietà i cattivi e riporta sano e salvo il Principe Carlo a suo padre il re. In onore di Fagiolino sarà fatta una grande festa.

Ore 21, Casa Pitrè

I Nuovi Orbi

violino: Manlio Speciale

fisarmonica e voce: Giacco Pojero

voce, sax e marranzano: Nino Vetri

percussioni: Simone Sframeli

Il gruppo si distingue per la riproposta che fa dei canti degli “Orbi”, una congregazione di musicisti attiva a Palermo tra il secolo XVII e il secolo XX. Gli orbi suonavano a richiesta canzoni sacre e profane, cantavano, non in latino ma in siciliano, in occasione di ogni festa religiosa, novene natalizie e canti in onore di Santa Rosalia, ed è a questa tradizione che il gruppo si rivolge.

Inoltre, la banda propone una musica che trae spunto dalle tradizioni di tanti paesi mediterranei, nord europei e, appunto, da molteplici melodie popolari siciliane sacre e profane, con puntate verso aree geografiche vicine, come i Balcani. In bilico tra la musica klezmer e araba.

Ore 21,30 via Villafranca

La pazzia di Orlando ovvero il viaggio di Astolfo sulla luna

Cunto, adattamento scenico e regia: Mimmo Cuticchio

con: Mimmo, Giacomo e Tiziana Cuticchio, Tania Giordano

musiche: Giacomo Cuticchio Ensemble

violino: Marco Badami

celli: Andrea Rigano e Francesca Bongiovanni

corno: Benedetto Spera

sax: Nicola Mogavero

E’ un episodio centrale tanto nell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto quanto nel repertorio dell’Opera dei Pupi. Le mirabolanti avventure dei Paladini di Francia, l’epopea guerresca che vede contrapposti mori e cristiani in un conflitto senza fine, le apparizioni di mostri e maghi, gli incantesimi, le passioni d’amore che accecano i valorosi cavalieri distraendoli dai loro doveri, sviluppano nell’opera ariostesca un vorticoso crescendo d’invenzioni e colpi di scena. Un meccanismo narrativo che l’Opera dei Pupi ha fatto proprio esaltandone l’iperbole barocca e immaginifica. Negli ultimi anni Mimmo Cutichio ha praticato una nuova forma di rappresentazione, che unisce la tecnica del cunto col teatro dei pupi a scena aperta, cioè con la manovra a vista al di qua del piccolo boccascena del teatrino. Un espediente che gli consente di “aprirsi” sulla grande scena, esaltando la potenza e l’incedere del racconto. Mostrarsi al pubblico non tradisce l’incanto di un teatro che ha il suo fondamento nella tecnica “segreta” dell’oprante, nella sua capacità di dar voce a tutti i personaggi mentre li manovra dietro le quinte. L’esperienza di cuntista e narratore, che Mimmo Cuticchio ha maturato in tanti anni di lavoro, ha insegnato che la presenza fisica dell’attore, i movimenti, la mimica, quella che qualcuno ha definito una vera e propria danza, non fanno che esaltare il ritmo del racconto e la capacità immaginativa del pubblico. Ciò nulla toglie all’artigianalità del teatro dei pupi, che continua a servirsi di tutti gli stratagemmi del “mestiere”e dell’apporto dei manianti e combattenti. La musica in questo spettacolo non è fatta con il piano a cilindro, ma da ensemble di archi e fiati che eseguono dal vivo le composizioni scritte da Giacomo Cuticchio, ispirate alla tradizione. “La pazzia di Orlando”, uno dei capitoli più visionari del repertorio dell’Opera dei Pupi, permette di mostrare al meglio il risultato di questo percorso di rinnovamento della tradizione. La guerra di Agramante d’Africa contro la Francia di Carlo Magno, gli incanti e gli incantesimi, l’amore tra Angelica e Medoro, che scatena la follia di Orlando, Astolfo che in groppa all’Ippogrifo raggiunge la luna per recuperare il senno del cugino, sono gli ingredienti del favoloso mondo dell’Opra, di un grumo narrativo che ha la capacità di catturare ancora oggi grandi e piccini.

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