lunedì, 23 Dicembre 2024
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HomesocialeSalute. Tumori, una molecola sopprime la crescita del melanoma

Salute. Tumori, una molecola sopprime la crescita del melanoma

Una molecola, appartenente alla classe dei microRNA e chiamata miR-579-3p, svolge un ruolo importante nel melanoma maligno. Lo ha scoperto il gruppo di ricerca dell’Istituto Pascale di Napoli, guidato dal direttore scientifico, Gennaro Ciliberto, e dal direttore della struttura complessa di Oncologia medica Melanoma, Paolo Ascierto in uno studio finanziato da Airc ed in collaborazione con il laboratorio di Carlo Croce all’Università di Columbus negli Stati Uniti. In particolare i ricercatori hanno dimostrato che questa piccola molecola funziona da soppressore della crescita tumorale. É presente cioè in abbondanza nei normali nei, ma la sua quantità diminuisce sempre di più man mano che il melanoma diventa più aggressivo. Fatto ancora più importante è la sua ulteriore riduzione nei melanomi che diventano resistenti col tempo ai farmaci inibitori di Braf e di Mek.

Il miR-579-3p controlla la produzione di due importanti proteine chiamate oncogeni che promuovono la crescita tumorale. Come in una altalena, quando i suoi livelli si abbassano, quello dei due oncogeni salgono. Tuttavia, se la molecola viene “somministrata” alle cellule tumorali dall’esterno, i livelli degli oncogeni scendono e le cellule iniziano a morire. Inoltre, osservazione importante per le sue possibili implicazioni terapeutiche, la “somministrazione” di questa molecola insieme agli inibitori di Braf e Mek impedisce la formazione di cellule resistenti ai due farmaci. ”Alla luce di questi risultati si può aprire la possibilità, – dice Ciliberto – di utilizzare attraverso approcci nanotecnologici il miR-579-3p come farmaco per migliorare le attuali terapie. Inoltre si potranno misurare i livelli del miR nel sangue come nuovo biomarcatore per predire in maniera precoce l’evoluzione dalla malattia e lo sviluppo di resistenza alle terapie”. La scoperta è oggetto di una recente pubblicazione sulla rivista PNAS.

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