Palermo – Mercoledi 24 febbraio 2016, gli alunni di alcune quinte classi dell’Istituto Superiore “Duca Abruzzi – Libero Grassi” di Palermo, hanno avuto l’occasione di rivivere in prima persona, attraverso una autorevole fonte autentica, uno spaccato della storia siciliana ed italiana di straordinaria importanza: la prima vera sottomissione di “Cosa nostra”, il primo smacco che, in assoluto, ha subito la mafia siciliana a seguito del c.d. maxi-processo (10.02.1986 – 16.12.1987). L’incontro, organizzato dalla Prof.ssa Anna Maria Dell’Aquila, si è tenuto nella sala conferenze “Ninni Cassarà” del Plesso “Libero Grassi” di via Villa Rosato.
La fonte autentica è quella del dott.Giuseppe Ayala, uno dei due Pubblici Ministeri di quel processo che ha visto come Presidente della Corte d’Assise il giudice Alfonso Giordano, come giudice a latere l’attuale Presidente del Senato Pietro Grasso e come giudice istruttore il compianto Giovanni Falcone.
Come ci ricorda la professoressa Dell’Aquila “si è parlato di un pugno di uomini pionieri di un processo dalle dimensioni e dalla complessità mai viste che, con il coraggio di cui solo i siciliani onesti sono capaci quando devono combattere la criminalità mafiosa di altri siciliani che ammorba questa terra, hanno rappresentato la prima vera reazione dello Stato italiano nei confronti della mafia; per la prima volta gli adepti a “Cosa nostra” sono stati condannati in quanto riconosciuti appartenenti ad una organizzazione mafiosa unitaria e di tipo verticistico. Dopo quel processo, è stato detto, niente sarebbe stato più come prima!”
Diverse sono state le domande che gli alunni hanno posto, approfittando della disponibilità e dell’entusiasmo che ancora Giuseppe Ayala conserva e per l’approccio incisivo che ha dimostrato sui partecipanti,. Domande che sono risultate, tra l’altro, utilissime a rivivere alcuni fatti anche personalissimi e a conoscere e a ricordare ancora di più Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Ci piace inoltre sottolineare –- ci dice Piero Graffagnino della VE AFM – che l’incontro con il dottor Ayala non poteva essere più tempestivo visto che in questo periodo ricorre il trentennale della celebrazione di quel processo.
Al dottore Ayala vanno i nostri più accorati e sentiti ringraziamenti – conclude Anna Maria Dell’Aquila – per la sua visita e per la preziosa testimonianza dataci. Tutti gli alunni “ rapiti”, hanno seguito, passo passo, le esperienze di quel processo, da lui narrate con quella naturalezza che può avere solo chi, servitore dello Stato, ha impiegato non solo la propria professionalità, ma anche la propria passione.