‘Petaloso’, parola inesistente nella lingua italiana. Parola che però piace perchè piena di ingenuità e di speranza. Parola che si associa a tutte le cose belle, a tutte quelle che vogliamo, a tutte quelle che si riescono a pensare. Parola che potrebbe non avere un domani. Parola che si porta, però, dietro una storia particolare.
Ma cos’è ‘petaloso’? Una parola ideata da un bambino di 8 anni. Un neologismo, capace di diventare nel giro di poche ore, grazie al passaparola della Rete, il termine più utilizzato sui social network. È la storia di “petaloso”, un aggettivo che sembra uscito dal mondo delle favole e che invece è nato tra banchi di scuola, durante una lezione come tante nella classe di una terza elementare di Copparo, in provincia di Ferrara.
La maestra Margherita Aurora chiede ai suoi bambini di svolgere un compito, e cioè di descrivere un fiore, e per Matteo la risposta alla domanda è semplice e immediata: un fiore è “petaloso”, ossia pieno di petali.
La parola non è contenuta nei dizionari di italiano perché non esiste, ma l’insegnante segnando l’errore, apprezza ugualmente l’idea del suo alunno e pensa che quell’intuizione non deve essere lasciata al caso. “Qualche settimana fa – racconta la maestra Margherita Aurora, in un post su Facebook pubblicato ieri -, durante un lavoro sugli aggettivi, un mio alunno ha scritto di un fiore che era petaloso. La parola, benché inesistente mi è piaciuta, così ho suggerito di inviarla all’Accademia della Crusca per una valutazione. Oggi abbiamo ricevuto la risposta, precisa ed esauriente. Per me vale come mille lezioni di italiano. Grazie al mio piccolo inventore Matteo”.
Ma come ha reagito l’istituto nazionale per la salvaguardia e lo studio della lingua italiana? La risposta non tarda a giungere, con tanto di complimenti al piccolo ideatore. “La parola che hai inventato – si legge dalle parole di Maria Cristina Torchia, membro della redazione della Consulenza linguistica dell’Accademia – è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano, così come sono usate parole formate nello stesso modo”. La spiegazione motivata porta come esempi i termini: “coraggioso” o “peloso”, ma delucida anche Matteo sul percorso da avviare, una parola per entrare a tutti gli effetti nel dizionario di italiano, è necessario che le persone comincino a utilizzarla. “La tua parola è bella e chiara – continua il testo – Ma sai come fa una parola ad entrare nel vocabolario? Perché entri in un vocabolario, bisogna che la usino tante persone e tante persone la capiscano. Se riuscirai a diffondere la tua parola tra tante persone e tante persone in Italia cominceranno a dire ‘Come è petaloso questo fiore’, ecco allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano”.
“E’ così che funziona – continua l’esperta – non sono gli studiosi che fanno i vocabolari, a decidere quali parole nuove sono belle o brutte, utili o inutili. Quando una parola nuova è sulla bocca di tutti (o di tanti), allora lo studioso capisce che quella parola è diventata una parola come le altre e la mette nel vocabolario”. E chissà se i fiori ‘petalosi’ di Matteo non avranno un giorno questo onore.
Così sui social network è nata una vera e propria gara per aiutare Matteo a fare di “petaloso” una realtà. Anche il premier Matteo Renzi e la Ministra Giannini su twitter si sono complimentati con il piccolo. Con “petaloso” sono nati account e hashtag: “E che #petalososia! E #diffondiamolaparolapetaloso.
E allora aiutiamo tutti il piccolo Matteo a far entrare la sua bella parola nel vocabolario!