sabato, 23 Novembre 2024
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Professione dog sitter, cosa occorre per intraprendere questa attività

Lavoro, impegni e viaggi sono spesso una delle più grandi preoccupazioni per coloro che hanno un amico a quattro zampe. In quel breve istante, in cui la mano del padrone, pronto ad uscire di casa, si posa sulla maniglia della porta, sopraggiunge negli occhi degli animali la tristezza. Cani e gatti domestici reagiscono alla mancanza dell’uomo in modo diverso: piantato davanti alla porta, con le orecchie ben alzate, fido attende il ritorno, mentre qualche micio offeso, come se volesse dare una punizione, non rivolge neanche uno sguardo al padrone da poco rientrato.

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Se per i quattro zampe, la momentanea separazione è motivo d’angoscia, lo è altrettanto per i proprietari, che, a causa della frenetica vita d’ogni giorno, nell’arco della loro assenza, devono provvedere alla loro cura e benessere. Di fronte a questa difficoltà, diventa sempre più importante all’interno della società, l’attività del dog sitter. Divenuta una figura indispensabile, per quanti lavorano, ma non possono rinunciare ad avere un amico a quattro zampe, il dog sitter è un amante degli animali, che trascorre il tempo con loro, occupandosi dell’alimentazione, del gioco e delle necessità fisiologiche ed etologiche. In pratica, si sostituisce al padrone effettivo, cercando di colmare la sua momentanea lontananza.

Tuttavia, questo lavoro, che spesso è intrapreso da ragazzi o giovani studenti, richiede, oltre alla passione per gli animali, una buona dose di energia e, certamente, di responsabilità. Se poi a questi due fattori, si aggiungono l’esperienza maturata nel tempo e qualifiche più specifiche ottenute attraverso dei corsi, come quello di assistente veterinario o di conduttore cinofilo, non c’è migliore “amico” a cui affidare il proprio cane e gatto.  Per saperne di più, abbiamo intervistato chi di una sua passione ne ha fatto un’attività. Originario di Caltagirone, ma studente palermitano all’Accademia di Belle Arti, Giuseppe Tornatore, sin da piccolo, non ha avuto dubbi sulla scelta di dedicarsi alla cura e al benessere dei quattro zampe.

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Ciao Giuseppe, puoi raccontarci come è nata la tua passione per gli animali e dirci della tua esperienza da dog sitter?

«Tutto è cominciato quando avevo circa sette anni: da sempre ho avuto una grande passione per gli animali e mio padre non esitò a regalarmi un cane. Poi con il tempo si sono aggiunti in famiglia altri cani, perché avendo la campagna, potevamo dare loro uno spazio adeguato. A Caltagirone, inoltre, capitava spesso che la gente, conoscendoci, ci lasciasse i loro cani e quindi, stando a contatto con loro, ho cominciato, soprattutto a partire dai sedici anni, a maturare l’idea di fare crescere ancora di più questa mia passione  e infatti, dallo scorso anno, ho preso la qualifica professionale di assistente tecnico veterinario. Inoltre, per chi me lo richiede faccio il dog sitter»

Quale requisito è fondamentale per potere intraprendere e svolgere questa attività?

«Essere molto attenti e amare gli animali perchè grande è la responsabilità che si ha nel momento di prendere in  affidamento temporaneo un cane o un gatto. Nel momento in cui il padrone ti affida il suo cane, il dog sitter non può che essere a tutti gli effetti il responsabile e, a tal riguardo, bisogna anche saper intervenire in caso di emergenza. Nel mio caso, avendo conseguito la qualifica di assistente veterinario, so agire prontamente in certe situazioni ed è un requisito in più. Volendo fare un esempio pratico: ipotizziamo che qualche cane ingerisca del veleno per topi. In questa circostanza, ho imparato ad intervenire nell’immediato, massimo mezz’ora, spruzzando direttamente in bocca al cane dell’acqua ossigenata, per farlo vomitare all’istante»

Sappiamo che sei anche un cat sitter

«Sì, è vero. Ma rispetto al cane, occuparsi di un gatto è molto diverso. La prima cosa, la più evidente, è che il gatto generalmente non ha bisogno di uscire ed è abituato ai suoi spazi, per questo motivo sono io che vado direttamente a casa del proprietario»

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Ti è mai capitato qualcosa di buffo, mentre accudivi un gatto? C’è qualche episodio che ci puoi raccontare?

«Una volta, un gatto che accudivo, si è nascosto in un controsoffitto a pannelli, attraverso un buco, di cui i proprietari ignoravano l’esistenza. Dopo averlo scoperto, prima ho preso la scala e ho tolto un pannello, poi, ho messo in alto il suo trasportino con dentro il suo cibo preferito e ho atteso in silenzio, fino a quando il gattone non si è deciso ad entrare dentro. Non appena, infatti, ho sentito che stava mangiando, salendo nuovamente sulla scale, chiudendo il trasportino sono riuscito finalmente a scenderlo giù»

Ti prendi cura degli animali degli altri, ma hai degli amici quattro zampe tuoi?

«Certamente. Ho dei cani. Qui, a Palermo, ne ho una di nome Pesca. A Caltagirone, invece, ne ho sei (tre femmine e tre maschi). Sono tutti meticci e si chiamano Phoebe, Duncan, Holger, Tyron, Maia e Dorina».

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