PALERMO – Sono passati più di 25 anni da quando Biagio Conte, missionario laico, fondatore della Missione “Speranza e Carità”, è al servizio dei poveri. Senzatetto, sofferenti, immigrati, persone sole: lui c’è sempre. Li sostiene e si occupa di loro con tutte le sue forze, con tutti i mezzi che può. Si sa che la vita di Biagio Conte è per gli ultimi: è ampiamente conosciuto per quello che fa. Osservando il suo impegno attivo, vengono in mente le parole del Santo Padre sulla carità: aiutare i bisognosi significa «Toccare nei poveri la carne di Cristo».
Di fronte al recente e, certamente, significativo appello, da parte dei diaconi dell’Arcidiocesi di Palermo, al neo Arcivescovo Corrado Lorefice «chiediamo che Biagio Conte venga ordinato diacono», grande è l’entusiasmo e il favore, ma arrivano anche da più parti diverse considerazioni.
Andiamo con i fatti. A quanto pare, Venerdì sera, nel corso di un incontro al quale hanno partecipato anche le loro consorti, i 40 diaconi di Palermo hanno riflettuto sulla figura di Biagio Conte e hanno pensato bene di premiare il suo prezioso e costruttivo servizio ai bisognosi presenti in Città. Biagio Conte dovrebbe diventare uno di loro, un diacono. «È l’araldo della carità e rappresenta un modello da imitare – ha dichiarato forse per tutti, il diacono Pino Grasso, promotore dell’iniziativa – egli infatti, interpreta molto bene il ruolo di diacono seppure “de facto”».
Ma come mai la proposta arriva solo adesso, considerando che il missionario laico è stato da sempre apprezzato da tutti per la sua vocazione del fare? Forse il precedente Arcivescovo Paolo Romeo che conosce bene Fratel Biagio avrebbe accolto la proposta diversamente? Intanto Lorefice guarda benevolmente l’idea dei diaconi, ma precisa che la valuterà con grande attenzione. Del resto, il diacono è prima di tutto il servitore, cosa che Biagio Conte rispecchia perfettamente. «É una bella idea – avrebbe infatti dichiarato S.E. Lorefice – che mi piace proprio. La Chiesa deve essere arricchita del dono del diaconato che è una chiamata, che deve avere una ricaduta sulla comunità cristiana».
Biagio Conte, appresa la notizia, sorride come è suo solito fare e la sua risposta non sorprende: «lasciamo fare al Signore, se vuole e possiamo dare un aiuto come segno di Chiesa sono disponibile ad accogliere questo grande dono. Non ho studiato, ma è il cuore il motore di ogni cosa». Il messaggio di pace e fratellanza del missionario è evidente nel suo sostegno concreto rivolto ai poveri: è un aiuto diretto, che non conosce barriere perché la fermezza di stare dalla loro parte è troppa. Nonostante le numerose difficoltà economiche, il servizio di Biagio Conte è libero. C’è sempre stato e non sono mai stati necessari riconoscimenti o applausi.
Ora la proposta, che tutti si aspettano abbia un esito positivo. Ma l’essere servitore dei poveri qualifica effettivamente l’essere diacono? L’Arcivescovo Lorefice, che per ben sette anni ha seguito il cammino dei diaconi ordinati e di quelli in formazione nella diocesi di Noto, ha anche precisato che il ruolo del diacono si manifesta nella famiglia, nella Chiesa e nel legame con il Vescovo.
Ma a Fratel Biagio, che in fondo racchiude già nella sua figura un modello di servitore esemplare e operoso, occorre essere anche diacono per sostenere i tanti poveri, da sempre presenti in città? All’Arcivescovo Corrado Lorefice l’ultima parola.