mercoledì, 29 Gennaio 2025
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A Palermo ricordato il giornalista Mario Francese

Il 26 gennaio del 1979 venne ucciso a Palermo, davanti alla propria abitazione di Viale Campania dove stava per rientrare, il cronista del Giornale di Sicilia Mario Francese.

Quarantasei anni dopo, sul luogo dell’omicidio, si è svolto un momento di riflessione al quale hanno partecipato tra gli altri i rappresentanti della Figec Cisal, la Federazione giornalismo editoria e comunicazione, Giulio Francese (figlio di Mario) e Daniele Ditta, e i cronisti Giuseppe Lo Bianco e Leone Zingales, quest’ultimo promotore nel 2006 del cippo dedicato al cronista in ricordo del suo sacrificio.

“Quello di oggi è un omaggio doveroso a un giornalista integerrimo e a un uomo che non si è piegato alle logiche della mafia e dell’illegalità – si legge in una nota della Figec -. Francese è stato il primo cronista a raccontare la scalata del clan dei corleonesi di Riina al verticie di Cosa nostra in Sicilia in un periodo, la seconda metà degli anni ’70, in cui gli inquirenti faticavano a ricostruire la mappa delle famiglie mafiose. Mario Francese è caduto per una Sicilia migliore, per una società senza mafia, e per affermare un modo di fare giornalismo, libero da ogni condizionamento e orientato all’approfondimento di ogni notizia, che rappresenta ancora oggi un faro per le giovani generazioni”.

La città ricorda il cronista ucciso dalla mafia.
Dopo 46 anni, la lezione di Mario Francese resta fondamentale

In prima fila i ragazzi delle scuole, quindi i giornalisti e accanto il sindaco di Palermo Roberto Lagalla a rappresentare la città.
Questa mattina in viale Campania, nel luogo in cui venne ucciso e in cui una lapide lo ricorda, si è svolta la cerimonia in memoria di Mario Francese, il cronista di giudiziaria del Giornale di Sicilia assassinato 46 anni fa dalla mafia a colpi di pistola mentre stava tornando a casa.
Erano presenti, tra gli altri, il questore Vito Calvino, il presidente dell’Anm di Palermo Giuseppe Tango, il vice prefetto Orietta Mongiovì, il comandante di Legione di Sicilia dei Carabinieri gen. Giuseppe Spina e il comandante dei Carabinieri di Palermo gen. Luciano Magrini, il comandante della Guardia di Finanza di Palermo gen. Domenico Napolitano e il comandante della Polizia municipale di Palermo Angelo Colucciello.

Alla manifestazione, organizzata da Assostampa Sicilia, hanno partecipato: Giuseppe Rizzuto, segretario regionale, Giusi Spica del direttivo provinciale di Palermo, il presidente dell’OdG di Sicilia Roberto Gueli, il consigliere nazionale dell’OdG Riccardo Arena, il consigliere dell’OdG Franco Nicastro e Salvo Messina componente del collegio dei revisori dell’OdG e i figli di Mario Francese, Giulio e Massimo.
Alla cerimonia erano presenti, per Assostampa, anche la presidente del gruppo Cronisti siciliani Claudia Brunetto e la presidente del Gruppo Pensionati Claudia Mirto.
Ma soprattutto erano presenti i giovani, gli studenti di due scuole, l’Istituto Luigi Einaudi Wilfredo Pareto e l’Istituto Marconi, che hanno partecipato con interventi.

Dopo il minuto di silenzio davanti alla lapide, l’importanza della lezione professionale di Mario Francese è stata tratteggiata da Giuseppe Rizzuto che ha ricordato quanto siano stati importanti le sue inchieste giornalistiche in cui per la prima volta veniva raccontata la presenza dei Corleonesi all’assalto della gerarchia di Cosa nostra nella stagione che portò alla strategia del terrore degli anni ‘80 e che iniziò proprio quel 26 gennaio del 1979 con l’assassinio del giornalista.

Quindi Giusi Spica ha ricordato l’importanza del lavoro sulla memoria svolto con i giovani grazie al concorso organizzata dalla Prefettura sul tema “Cultura della legalità e informazione” che quest’anno è giunto alla quarta edizione.

Subito dopo gli interventi del presidente Gueli e del direttore del Giornale di Sicilia Marco Romano ha parlato Giulio Francese. “I giornalisti che fanno bene il loro lavoro vengono minacciati da quella mafia che oggi non sembra più tanto visibile, ma che in realtà è presente”, ha detto Francese. Giuseppe Rizzuto ha chiamato a parlare Salvo Palazzolo, il cronista di Repubblica che in questi giorni ha ricevuto nuove minacce ed al quale la Questura ha deciso di rafforzare la vigilanza. Palazzolo ha lanciato un appello affinché le inchieste sulla mafia non siano più solo appannaggio dei giornalisti e il lavoro di contrasto non sia affidato solo alle Forze di polizia e alla magistratura ed ha invitato i ragazzi a comprare un taccuino e raccontare quello che vedono in questa città. “Ci serve una grande partecipazione per far sì che quello che è successo negli anni ‘80 non accada più – ha aggiunto Palazzolo – i boss scarcerati e gli ergastolani in permesso premio pensano di trovare una città che cerca nuovi contatti con la criminalità. Dovranno trovare i portoni chiusi”.
Lo stesso concetto è stato ribadito con molta forza dal sindaco Roberto Lagalla che ha chiuso la cerimonia: “Questa è una città sicuramente diversa rispetto a quella degli anni ‘80 e, per far sì che questo sia un fatto evidente e comprensibile da tutti, dobbiamo impegnarci col nostro esempio di ogni giorno nel condurre con la massima trasparenza tutti gli atti che compiamo. Anche la politica deve fare la sua parte. Palermo ha compiuto un lungo percorso e adesso possiamo dire che effettivamente è una città diversa, ma non basta. L’Amministrazione comunale è in prima linea per far sì che non si ripetono situazioni come quelle che abbiamo vissuto nella stagione più tragica di questa città”.
Alla cerimonia erano presenti anche l’assessore comunale al Verde Pietro Alongi, i rappresentanti dell’Ottava circoscrizione, il presidente Marcello Longo e la consigliera Giusi Chinnici, e moltissimi giornalisti.

«Mario Francese è stato vittima e testimone di una stagione sciagurata della città. A 46 anni dalla sua uccisione per mano mafiosa e nell’anno in cui ricorre il centenario della sua nascita, ricordiamo l’uomo e il professionista che non si è limitato a registrare fatti e a riproporli freddamente, ma che ha deciso di entrare nel merito, di ricercare le cause e porsi interrogativi. Un modo di fare che quella mafia, con prevaricazione, non perdonava. Era entrato con competenza e razionalità all’interno del grande mistero delle dighe ed è stato tra i primi a mettere in luce la pericolosità della scalata del clan dei corleonesi. Proprio la sua testimonianza, che attraversa il tempo e giunge fino ad oggi, diventa monito tanto per i professionisti del giornalismo, quanto per tutta la società civile, intesa come riferimento al quale guardare con apprezzamento e immutata riconoscenza». Così dichiara il sindaco di Palermo Roberto Lagalla che oggi ha partecipato alla cerimonia di commemorazione del giornalista Mario Francese, ucciso in viale Campania il 26 gennaio 1979. 

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