venerdì, 22 Novembre 2024
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Alcune frasi tra il serio e il faceto

Quante volte ci è capitato di sentire pronunciare o addirittura siamo noi che le pronunciamo, certe frasi che sentiamo e proferiamo spesso e volentieri.

Esaminiamo alcune di queste locuzioni:

  • Te lo prometto”,

frase che ritroviamo di frequente nei film, nei romanzi e anche in alcune situazioni che ci riguardano direttamente.

Te lo prometto” per me è una frase che molte volte, nel contesto in cui viene detta, la odio.
Vi starete chiedendo perché la odi? Ad esempio: stiamo vedendo un film e il protagonista dice a sua figlia “te lo prometto” riferendosi a una promessa che è sicuro che non potrà mantenere in quanto è impossibile. “Figliola ti regalerò il mondo e te lo porgerò in un bicchiere”. Io ho esagerato con il mio esempio, ma ce ne sono tanti altri che pur sapendo impossibile mantenere la promessa, pur di rassicurare la persona amata pronunciamo la fatidica frase “te lo prometto”.

Tra l’altro, questa frase mi ricorda una canzone francese «Tu m’as promis» brano di In-Grid del 2002 che per anni mi ha martellato la cirinciricoppola con questa ripetizione fino all’infinito di – Tu m’as promis -, ovvero mi hai promesso cosa? Il francese non lo conosco e che cavolo!

  • Andrà tutto bene”.

Anche questa frase è odiosa in quanto frequentemente viene pronunciata, sempre per rassicurare, ma come accade il più delle volte nei film, in occasione ad esempio di un ferimento magari mortale, l’attore dice all’agonizzante “andrà tutto bene”, pur sapendo che non sarà così. E allora mi chiedo: perché l’ha pronunciato sapendo di mentire? Per me sembra una presa per il cul…

  • Non è mai troppo tardi”.

Oltre ad essere una frase pronunciata, il più delle volte, per sottolineare che si può rimediare a un errore. È stata anche una trasmissione televisiva degli anni ’60, prodotta dalla Rai con la collaborazione del Ministero della Pubblica Istruzione, condotta dal Maestro Alberto Manzi che serviva come “Corso di istruzione popolare per adulti analfabeti“, proprio per insegnare a leggere e scrivere agli italiani nel dopoguerra. Ed è stato anche un titolo di un film del 2007 diretto da Rob Reiner e, con protagonisti Jack Nicholson e Morgan Freeman.

Mi chiedo ma se “non è mai troppo tardi” perché non agiamo subito in maniera che non ci sarà bisogno del dopo? Il prima non è meglio, o no?

  • “Tu non capisci o non vuoi capire”

Mamma mia che frase drastica, attenzione se tale frase viene pronunciata dal marito verso la moglie, attenti ai matterelli che volano. Se viene detta da un uomo a un altro uomo attenzione agli uppercut (pugno che viene sferrato al mento dal basso verso l’alto). Attenzione dunque pensiamoci due volte prima di pronunciarla, è una frase che può rivelarsi molto, ma molto, periculusa.

  • “È nato prima l’uovo o la gallina?”

Domanda retorica che sembra di una stupidità unica, ma che ha suscitato l’interesse del grande filosofo Aristotele che l’ha spiegata così: un uovo è una gallina in potenza e una gallina è un uovo già sviluppato, un atto. Dato che secondo Aristotele l’atto (la gallina) è superiore a qualcosa che è soltanto in potenza (l’uovo) allora è nata prima la gallina.

Mentre secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Ginevra e pubblicato su Nature, l’uovo è nato prima della gallina: la natura possedeva già i “meccanismi genetici” necessari per creare uova molto prima della comparsa dei primi animali sulla Terra.

Chi ha ragione tra i due? Ma chi se ne frega, mi mangio una bella frittatona accompagnata da una bella birra agghiacciata, e mi guardo la nazionale di calcio giocare, bello disteso sulla mia poltrona preferita e, come recita Fantozzi in un suo famoso film, il tutto condito da “rutto libero”, compreso il “me ne frego”.

  • Me ne frego

Agliagliai in che frase sono caduto, anche se a quei tempi quando era in voga non c’ero. Questa frase ci è stata tramandata dal ventennio.

Cosa significava “Me ne frego”? Era tra gli slogan più utilizzati dalle squadre d’azione fasciste. Sembra che il motto sia stato ripreso da un discorso avvenuto il 15 giugno 1918 a Giavera del Montello tra il Capitano Zaninelli e il Maggiore Freguglia, suo comandante durante la battaglia del solstizio.

Ma l’origine di questa frase è di Gabriele D’Annunzio nel discorso: «La mia gente non ha paura di nulla, nemmeno delle parole» Un motto “crudo” come lo definì lo stesso poeta, tratto dal dialetto romanesco. Il motto apparve per la prima volta nei manifesti lanciati dagli aviatori del Carnaro su Trieste. Il motto era ricamato in oro al centro del gagliardetto azzurro dei legionari fiumani. In seguito divenne tra gli slogan più utilizzati dalle squadre d’azione fasciste.

  • “Un giorno mi ringrazierai”

Mamma mia che frase perentoria. «Ma picchi ta ringraziari» in siculo rende meglio. E già, ma perché mai ti devo ringraziare. Tu che cosa hai fatto di così grande che necessita che ti ringrazi? Eppure può capitare che, per un accadimento futuro, ripensando a questa frase pronunciata sicuramente da un qualcuno molto vicino a noi, il ringraziamento sarà dovuto. Ad esempio può essere una frase che un padre pronuncerà, rivolgendosi alla sua prole, in occasione di un battibecco appunto tra padre e figlio/a.

  • “E pur si muove”

E pur si muove!” (o anche Eppur si muove!) è una frase celebre della lingua italiana. La frase sarebbe stata pronunciata da Galileo Galilei al tribunale dell’Inquisizione al termine dell’abiura dell’eliocentrismo. A muoversi, naturalmente, è la Terra.

In realtà la frase è stata soltanto attribuita a Galileo: essa appare per la prima volta in un quadro, probabilmente di Bartolomé Esteban Murillo, risalente al periodo tra il 1643 e il 1645, ed è ricordata da Giuseppe Baretti, che ricostruì la vicenda per il pubblico inglese in una bibliografia ragionata di autori italiani, The Italian Library, pubblicata a Londra nel 1757.

E quindi, se si muove non sta ferma e se non sta ferma sicuramente, anzi certamente, si muove. E se invece dondola? Questo è un altro discorso che può trascendere nel triviale, lasciamo stare.

  • “Ma quando crescerai”

Ovvero la frase completa di solito è questa: “Quando crescerai e diventerai grande?”, e proseguendo: “quando la vita mi allontanerà e non potrò più prendermi cura di te, ripensa alle mie parole”. Frase tipica che un genitore pronuncia verso i figli. Vero è che questa frase, spesso e volentieri, viene pronunciata a denti stretti quando c’è un dissapore tra genitori e figli per un qualcosa che i figli hanno fatto o si accingono a fare senza pensare alle conseguenze. Come dice qualcuno «i figli sono in prestito», anche se li abbiamo fatti noi arriverà il momento in cui hanno bisogno di spiccare il volo, quindi arrivati a quel punto, bisogna tagliare il cordone ombelicale. Personalmente, quando mi sono trovato ad affrontare questo distacco, non vedevo l’ora di rendermi autonomo e vivere la mia vita fuori dall’ala protettiva dei miei familiari.

  • “Figli piccoli guai piccoli, figli grandi guai grandi”

Questo detto popolare esprime la progressione del carico genitoriale nel corso dell’evoluzione del ciclo di vita della famiglia, fermo restando che di fatto ogni fase presenta sfide e criticità peculiari e altrettanto complesse. “Figli piccoli guai piccoli, figli grandi guai grandi”, i figli sia da piccoli che da grandi danno ai genitori sempre molte preoccupazioni. Quando avevo i figli piccoli e mi dicevano così, mi arrabbiavo. Quando sono cresciuti ho dovuto ammettere che nei proverbi c’è un fondo di verità. Insomma, girala come vuoi, i figli oltre ad essere «pezze e core» sono una rottura continua di balle. Ma come dice il saggio “l’hai voluto la bicicletta e adesso pedala”. Altra frase che è degna di approfondimento, aggiungo solo brevemente, per non dilungarmi, che questa frase è una domanda retorica che invita a prendersi la responsabilità delle proprie azioni.

Ci sono tante altre frasi che si potrebbero citare ma, mi fermo qui.

Per chiudere l’articolo, abbastanza lunghetto questa volta, ci stà un ultima frase a mò di babbio che sicuramente conoscete tutti, ma che volutamente la storpio per non suscitare scandalo: “Ti voglio bene, ti voglio amare ma tu l’affare dello zio Tano non mi devi …”.

Vi piaquette?

Alla prossima…

N.B. Come copertina ho messo una immagine notturna del cielo a voler significare la pace e la tranquillità

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