La patologia valvolare aortica è una delle cardiopatie valvolari più frequenti soprattutto nei soggetti anziani, come conseguenza del naturale processo di invecchiamento, ma può manifestarsi anche nei pazienti più giovani. Nella sua forma di stenosi o insufficienza, si stima che interessi il 3% della popolazione e con l’allungamento dell’aspettativa di vita questi numeri sono destinati ad aumentare.
Il trattamento di questa valvulopatia prevede la correzione, dove possibile, o la sostituzione della valvola danneggiata con protesi artificiale biologica o meccanica. Se fino a qualche anno fa l’intervento correttivo o sostitutivo veniva eseguito tramite ‘sternotomia mediana’, ovvero un’apertura sullo sterno, un gesto invasivo che espone il paziente ad un trauma chirurgico considerevole, complicanze post-operatorie ed a un ritardato recupero funzionale, oggi si tende sempre di più a impiegare approcci mininvasivi che evitano la sternotomia privilegiando accessi più conservativi.
Presso Maria Eleonora Hospital, Ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research accreditato con il SSN, centro di riferimento per il Sud Italia nell’ambito del trattamento delle patologie cardiache e uno dei centri a più alto volume in Regione per quanto riguarda gli interventi di sostituzione valvolare aortica e TAVI, è stato istituito un percorso ibrido mini ed ultra-mininvasivo per i pazienti affetti da patologia valvolare aortica.
“L’HUB di Maria Eleonora Hospital per il trattamento delle valvulopatie è una realtà tra le prime sul territorio in cui un heart team con elevata expertise costituito da cardiochirurghi e cardiologi interventisti lavora in sinergia per offrire il miglior trattamento possibile studiato su misura per ogni singolo paziente – spiega Khalil Fattouch, direttore del dipartimento di chirurgia Cardio-Toraco-Vascolare di Maria Eleonora Hospital -. La gran parte degli interventi su patologie valvolari eseguiti presso l’Hub di Maria Eleonora Hospital avviene oggi con un approccio mini ed ultra-mininvasivo: nei pazienti più giovani la valvola danneggiata viene sostituita o riparata mediante un’incisione di pochi centimetri, mentre nei soggetti più anziani si interviene generalmente con approccio percutaneo con accesso dall’inguine (TAVI). In entrambi i casi i benefici sono considerevoli in termini di riduzione di complicanze post-operatorie, dei tempi di degenza in terapia intensiva, delle trasfusioni di sangue ecc., oltre a un evidente vantaggio estetico legato alla presenza di un taglio di soli pochi centimetri”.
L’HUB mininvasivo valvolare di Maria Eleonora Hospital è inoltre centro sperimentale di ricerca nella determinazione dei fattori che comportano la disfunzione di protesi e capofila del progetto di ricerca EndoTAVI, finanziato della Regione Sicilia e attivo in maniera fattiva da metà del 2022 con l’obiettivo di studiare, definire e diagnosticare i fattori predittivi della disfunzione e della conseguente ridotta durabilità della protesi biologica della valvola aortica, impiantata sia con tecnica chirurgica (SAVR – chirurgia open) sia con tecnica percutanea (TAVI). Tra i principal investigator del progetto, con il compito di condurre la ricerca, il prof. Khalil Fattouch, direttore del dipartimento di chirurgia Cardio-Toraco-Vascolare di Maria Eleonora Hospital, e il dott. Marco Moscarelli, cardiochirurgo a Maria Eleonora Hospital.
“Nel corso del progetto, che ha sinora coinvolto oltre 100 pazienti a cui è stata impiantata una valvola aortica o protesi percutanea, gli stessi vengono seguiti a follow-up con visite di controllo specialistiche che prevedono un esame ecocardiografico transtoracico, markers laboratoristici ad alta specificità ma soprattutto cardio TAC ‘gated sincronizzata’ con ricostruzioni tridimensionali che permette la visualizzazione submillimetrica della valvola impiantata con la possibilità di identificare segni di disfunzione precoce della stessa e quindi attuare tempestivamente una terapia adeguata di prevenzione”, spiega il dott. Marco Moscarelli, cardiochirurgo a Maria Eleonora Hospital.