venerdì, 22 Novembre 2024
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Acqua, si sta sottovalutando il problema mentre la siccità in Sicilia incombe?

ACQUA PER IL TURISMO O PER I CAMPI?

Nella regione mediterranea, la Sicilia è spesso considerata un paradiso terrestre, con le sue spiagge mozzafiato, il ricco patrimonio culturale e la rinomata cucina. Tuttavia, dietro questa bellezza si nascondono sfide ambientali significative, tra cui la siccità. Negli ultimi anni, la Sicilia ha lottato con una grave carenza di pioggia che ha avuto conseguenze devastanti sull’agricoltura, sull’approvvigionamento idrico e sull’ecosistema dell’isola.

L’agricoltura, che è stata a lungo il pilastro dell’economia siciliana, è stata particolarmente colpita dalla siccità. Le coltivazioni di grano, olive, agrumi e altri prodotti agricoli sono diminuite a causa della mancanza di acqua. I contadini si trovano a fronteggiare la perdita di raccolti, la diminuzione della resa e la necessità di irrigazione costante per mantenere le loro coltivazioni in vita.

Ma la siccità non riguarda solo l’agricoltura. Anche l’approvvigionamento idrico per uso domestico è stato messo a dura prova. Le riserve idriche sono diminuite drasticamente, costringendo le autorità locali a implementare misure di razionamento dell’acqua e a cercare soluzioni alternative per garantire che la popolazione abbia accesso all’acqua potabile.

Inoltre, la siccità ha avuto un impatto negativo sull’ecosistema della Sicilia. Le risorse idriche limitate mettono a rischio la sopravvivenza di molte specie di piante e animali che dipendono dall’acqua per vivere. I fiumi e i laghi si prosciugano, le zone umide si riducono e la desertificazione diventa una minaccia sempre più concreta.
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A un mese dalla richiesta della Regione Siciliana dello stato d’emergenza nazionale per siccità, e con razionamenti dell’acqua potabile già in corso, la sete dell’isola continua a crescere.
I nuovi dati del Servizio informativo agrometeorologico siciliano (Sias) dell’ Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea, hanno documentato anche per il mese di marzo «una marcata anomalia pluviometrica ». In poche parole il mese di Marzo ha visto scarsissimi eventi piovosi che hanno fatto si che hanno aggravato il deficit pluviometrico di medio periodo. Quindi, il dato dice incontrovertibilmente che le precipitazioni sono state complessivamente, per la Sicilia, solo la metà dei valori normali e stiamo andando incontro ai mesi dove generalmente le piogge non sono abbondanti. È la crisi climatica che accelera.
Anche se, negli ultimi giorni, la temperatura globale si è adeguata alla stagione, quello appena concluso, in continuità con gli 11  mesi precedenti, si caratterizzerà come l’Aprile più caldo della storia, analogamente a quanto sta succedendo da oltre un anno per i mari.
In questo quadro planetario si colloca l’ormai drammatica situazione idrica della Sicilia, dove sono quasi vuoti i bacini di Disueri, Comunelli e Cimia, in provincia di Caltanissetta, trattenendo volumi d’acqua inferiori al milione di metri cubi. Nonostante una timida ripresa (poco più di 13 milioni di metri cubi in un mese), negli invasi siciliani mancano complessivamente circa 670 milioni di metri cubi d’acqua (-68%), ma soprattutto si è ben 145 milioni sotto al precedente record negativo, registrato nel siccitoso  2017.
Secondo il S.I.A.S, come abbiamo scritto, da Settembre 2023 il deficit pluviometrico medio sulla regione si aggira sui 300 millimetri con punte di mm. 350  sulla provincia di Catania: ciò significa che l’apporto d’acqua nei mesi tradizionalmente più piovosi (da Settembre ad Aprile) è praticamente dimezzato rispetto alla media storica di mm. 620! Il mese di marzo sull’Isola è stato estremamente siccitoso per le province centrali e soprattutto Sud-Orientali, dove le cumulate registrate sono state tra  il 70% ed il 90% inferiori alla norma in buona parte dei comuni tra le province di Catania, Siracusa, Enna e Caltanissetta.
Di fronte a questa situazione, la risposta non può limitarsi alla dichiarazione dello stato d’emergenza, ma abbisogna di interventi strutturali. La ricetta è sempre la stessa: completamento degli schemi idrici, manutenzione straordinaria degli invasi, ritorno all’ordinaria amministrazione dei Consorzi di bonifica, secondo i principi di autogoverno e sussidiarietà, dopo decenni di malgoverno commissariale” commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
Stanti le attuali condizioni climatiche e con una stagione turistica già avviata, diverrà sempre più difficile conciliare le destinazioni idriche per usi potabili ed agricoli con scontate, pesanti conseguenze per il settore primario, eccellenza del made in Italy nel mondo. Lo sconcerto deriva dal periodico ripetersi dell’emergenza in una situazione infrastrutturale, priva delle necessarie scelte politiche.” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

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