Un applauso scrosciante, quello che ha preceduto e concluso il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, unendo tutti coloro i quali stanno partecipando al 42mo anniversario dell’uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo.
“Nel 42mo anniversario dell’ uccisione per vile mano mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, le Istituzioni e la società civile si uniscono nell’esprimere sentimenti di grande riconoscenza alla loro memoria. La fermezza e l’abnegazione nel contrastare la criminalità organizzata ne fanno figure emblematiche dei valori di giustizia e legalità che sono a fondamento di una convivenza civile basata sullo stato di diritto. La lotta alle mafie necessita soprattutto dell’acuta consapevolezza della loro pervasività, in particolare da parte delle giovani generazioni, al fine di consolidare quei principi alla base di una società costruita sul rispetto della dignità di tutti i cittadini e libera da ogni forma di intimidazione. In questo spirito esprimo apprezzamento per il Progetto educativo Antimafia che si prefigge di promuovere tra gli studenti i valori che Pio La Torre e Rosario Di Salvo hanno testimoniato con tenacia e sacrificio La Repubblica li ricorda con rispetto“.
Una giornata di memoria che non deve fare dimenticare tutti gli altri. Una giornata conclusasi con lo svelamento del murale dedicato a Pio la Torre che da oggi campeggia sulla faccia dell’Iti “Vittorio Emanuele” di Palermo dove si è celebrata l’assemblea nazionale contro la mafia e la corruzione della Cgil.
Per Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro Studi Pio la Torre, il fatto che questa giornata si sia celebrata all’interno di una scuola assumete un significato particolare. «Abbiamo sempre spiegato ai ragazzi ai quali ci siamo rivolti, ma invero non solo i ragazzi, che la repressione spetta allo Sato, la prevenzione a noi. Parliamo, però, di prevenzione non soltanto come giorno della memoria, ma come momento quotidiano di formazione e democratica. Il nostro progetto educativo, ad esempio, dedicato proprio a Pio La Torre, è seguito da centinaia di scuole di tutto il Paese, da centri universitari e case circondariali italiane. Siamo stati i primi che, 18 anni fa, abbiamo avviato un progetto educativo con le videoconferenze che collegavano contemporaneamente le scuole, dando la possibilità a coloro che seguivano il progetto di interagire con relatori di grande fama e competenza. È quello che faremo anche domattina. I ragazzi del “Ragusa Moleti” apriranno la giornata, verranno altri giovani e ci saranno consegnati i riconoscimenti del primo Premio dedicato ad Angelo Meli, fondatore della rivista “Asud’Europa”.
Domani pomeriggio, invece, parleremo di legislazione antimafia, quella che ha consentito il maxi processo, nato da un gruppo minoritario della magistratura tra l’ostilità, l’indifferenza e l’ambiguità dei colleghi. Il più grande processo mondiale contro la mafia. È ciò che ci ha lasciato l’esperienza di questi 42 anni, che ripetiamo ogni anno non certo come forma retorica di memoria. Privilegiano sempre il rapporto con i giovani. Questa scuola per esempio, ha cresciuto un Pio La Torre che, grazie al prof. Scaglione, è stato introdotto ai concetti di democrazia e antifascismo È, però, la stessa scuola, che ha cresciuto un’altra grande vittima di mafia, Vincenzo Li Muli, caduto nella strage del ’92.
Non è un privilegio, per questo istituto, essere stata scuola di formazione democratica perché deve essere l’essenza stessa di una scuola che rimane unica agenzia educativa capace di mantenere un rapporto stretto con la Costituzione del nostro Paese.
La mafia stragista non esiste più, ma c’è una mafia che usa la corruzione per penetrare sempre di più nelle istituzioni, sostituendo amministratori e politici. Lasciamo ai giovani il compito di vigilare, dicendo loro che noi dai capelli grigi abbiamo dato il nostro contributo».