Il giovane artista Giuseppe Di Liberto in questa rubrica presenta due opere molto interessanti, accanto ai suoi quadri, lo stesso descrive le sue opere in maniera precisa e puntuale. Un mio modesto parere, se il buon giorno si vede dal mattino, è un’artista che va seguito ed incoraggiato nella sua evoluzione futura, quei tratti ci colore steso con pennellate decise fa di lui un sicuro futuro protagonista nel mondo dell’arte.
Biografia
Giuseppe Di Liberto nasce a Villabate il 2 Agosto del 1996, fin da piccolo il giovane artista coltiva la passione per tutto ciò che è colorato ed estroso, e attraverso il gioco inizierà a conoscere le arti.
All’età di sei anni frequenta la scuola dell’obbligo del paesino palermitato, questi anni lo porteranno a instradarsi verso un’istruzione artistico-liceale. Finite le elementari, egli inizia a frequentare le medie presso la scuola della vicina Ficarazzi, le qualità di Giuseppe sono ormai evidenti, e vinte le ristrettezze del paese natio, deciderà di iscriversi presso il liceo artistico Eustacchio Catalano di Palermo, una vera e propria eccellenza siciliana.
Alcune opere dell’artista:
Il quadro raffigura la tragica morte di una bestiola. La morte non è tragica in quanto cruenta, ma bensì percheè avvenuta nel più totale disinteresse della collettività. La sfrenata policromia in cui il soggetto è immerso, si identifica con l’ipocrisia di ciascuno, il freddo e l’insensibile blu, e perfino il caldo e generoso rosso, nulla operano per alleviare le sofferenze dell’animale.L’opera ingloba sia la morte che il post mortem dell’animale: esso ne diventerà poi una parte costituente. Le pennellate dense, pastose e fugaci sono caratterizzanti del pittore palermitano. Bastano anche poche e casuali pennellate di colore per lanciare un chiaro messaggio di denuncia sociale. L’unico che sembra curarsi della morte del cane, è forse l’innocente posto in basso, alter-ego dell’artista che tenta invano di coinvolgere il mondo al tetro spettacolo; ( simbolo che contraddistingue il pittore, nonché, il cerchio con l’irradiamento dei raggi “luminosi”).
Energiche spatolate conferiscono al quadro una carica elettrica luminosa. Essa bombarda l’osservatore che rimane abbagliato e folgorato. Colori caldi, brillanti e luminosi sono protagonisti della scena, il passaggio elettrico è stilizzato, ma nel suo astrattismo riproduce esattamente il processo fisico avvenente. L’uso di un interruttore materiale si configura come l’unica parte non astratta del quadro, esso è il punto di passaggio dal reale alla tela, il fulcro di tutta l’opera che dimostra come l’energia non scorra solo attraverso silicio o rame, ma bensì possa essere naturalmente convertita in una vera e propria opera d’arte.