Un gruppo di adolescenti ha letteralmente preso d’assalto piazzetta Beato Padre Pino Puglisi, nel quartiere Brancaccio, a Palermo, dove sono stati vandalizzati due lampioncini ed è stato rubato il tubo dell’acqua che serviva per innaffiare le piante delle aiuole adiacenti alla statua lignea del martire palermitano, ucciso dalla mafia trent’anni fa.
“Sono veramente dispiaciuto e scoraggiato nel vedere come un manipolo di futuri malviventi mettano sotto scacco Carabinieri e Polizia. Avevo chiesto a “gran voce”, e con tutta la caparbietà, che da trent’anni ha caratterizzato il mio impegno a Brancaccio, di dare un segnale fermo e deciso a questi delinquenti che ogni giorno scorrazzano nella piazzetta, teatro del martirio del Beato Giuseppe Puglisi. Nonostante le tante rassicurazioni da parte delle Forze dell’Ordine nulla è cambiato.
A questo punto credo sia doveroso che venga istituito un posto di guardia, con presidio h24, per la tutela e la salvaguardia di questo sacro luogo di martirio e testimonianza di resistenza civile.
Non è più sostenibile questo lassismo da parte di tutte le Istituzioni; non serve dedicargli i festini di Santa Rosalia se poi non si è in grado di tutelare la sua memoria dai peggiori cittadini palermitani in erba, che vengono lasciati liberi di oltraggiare uno dei luoghi di vita del prete di Brancaccio.
Questa volta, però, non intendo sostituire o rimediare alle inadempienze di chi dovrebbe tutelare questa piazza. Domani, l’area di cui il Centro di Accoglienza Padre Nostro si è sempre e costantemente preso cura, si sveglierà con il lampioncino divelto e qualsiasi altra parte devastata dal libero arbitrio di chi non vive nelle regole di una comunità civile. Questa è l’immagine con cui i circa 10.000 pellegrini ritorneranno nelle proprie città dopo aver visitato la casa museo.
Non servono più le passerelle e le “belle” parole nei giorni di commemorazione di tutte le vittime di mafia della nostra insanguinata terra; dovremmo imparare dall’eredità che questi grandi personaggi ci hanno lasciato sacrificando la propria vita, ma non è facile, perché non siamo in grado neanche di custodire un luogo simbolo”.
Questo il commento/sfogo di Maurizio Artale, Presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro.